SAGRE E FESTE PATRONALI SEGNALATE DA LECCEOGGI
LA SAGRA TE LU RANU
Merine 14-15-16 luglio
Venticinque anni e non li dimostra. Questa sarà, infatti, la venticinquesima edizione della “Sagra te lu Ranu”, ma, pur aggiornandosi sempre, non ha dimenticato che cucinare è stato sempre il modo più sincero per cercare di valorizzare il nostro territorio, il Salento, ed i piatti che a tavola preparavano i nostri nonni.
Da sempre gli organizzatori della “Sagra” hanno inteso riproporre i piatti della tradizione contadina, esaltarne i sapori, farli conoscere alle generazioni successive a quelle che quei piatti li usavano per il sostentamento. La loro storia parla di piatti poveri, ad un certo punto messi nel dimenticatoio, quasi disprezzati; ora, invece, proprio grazie all’idea e poi alla perseveranza nell’attuare quell’idea quei piatti sono tornati non solo ad essere riutilizzati ma, addirittura, ad esser apprezzati. Nel corso di questo quarto di secolo della “Sagra” sono stati inseriti sempre nuovi (vecchi) piatti e quest’anno si avrà la novità di un piatto da sempre emblema culinario salentino: la “ciceri e tira”.
La novità culinaria della 25° “Sagra te lu Ranu” sarà la “Ciceri e Tria”, un piatto tipico dalle origini contadine entrato di diritto a far parte della “dieta” mediterranea con la conquista araba della Sicilia e riconosciuto piatto della tradizione in occasione delle grandi tavolate organizzate in onore a San Giuseppe per offrire un pasto ai poveri.
il termine Tria, con il quale questa pasta filiforme è stata a lungo chiamata in Italia e ancora oggi diffuso in molti dialetti meridionali, è evidentemente derivato dall’arabo Alatriya o Itriyah. Si presuppongono, però, delle ascendenze ancora più antiche: il termine Tri o Tria potrebbe derivare dal greco Itriom; nell’Impero Romano si usava un termine molto simile, ovvero Itrium, che stava ad indicare tutti gli impasti a base di farina e acqua. Serventi e Sabban, autori de “La pasta. Storia e cultura di un cibo universale”, nel loro trattato affermano che: “l’idea di sbollentare pezzetti di pasta – a forma di fili o nastri – si sviluppò intorno a un preparato di nome Itrium, nella parte orientale dell’Impero Romano”.
La ritroviamo anticamente anche negli scritti del poeta latino Orazio, che ne parla già nelle sue Satire, scritte tra il 35 ed il 30 a.C., laddove egli descriveva la minestra di ceci, porri e lagane (dal greco laganon e dal romano laganum), intendendo con quest’ultima parola probabilmente una pasta sfoglia simile alla nostra attuale pasta fresca. Le Lagane, infatti, sono una sorta di fettuccine preparate con un impasto a base di farina di grano duro, acqua e sale (cotto o fritto in forno), non sottoposto a calore umido, che verrà poi steso in una sfoglia sottile e successivamente tagliato in striscioline di circa 1 cm di larghezza.
Nello specifico, le sole “Lagane e Ceci” vengono chiamate anche “piatto del brigante” poichè nei boschi del Vulture, nella seconda metà del XIX secolo, si occultavano i briganti, che venivano chiamati anche scolalagane per la quantità di pasta che amavano mangiare. […]
Una pasta dal taglio particolare (spesso lunga e rettangolare), con ceci cotti e insaporiti con cipolla (e talvolta alloro o sedano) e arricchiti dalla croccantezza della pasta fritta, la “tria” per l’appunto. Un “appuntamento” immancabile nei nostri ristoranti, trattorie e masserie e richiestissimo da chi visita la Puglia e il Salento in ogni periodo dell’anno. A quanti dei nostri amici, parenti, conoscenti, alla domanda “Cosa mi consigli di mangiare come piatto tipico?”, abbiamo almeno una volta consigliato di degustare un piatto di “Ciceri e Tria”?
Con l’aggiunta di questo nuovo piatto gli organizzatori della “Sagra” danno a tutti noi un nuovo ulteriore motivo per visitare la sagra e gustare quanto di buono e prelibato sarà presente sui banchi.
Quest’anno, inoltre, ci sarà il Concorso dal titolo “Come era nna fiata”, un’occasione per mettersi in gioco e raccontare con l’arte, con la rappresentazione scenica, la scultura, il teatro e tanto altro la vita contadina, dei campi e la vita artigiana di un tempo. Tutte cose che la “Sagra” si sforza di ricordare ai più giovani e di riportare in vita.