LE DONNE NELLA STORIA: MONICA VITTI
Monica Vitti, pseudonimo di Maria Luisa Ceciarelli è nata a Roma 3 novembre 1931 ed è scomparsa 2 febbraio 2022 deve essere considerata una delle più grandi attrice espresse dal cinema italiano.
La sua caratteristica voce sgranata e l’innata verve l’hanno accompagnata per quasi quarant’anni di carriera cinematografica, dalle sue interpretazioni drammatiche nella “tetralogia dell’incomunicabilità” di Michelangelo Antonioni, con i film L’Avventura, La notte, L’eclisse e Deserto rosso che le diedero fama internazionale, a quelle in ruoli brillanti come in La ragazza con la pistola a io so che tu sai che io so che le hanno permesso di essere considerare l’unica “mattatrice” della commedia all’italiana, tenendo ottimamente testa ai colleghi uomini Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Nino Manfredi e Marcello Mastroianni.
Ha ottenuto numerosi premi, tra cui cinque David di Donatello come migliore attrice protagonista (più altri quattro riconoscimenti speciali), tre Nastri d’Argento, dodici Globi d’oro (di cui due alla carriera), un Ciak d’oro alla carriera, un Leone d’oro alla carriera a Venezia, un orso d’Argento alla Berlinale, una Concha de Plata a San Sebastian (Spagna) ed una candidatura al premio BAFTA.
Nata a Roma, Monica, ha trascorso l’infanzia a Messina, a causa del lavoro svolto dal padre, e i suoi familiari, in dialetto messinese, la chiamavano, scherzosamente, “setti vistini” perché, essendo molto freddolosa usava indossare i vestiti uno su l’altro. Il nomignolo, italianizzato in “Sette sottane” diventò poi il titolo del suo primo libro autobiografico, edito nel 1993, seguito da Il letto è una rosa (1995). Intorno ai dodici anni, a Napoli dove si era trasferita la famiglia, scoprì la passione per il teatro. Era in corso la guerra e Monica giocava nei ricoveri antiaerei sotterranei inscenando i burattini con il fratello Giorgio per dilettare i rifugiati. Tornata a Roma dopo la distruzione del suo palazzo a Napoli, a 14 anni entrò in teatro. Trasferitasi a Napoli, nel quartiere Vomero, a 12 anni scoprì la passione per il teatro durante i bombardamenti della guerra, mentre – racconta lei stessa – giocava nei ricoveri antiaerei sotterranei inscenando i burattini con il fratello Giorgio per dilettare i rifugiati, distraendoli così da un periodo molto buio[5]. Perciò, tornata a Roma dopo la distruzione del suo palazzo a Napoli, a 14 anni entrò in teatro esordendo nel 1953 nel coro di una rappresentazione classica come Marisa Ceciarelli in Ifigenia in Aulide per la regia di Accursio Di Leo. Diplomatasi nel 1953 all’Accademia nazionale d’arte drammatica, allora diretta dal suo maestro Silvio D’Amico, intraprese quella che sarà una breve ma formativa attività teatrale, in cui diede prova della sua versatilità recitando in Shakespeare e Molière. Particolarmente significativa fu la sua esperienza accanto a Sergio Tofano – suo insegnante in Accademia – negli allestimenti delle commedie sul personaggio di Bonaventura, firmate dallo stesso Tofano con lo pseudonimo “Sto”; qui Monica offrirà le sue prime prove di versatilità nella comicità, che contraddistinguerà gran parte della sua carriera.
Come in uso a quei tempi le fu consigliato di assumere un nome d’arte e l’ancora Marisa Ciciarelli optò per un cognome che aveva per matrice quello della madre: VITTIttiglia e per nome quello di Monica che aveva appena letto in un libro.
Dopo qualche ruolo di secondo piano in alcune pellicole comiche, Monica Vitti venne notata da Antonioni con cui ebbe una relazione artistica e sentimentale. Il regista ne fece la sua musa e la Vitti divenne così protagonista della cosiddetta “tetralogia dell’incomunicabilità”. Interpretando i capolavori della cinematografia italiana sopra riportati. Monica fu così la tormentata Claudia, la tentatrice Valentina, la misteriosa e scontenta Vittoria e la nevrotica Giuliana. Lavorò, anche se saltuariamente, come doppiatrice.
Nel 1968 esordì nel cinema con La ragazza con la pistola per la regia di Mario Monicelli e fu un vero successo di critica e di pubblico. Monica Vitti fu scoperta anche dai registi stranieri e girò diversi film per poi negli anni ottanta tornare a lavorare con Antonioni. Nel 1983, con la pellicola Flirt di e con l’esordiente Roberto Russo, ricevette il premio dell’attrice al Festival di Berlino del 1984; la collaborazione con Russo, suo futuro marito, continuò con Francesca è mia (1986); entrambi i film furono sceneggiati anche dalla stessa Vitti. In quel periodo recitò a teatro in La strana coppia (1987) e Prima pagina (1988).
Dopo aver esordito anche nella regia col film Scandalo segreto (1990), da lei scritto e interpretato accanto alla Spaak, che rimane la sua ultima apparizione sul grande schermo, nel 1992 recitò nella miniserie TV Ma tu mi vuoi bene? accanto a Johnny Dorelli, in cui interpretò il ruolo di un’assistente sociale, e nella stagione 1993-1994 fece parte del cast della trasmissione di Rai 1 Domenica In.
Diradando sempre di più le apparizioni in pubblico, Monica Vitti si era ormai ritirata nella propria casa romana, con il marito Roberto Russo che purtroppo solo due giorni addietro ha rotto la privacy in cui la coppia si era rifugiata per annunciare tramite l’amico Walter Veltroni dell’avvenuto decesso.
Il mondo dell’arte e della cultura perde così un altro tassello importante
Ottavia Luciani