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“LAVORO F.U.O.R.I.” – Insieme Per L’inserimento Lavorativo Dei Detenuti

“LAVORO F.U.O.R.I.” – Insieme Per L’inserimento Lavorativo Dei Detenuti

Nasce l’accordo di rete promosso da Arpal Puglia per agevolare l’inserimento lavorativo dei detenuti della Casa circondariale di Lecce

“Lavoro F.U.O.R.I.” (Formazione Unita a Orientamento per il Reinserimento e l’Inclusione) è il protocollo d’intesa voluto per potenziare i servizi per l’inserimento e il reinserimento lavorativo delle persone private della libertà personale della Casa circondariale di Lecce.

Promosso da ARPAL Puglia, conta l’adesione di Ministero della Giustizia-Dipartimento Amministrazione Penitenziaria della Casa circondariale “Borgo San Nicola”, Città di Lecce, Cpia Lecce, Confindustria Lecce e Federazione nazionale Maestri del Lavoro-Consolato provinciale di Lecce.

Dal protocollo nasce un accordo di rete, presentato in conferenza stampa nella mattinata di venerdì 27 settembre, presso la sala conferenze della Regione Puglia, in viale A. Moro, a Lecce.

“Credo sia necessario, in alcuni contesti più di altri, – ha detto Sebastiano Leo, assessore a Formazione e Lavoro, Politiche per il lavoro, Diritto allo studio, Scuola, Università, Formazione Professionale della Regione Puglia – credere nel potenziale delle persone, nel capitale umano da valorizzare e nella forza propulsiva che gli strumenti giusti possono generare. Ma, soprattutto, sono convinto che a cambiare la rotta siano le relazioni di fiducia che si generano e che indirizzano e nel lavoro come opportunità di riscatto sociale e allontanamento dallo stato di necessità. Tutto questo è racchiuso in questo protocollo, che mira a potenziare e rafforzare l’occupabilità attraverso un percorso di studi e formativo utile all’inserimento sociale e lavorativo degli utenti coinvolti e al trasferimento di competenze chiave di cittadinanza, e grazie anche all’analisi dei bisogni che Arpal fornisce per favorire la formazione e l’inserimento lavorativo”.

Il protocollo, che ha valenza triennale, demanda ad Arpal Puglia l’analisi dei fabbisogni occupazionali del territorio, l’iscrizione degli utenti all’anagrafe dei servizi per il lavoro, la loro presa in carico amministrativa, l’orientamento e il trasferimento di strumenti utili per lo svolgimento di un’efficace ricerca attiva e passiva del lavoro: corretta redazione di un curriculum vitae, gestione di laboratori individuali e di gruppo sulle tecniche di svolgimento dei colloqui di lavoro, supporto e accompagnamento all’inserimento lavorativo.

“Tutto questo – ha spiegato Beniamino Di Cagno, presidente del Consiglio di amministrazione Arpal Puglia –  è il frutto di un lavoro lungimirante di costruzione di sinergie territoriali che l’Ambito di Lecce, guidato dal dirigente Luigi Mazzei, ha messo in campo da tempo. Sperimentato già a Brindisi, l’accordo punta a riabilitare innanzitutto la ‘persona’, aiutandola, durante la fase finale della detenzione, ad individuare la propria strada e ad acquisire competenze necessarie e trasversali da poter spendere dopo il periodo detentivo, fase delicatissima, durante la quale si potrà ancora contare sul supporto della rete che sta nascendo. L’obiettivo più alto è implementare percorsi di legalità sul territorio”.

“Iniziative di questo tipo – ha aggiunto Gianluca Budano, direttore generale Arpal Puglia – vanno replicate su tutto il territorio regionale perché rafforzano l’idea che il lavoro è la primaria forma di rieducazione e reinclusione nel tessuto sociale legale, abbattendo il pregiudizio e lo stigma sui reclusi, vero ‘carcere’ anche quando la permanenza nell’istituto penitenziario termina. È la curvatura sociale di Arpal la più profonda innovazione che stiamo mettendo in campo in progetti come ‘Lavoro F.U.O.R.I.’, per il quale va il ringraziamento al lavoro dei colleghi di Lecce e Brindisi”.

CARCERE, LAVORO E FORMAZIONE: LO SCENARIO A LECCE

Spetterà alla direzione della Casa circondariale Borgo San Nicola individuare gli utenti tra coloro per i quali è previsto un fine pena che va dai sei mesi ai tre anni. Si tratta di una fetta significativa della popolazione del carcere salentino, che conta in media 1.200 detenuti.

