GUERRA TRA HAMAS – ISRAELE
Oggi è il 137° giorno di guerra
La Knesset non caccia il deputato favorevole alle accuse di genocidio del SudAfrica
Alla Knesset, il Parlamento israeliano, è fallito il tentativo di espellere Ofer Cassif, il deputato della sinistra che ha sostenuto l’accusa a Israele di star compiendo un genocidio a Gaza, accusa presentata dal Sud Africa dinanzi alla Corte di Giustizia dell’Aia.Il provvedimento, promosso dalla forza di estrema destra Israel Beitenu, non ha avuto successo per un soffio: ha infatti ricevuto l’appoggio di 85 deputati in un Parlamento che ne ha 120, non sufficienti alla soglia di 90 voti. Cassif, membro della coalizione arabo-ebraica Hadash-Taal, potrà dunque continuare a lavorare come parlamentare alla Knesset, dove le voci contrarie alla guerra contro Hamas a Gaza sono una minoranza. Cassif, iscritto all’ex Partito Comunista Israeliano e unico membro ebreo della coalizione di forze a maggioranza araba di cui fa parte, ha pubblicamente sostenuto la denuncia di genocidio contro Israele lo scorso dicembre; ha anche accusato pubblicamente i leader israeliani di sostenere crimini contro l’umanità. E alla fine di gennaio, una commissione parlamentare ne ha raccomandato l’espulsione con una mozione presentata da 85 parlamentari, lo stesso numero di deputati che oggi ha votato per espellerlo. Secondo il comitato, Cassif ha incoraggiato la lotta armata contro Israele, uno dei reati previsti nella legge del 2016, insieme all’incitamento al razzismo, in base al quale i legislatori possono avviare l’espulsione di altri. Il voto per espellere il parlamentare dalla Knesset ha avuto il sostegno del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, e della maggior parte dei suoi partner di estrema destra e della coalizione religiosa. Erano contrari invece alcuni deputati della forza centrista Yesh Atid, guidata dal capo dell’opposizione ed ex primo ministro Yair Lapid, e Benny Gantz, membro dell’attuale governo di emergenza e gabinetto di guerra.
Il ministro degli Esteri brasiliano ha convocato l’ambasciatore dello Stato ebraico in Brasile
Il ministro degli Esteri brasiliano, Mauro Vieira, ha convocato l’ambasciatore dello Stato ebraico in Brasile, Daniel Zohar Zonshine, al Palazzo Itamaraty di Rio de Janeiro. Lo riferisce Globo, ricordando che in precedenza il governo aveva richiamato per consultazioni il proprio ambasciatore in Israele, Frederico Meyer. Lo scontro diplomatico tra i due Paesi nasce dalle dichiarazioni del presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva, che ha accusato Israele di compiere un “genocidio” nella Striscia di Gaza e ha paragonato quanto sta accadendo nell’enclave palestinese all’Olocausto e alle azioni di Adolf Hitler. A seguire lo Stato ebraico ha dichiarato Lula ”persona non grata”, provvedimento ribadito via social nelle scorse ore dal ministro degli Esteri, Israel Katz.
ONU: gli Usa, dopo aver respinto una risoluzione del Gruppo Arabo, hanno fatto circolare una bozza alternativa che invoca un cessate il fuoco temporaneo
Dopo aver respinto una risoluzione del Gruppo Arabo che chiedeva una tregua umanitaria “immediata” a Gaza, gli Stati Uniti hanno fatto circolare unabozza alternativa che invoca un cessate il fuoco temporaneo “non appena praticabile” in cambio del rilascio di tutti gli ostaggi catturati da Hamas il 7 ottobre e della revoca di tutte le restrizioni all’accesso degli aiuti umanitari. Il testo americano si dice contrario a una offensiva di truppe di terra delle forze israeliane a Rafah. Washington aveva sempre respinto il termine cessate il fuoco nelle risoluzioni Onu sulla guerra tra Hamas e Israele ma la nuova bozza riprende il linguaggio usato dal presidente Joe Biden la scorsa settimananelle sue conversazioni con il premier israeliano Benjamin Netanyahu. La bozza “determina che nelle attuali circostanze una grandeoffensiva di terra a Rafah provocherebbe ulteriori danni ai civili e spostamenti di popolazioni potenzialmente nei paesiconfinanti”. Si sono attualmente rifugiati a Rafah, nel suddella striscia, oltre un milione di palestinesi. Una offensiva di terra, si legge nella bozza, avrebbe “graviimplicazioni per la pace e la sicurezza regionale e non dovrebbeprocedere nelle attuali circostanze”. Non è chiaro quando o se la bozza sarà messa ai voti del Consiglio. Per essere approvata, una risoluzione del Consiglio di Sicurezza richiede nove voti a favore e nessun veto da parte dei cinque membri permanenti: Usa, Francia, Gran Bretagna,Russia e Cina.
Hezbollah: “La resistenza è pronta a tutti gli scenari, anche a quelli peggiori”.
“Ogni zona di Israele si trova nel raggio dei missili Hezbollah. La resistenza è pronta a tutti gli scenari, anche a quelli peggiori”. Lo ha dichiarato ad al-Jazeera Hassan Fadlallah, deputato del Parlamento libanese ed esponente del gruppo sciita filo-iraniano. Israele “vuole esercitare pressioni militari per calmare i suoi residenti che vivono nel nord. Fin dal primo giorno ha lanciato minacce di distruggere il Libano, ma non è nella posizione di stabilire condizioni”, ha aggiunto Fadlallah.
A Gerusalemme, migliaia di donne hanno marciato dal Museo di Israele fin davanti alla residenza del premier, Benjamin Netanyahu, insieme ai famigliari degli ostaggi, per protestare contro la gestione da parte del governo della crisi. “Chiediamo un accordo ora”, dicono gli organizzatori della protesta, sostenendo che “il premier rifiuta lo schema messo a punto dai militari” mentre “è un dovere dello Stato riportare gli ostaggi a casa”
Netanyahu chiede che anche la Knesset voti contro uno Stato palestinese
Dopo aver ottenuto ieri l’approvazione all’unanimità del governo ad una risoluzione che esprime l’opposizione di Israele “ad ogni tentativo di imporci in maniera unilaterale uno Stato palestinese”, il premier Benyamin Netanyahu intende sottoporre ora la stessa risoluzione anche alla Knesset nella convinzione che otterrà l’approvazione “della grande maggioranza dei deputati”. In un discorso alla nazione, Netanyahu ha detto: “Tutti sanno che sono stato io ad impedire per decenni la costituzione di uno Stato palestinese, che metterebbe in pericolo la nostra esistenza. La mia posizione era ed è rimasta chiara. E si èulteriormente rafforzata dopo la strage terribile del 7 ottobre”.