SALVATI ALMENO PER ORA GLI ULIVI DI MASSERIA DEL CAPITANO
Nella guerra contro la realizzazione del gasdotto che dovrebbe traghettare il gas dall’Azerbaijan fino in Europa passando dalla bellissima spiaggia di San Basilio, i due fronti che soprattutto in questi ultimi giorni si sono trovati faccia a faccia hanno scelto una strada diversa, quella del dialogo.
Dopo tante minacce e parole dure, da una parte e dall’altra, si è giunti forse alla decisione più saggia scegliendo la strada del dialogo con lo scopo principale di salvare gli ulivi del cantiere nelle campagne di Melendugno rimasti nel “limbo”.
Ora, infatti, la multinazionale svizzera ha teso la mano ai residenti e così i 43 alberi, di cui 12 zollati ma non ancora espiantati e i 31 già sistemati nei vasi, non saranno spostati nel sito di stoccaggio di Masseria del Capitano, fino al 31 ottobre. Una scelta che va a braccetto con l’impossibilità per Tap di continuare i lavori nella stagione turistica (da maggio a ottobre), così almeno è scritto nero su bianco nel decreto Via del 2014.
Stesso discorso vale per i 16 ulivi monumentali: anche se dovesse arrivare l’autorizzazione del Comitato regionale di competenza, gli ulivi non saranno toccati fino a novembre.
Tutto ciò è stato stabilito al tavolo della Conferenza permanente dell’ambiente che si è tenuta questa mattina in Prefettura, alla presenza del Prefetto Claudio Palomba, del country manager Michele Mario Elia, del sindaco di Melendugno, Marco Potì e primo cittadino di Martano, Fabio Tarantino, già questo pomeriggio sarà effettuato un sopralluogo da parte dei tecnici agronomi di Tap, della Regione e del Comune per definire lo stato di salute degli alberi e le tecniche opportune per garantirne la messa in sicurezza.
Questo, ovviamente, non significa che sia stato fatto un passo indietro. Tap, che ha tutte le autorizzazioni in mano, continuerà imperterrita nella realizzazione dell’opera considerata strategica. Dal canto suo, il sindaco Potì e il fronte degli oppositori non arretrano e considerano questo periodo di pausa come un’opportunità per organizzarsi e contrastare il progetto in ogni sede.
In definitiva non si tratta di un trattato di pace ma solo di un armistizio fra le parti interessate.