27 IL SALENTO DALLA PREISTORIA ALLA MODERNITÀ: MOTTOLA
MOTTOLA E LE SUE CHIESE RUPESTRI
L’occasione per visitare Mottola è la festa che si svolge nel paese in occasione della festa per la Madonna del Carmelo.
Mottola, provincia di Taranto, è situata su uno dei pochi rilievi tarantini, a circa 387 mt. slm. Nota come la “Spia dello Ionio” o “delle Puglie”, il nome le è stato attribuito per la sua posizione strategica. Infatti, da alcuni punti della città è possibile notare tutto il panorama del golfo di Taranto. Mottola funge da polmone verde per questo territorio grazie ai suoi boschi estesi per quasi seimila ettari residuali rispetto alla foresta che in passato ricopriva l’intera regione.
Caratterista di Mottola è il suo svilupparsi per gradoni; il centro storico è il borgo medievale di Schiavonia, dove sorge la Chiesa Matrice in stile romanico pugliese col suo campanile risalente al ‘300. Il borgo con le case costruite con la tenera roccia locale, il tufo, si presenta tutto imbiancato a calce e le stradine, interamente lastricate a chianche, portano ad una serie di piazzette, tra cui Largo Chiesa Madre, Largo San Nicola e Largo Mater Domini.
Altri posti da visitare sono le chiese rupestri che si trovano nelle gravine di Petruscio e le Lame di Casalrotto, San Sabino, San Vito e Le Grotte. Le più interessanti sono quella di Santa Margherita, di San Nicola, definita la “Cappella Sistina della civiltà rupestre” grazie alla grande quantità di icone e di affreschi.
Mottola, sede vescovile dall’XI secolo fino al 1818, ha una Chiesa ex-cattedrale, tipicamente costruita in stile romanico-pugliese, duecentesca, dedicata all’Assunta, ma si arricchisce anche di altre chiese nel centro storico da visitare, come la Chiesa dell’Immacolata, la Chiesa del Rosario e la Chiesa del Carmelo.
Ho visitato per Voi quest’ultima.
La chiesa, attualmente parrocchia, nasce per iniziativa del frate carmelitano Carlo Scialpi di Martina come Oratorio della appena costituita Confraternita della SS. Madonna del Carmelo e del Purgatorio. La sua costruzione iniziò nel 1699 e durò fino al 1714, a ridosso delle vecchie mura medievali che si affacciavano sulla via Fuesso, attualmente via Mazzini, così chiamata in ricordo dell’antico fossato – risalente al XIII secolo e colmato nel 1613 – che proteggeva da questo lato le fortificazioni murarie della città. In questa prima fase venne realizzata la porzione di tempio che va dall’attuale altare alla porta di accesso alla sacrestia. Vi è però da rilevare che l’altare all’epoca era posto ad ovest, mentre nella sua attuale sede si apriva il portale di ingresso su via Purgatorio. Nel 1873, una volta demolite le mura di fortificazione alle quali la chiesa si “appoggiava”, si realizzò un ampliamento verso ovest, approfondendo l’abside preesistente e raggiungendo l’attuale conformazione planimetrica. Tuttavia venne mantenuto ancora l’altare principale a ovest, che è stato portato all’orientamento liturgico canonico solo nel 1954, quando venne realizzato ex novo l’ingresso su via Mazzini e murato il vecchio ingresso su via Purgatorio.
Ho accennato alle Chiese Rupestri, di seguito vi evidenzio qualche particolare invitandovi a visitarle di persona perché davvero meritevoli. Le chiese rupestri di Mottola più importanti per architetture e affreschi – databili dall’XI al XIV secolo – da visitare sono: Santa Margherita o Marina per gli orientali, patrona delle gestanti, Sant’Angelo, unica nel suo genere in Italia perché a due piani, San Nicola di Myra, che conserva uno dei più antichi affreschi del Santo taumaturgo e San Gregorio, un vero gioiello d’architettura sacra scavata.
Chiesa di Santa Margherita
Nella chiesa rupestre di Santa Margherita, la Santa protettrice delle gestanti è ritratta in un affresco in cui si intravedono gli influssi della raffinata pittura orientale comnena. Curiosamente, la giovane e bella Margherita, nell’affresco riguardante la sua passio, è rappresentata completamente nuda, come fosse una donna anziana, con le carni flaccide ed i seni cadenti. Dal tema piuttosto insolito e coraggioso, ancora oggi, fa riflettere, il raro affresco, in ambito rupestre pugliese, di “San Nicola che procura la dote alle fanciulle”, salvandole dalla prostituzione.
Chiesa di San Gregorio
Resta impressa la pregevole architettura della Chiesa rupestre di San Gregorio, tra i più raffinati esempi d’arte sacra rupestre pugliese, con i suoi pilastri a forma di croce, gli archi a tutto sesto, le volte a motivo cangiante, gli altari eleganti. Campeggia di fronte all’ingresso il Cristo Pantocratore, dallo sguardo ieratico, che è stato paragonato, nei suoi tratti stilistici, a quello del Duomo di Monreale.
Chiesa di Sant’Angelo
Rappresenta un unicum nell’Italia meridionale per il suo sviluppo su due diversi piani ipogei, con l’invaso inferiore avente destinazione funeraria (esempi analoghi sono presenti in Asia Minore). La chiesa presenta un pronao (piccolo atrio) scoperto nella parte antistante l’ingresso ed una celletta alla sua sinistra, probabilmente riparo del custode, collocata presso una cisterna per la raccolta delle acque. Alla chiesa si accede attraverso un doppio ingresso, di cui quello a destra è ornato da una duplice ghiera. Entrando saremo sottoposti allo sguardo del severo Giudice, con la fronte corrugata, cioè il Cristo Onnipotente, posto tra la Vergine Maria e San Giovanni Battista, nell’affresco sull’altare centrale. Al piano inferiore, un San Pietro autorevole e austero, di pregevole fattura.
Chiesa di San Nicola
Visitando questa chiesa, dopo aver osservato e apprezzato i suoi affreschi, di epoche diverse, e le tante icone presenti non possiamo che dichiarami pienamente d’accordo con gli studiosi che l’hanno definita la “Cappella Sistina delle chiese rupestri nel Mezzogiorno d’Italia”. Tra i Santi affrescati, spiccano, tra gli altri, lo stesso Nicola, Basilio, Pelagia, Parasceve, Giuliano, Pietro, Giorgio, Elena, Michele. Gli affreschi sono stati ripuliti una prima volta nel 1972 e restaurati nell’agosto del 1989, dopo il furto vandalico di alcune teste delle icone murarie.
Visitando questa chiesa rupestre ci si trova di fronte alla più completa e stupefacente pinacoteca dell’arte sacra popolare pugliese, che riesce ad evidenziare compiutamente le testimonianze degli svariati influssi teologici ed artistici di marca orientale e latina, a cavallo di quasi quattro secoli di Medioevo.
Ottavia Luciani
Pubblicato 16 luglio 2018