LE DONNE NELLA STORIA: MARILYN MONROE
MARILYN MONROE (seconda parte segue dal 5 agosto)
Marilyn, per affinare le sue doti recitative studiò All’Actors Lab e nel 1947 prese parte al suo primo film, The Shocking Miss Pilgrim di George Seaton con il ruolo, non accreditato, di una centralinista; per questo motivo l’attrice non compare nella pellicola, mentre si ode la sua voce.
In seguito Marilyn ebbe alcuni ruoli minori in film come Lo spaccone vagabondo (The Fireball) di Tay Garnett, Il messicano (Right Cross) di John Sturges, Home Town Story di Arthur Pierson, Le memorie di un dongiovanni (Love Nest) di Joseph M. Newman e L’affascinante bugiardo (As Young as You Feel) di Harmon Jones; durante le riprese di quest’ultima pellicola, l’attrice era spesso in lacrime per dover nuovamente interpretare un ruolo minore e privo di espressività.
Alcune pellicole del 1952 contribuirono ad accrescere la sua fama; tra queste vi sono Matrimoni a sorpresa (We’re Not Married!) di Edmund Goulding con Ginger Rogers e Il magnifico scherzo (Monkey Business) di Howard Hawks con Cary Grant, Ginger Rogers e Charles Coburn, primo film nel quale apparve con i capelli biondo platino.[90] La tua bocca brucia (Don’t Bother to Knock) di Roy Ward Baker, con Richard Widmark e Anne Bancroft, fu il suo primo film da protagonista; recitando la parte di Nell Forbes, una babysitter dal passato turbolento, che si innamora di un pilota, “regala un bel ritratto di una donna fragile e sperduta”.
Nel 1953 avvenne la definitiva consacrazione che la portò a essere considerata una delle più grandi stelle del cinema con i film Niagara, diretto da Henry Hathaway; Gli uomini preferiscono le bionde (Gentlemen Prefer Blondes) di Howard Hawks; Come sposare un milionario (How to Marry a Millionaire), una commedia romantica di Jean Negulesco; La magnifica preda (River of No Return) di Otto Preminger, con Robert Mitchum; Quando la moglie è in vacanza (The Seven Year Itch) di Billy Wilder, In questo film fu girata la celebre scena nella quale la gonna del vestito bianco di Marilyn viene sollevata dal passaggio di un treno della metropolitana.
Ormai lanciata in una splendida carriera Marilyn non era soddisfatta e, peraltro, il suo stato di salute peggiorò e lei cominciò a vedere uno psichiatra di Los Angeles, il dottor Ralph Greenson; spesso si lamentava di soffrire d’insonnia, e, secondo Greenson, ingeriva un’eccessiva dose di farmaci, progredendo verso la dipendenza da essi, notando però che poteva rinunciare ai farmaci per periodi prolungati senza subire crisi di astinenza.
Marilyn Monroe fu trovata morta nella camera da letto della sua casa di Bremtwood, a Los Angeles, il 5 agosto 1962, all’età di trentasei anni. Il cadavere di Marilyn, che era privo di vestiti e con in mano la cornetta del telefono, fu scoperto da Ralph Greenson, il medico psichiatra che era stato urgentemente chiamato alle 3:30 da Eunice Murray, governante e amica dell’attrice, preoccupata perché non riusciva a entrare nella camera di Marilyn; la porta era chiusa dall’interno e, nonostante la Murray vedesse la luce accesa, non sentiva alcun rumore e nessuno rispondeva alle sue domande.
La chiamata alla polizia per denunciare il fatto arrivò alle 4:25 ora locale, come da successivi accertamenti telefonici.
Alcuni biografi ritengono però che siano trascorse cinque ore dal momento del decesso a quando vennero avvisate le autorità: in questo lasso di tempo Marilyn sarebbe stata portata al Saint John’s Health Center di Santa Monica, ma l’ospedale avrebbe rifiutato di accettare il caso per l’eccessiva notorietà della vittima. Un’indagine formale nel 1982 del procuratore generale della contea di Los Angeles si concluse senza nessuna credibile evidenza di un complotto.
Secondo il dottor Thomas Noguchi, che eseguì l’autopsia, la morte di Marilyn era con “alta probabilità” un suicidio, dovuta a un’overdose di barbiturici; nel corpo dell’attrice trovò 8 milligrammi di idrato di cloralio e 4,5 milligrammi di Pentobarbital per 100 millilitri di sangue.
L’incerta ricostruzione degli eventi di quella notte, la presenza non confermata di Bob Kennedy nella casa dell’attrice la sera prima della sua morte e alcune incongruenze nelle dichiarazioni dei testimoni e nel referto autoptico hanno dato adito a molteplici interpretazioni sugli eventi di quella notte e sulle cause della scomparsa dell’attrice.
Ottavia Luciani
Fine