Solo un terzo di questi attualmente lavora, nella gran parte dei casi (333) alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria, impegnato nei servizi di pulizie, vitto e sopravvitto e nella manutenzione ordinaria, mentre in sette sono occupati nella falegnameria interna. In 37, invece, sono assunti da aziende e cooperative che svolgono attività lavorativa all’interno del penitenziario. In 24, infine, risultano lavoranti fuori dal carcere, in stato di semilibertà o impiegati in lavori di pubblica utilità.

Tuttavia, per la direttrice Mariateresa Susca, “molto spesso l’esperienza lavorativa rimane circoscritta al periodo detentivo di esecuzione della pena e non si ha riscontro rispetto all’utilizzo delle esperienze maturate e delle competenze acquisite, una volta terminata la pena. Con la sinergia tra i diversi firmatari del protocollo, invece, attraverso la costruzione di competenze professionali e il potenziamento di quelle già esistenti, i detenuti avranno la possibilità di reinserirsi nel tessuto socio-lavorativo esterno al carcere con maggiori garanzie di riuscita, rifuggendo definitivamente da prospettive delinquenziali ed annullando, così, il rischio di recidiva”.

All’interno del processo di costruzione delle competenze, un passaggio fondamentale sarà l’analisi del contesto socio-lavorativo territoriale, al fine di calibrare ed orientare la formazione in relazione a ciò che il mercato del lavoro offre. “In tal senso – continua Susca – l’opportunità di inserimento delle persone ristrette nelle liste dei Centri per l’Impiego della Regione Puglia riveste un’importanza fondamentale, sia in termini di accesso alle offerte di lavoro, ma soprattutto come strumento di inclusione sociale”.

 

Sotto il profilo dell’istruzione e formazione, sono al momento oltre 200 i detenuti che seguono i corsi del Centro provinciale per l’istruzione degli adulti (CPIA) di Lecce, che nell’ambito del protocollo si occuperà di rilevare il fabbisogno formativo dei detenuti che verranno presi in carico, di potenziare le loro competenze chiave di cittadinanza e di intervenire per migliorare la loro istruzione e formazione professionale, in maniera coerente rispetto ai fabbisogni di capitale umano del mercato del lavoro locale.

“Questo accordo – ha detto Anna Marinella Chezza, dirigente del CPIA – rappresenta una tappa essenziale nella costruzione di una filiera di governance che integra istruzione, formazione e inserimento lavorativo: la stretta collaborazione tra istituzioni pubbliche, aziende e associazioni dimostra come tale  governance possa creare opportunità di sviluppo e inclusione sociale, con un impatto positivo sia per il territorio che per la vita delle persone coinvolte”.

COMUNE DI LECCE, CONFINDUSTRIA, MAESTRI DEL LAVORO: GLI ALTRI PARTNER STRATEGICI

Il Comune di Lecce, per il tramite, in particolare, dell’Assessorato a Welfare, Casa e Pari opportunità, diritti civili, volontariato, politiche giovanili, politiche attive del lavoro, si impegna a supportare i progetti che scaturiranno dal protocollo e ad accompagnare gli utenti e le loro famiglie in un processo di inclusione sociale fuori dal carcere.

“Condividiamo in maniera convinta il contenuto del protocollo – ha rimarcato Adriana Poli Bortone, sindaca della Città di Lecce – perché siamo molto fiduciosi nell’esercizio della funzione rieducativa che si deve affrontare nella struttura carceraria. Ci auguriamo che tutti i soggetti coinvolti possano fare fino in fondo la propria parte, in maniera che gli impegni non restino sulla carta e si realizzi una reale possibilità di reinserimento degli ex detenuti nella vita lavorativa e sociale”.

Al fine di garantire la massima occupabilità, altro partner strategico è Confindustria Lecce, impegnata a promuovere tra le aziende associate “l’opportunità di inserire persone comunque formate, che hanno voglia di rimettersi in gioco con l’obiettivo di ricostruire il proprio percorso umano e professionale – è il commento del presidente Valentino Nicolì -. Per questo Confindustria Lecce si sta attivando sul territorio su più fronti e con diversi enti ed istituzioni per facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro anche per soggetti ai margini della società. Continueremo a lavorare in sinergia con gli altri partner per garantire che questo protocollo possa portare risultati concreti”.

Infine, vi è l’articolazione provinciale della Federazione nazionale dei Maestri del Lavoro.

“Nostro compito – ha chiosato il console leccese, Anna Maria Bonci – è integrare il programma didattico attraverso nozioni riguardanti il mercato del lavoro locale, le tipologie contrattuali del rapporto di lavoro, diritti e doveri, sicurezza sui luoghi di lavoro e agevoleremo l’acquisizione di capacità professionali a completamento del percorso formativo”.

 

luciani.2006@libero.it

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