L’ANGOLO DEDICATO AL LIBRO
OGNI GIORNO, OGNI ORA di Nataša Dragnić,
Questa settimana consigliamo il romanzo “Ogni giorno, ogni ora” della scrittrice croata Nataša Dragnić, pubblicato in Italia nel 2011. Una storia d’amore lunga una vita, una passione ineludibile e eterna, un legame tenace e indissolubile. I protagonisti sono Luka e Dora, due bambini e poi adulti che per tutta la vita si amano, si perdono, si ritrovano. Sono due artisti, Luka è un pittore e Dora un’attrice, imprigionati da un amore che prescinde dalle loro esistenze, legati in modo indissolubile dalla passione.
Il romanzo è appassionante, travolgente. La storia di Dora e Luka trascina il lettore nella passione dei due protagonisti, in riflessioni inerenti l’impossibilità di sfuggire ad un amore che è necessario come il respiro, come il battito del cuore.
Di seguito un breve bano:
«”È incredibile.”
“Cosa?”
“Essere qui.”
“Perché?”
“Dopo tutti questi anni.”
“È bello.”
“Come ritornare a dormire nel proprio letto dopo un lungo viaggio.”
“Già.”
“O riscoprire un sapore dell’infanzia.”
“Un leccalecca rotondo. Bianco.”
“Con un disegno in mezzo.”
“E i bordi colorati.”
Una cascata di ricordi. Una piccola camera d’albergo nella calura estiva. Pini sotto cui cercare riparo. Un eccesso di luce. Quando si hanno dei segreti. Quando non si vuole essere disturbati.
Quando chiunque altro è di troppo. Quando si sta meglio nella penombra. Quando dal letto si riesce a toccare ogni angolo della stanza.
“Qui non è cambiato quasi niente.”
“Trovi?”
“Ti ho ancora davanti agli occhi.”
“Ma senza capelli grigi e senza bastone.”
“Come stai?”
“Ho ancora gli incubi, ma solo ogni tanto.”
“Bene.”
“Sì.”
“Perché sorridi?”
“Anch’io ti ho ancora davanti agli occhi.”
Una ragazza giovane, bella. All’ingresso. Con un vestito blu scuro, stretto. Sandali piatti, bianchi. Due valigie, grandi. Una borsetta, bianca. Le dita cariche di anelli. Capelli lunghi, ricci. Scarmigliati. Davanti agli occhi. Se li soffia via di continuo. Orecchini bianchi e blu. Un viso sottile. Labbra carnose. Naso largo. Grandi occhi scuri. Mani impazienti. Un elegante orologio da polso.
“Mi sono dimenticato del lavoro.”
“Quando?”
“Quando sei entrata nella hall.”
“Quando?”
“Tanto tempo fa. Ti ricordi?”
“Meglio di no.”
“Vederti è…”
“…come un sogno.”
“Come Natale.”
“E Pasqua.”
“E i compleanni.”
“E l’inizio della primavera.”
“Tutto quanto insieme.”
I loro corpi uno accanto all’altro. Sudati. Stanchi. Affamati. Mai sazi. Felici. Sul lenzuolo bagnato. La mano sul ventre. Le unghie conficcate nel braccio. La bocca sul seno. La gamba avviticchiata sui suoi fianchi. I suoi occhi verdi.
“Mi hai pensato?”
“Quante volte, amore mio, t’amai senza vederti e forse senza il ricordo / senza riconoscere il tuo sguardo,
“Senza guardarti.”
“Me ne ero quasi dimenticata.”
“Di cosa?”
“Del tuo Neruda.”
“Mi sono immaginato…”
“Cosa?”
“La vita con te.”
“…”
“Per sempre, per l’eternità.”
“E…?”
“Era piena di cose meravigliose.”»