SAN CESARIO DI LECCE: TESSARI, TOLLEDI E TRUBOTCHKIN PORTANO IN SCENA TEATRO E ANTROPOLIA
Proseguono gli appuntamenti organizzati da Astragali Teatro per promuovere la conoscenza delle pratiche teatrali e per favorire la formazione del pubblico. Sabato 21 ottobre (ore 17 – ingresso libero) la Distilleria De Giorgi di San Cesario di Lecce, nell’ambito della rassegna “MagicaMente in lettura” organizzata dal Comune per Ottobre Piovono libri, ospiterà un incontro tra Roberto Tessari (uno dei più grandi storici italiani di teatro, professore ordinario di Drammaturgia teatrale al Dams dell’Università di Torino) e Dmitry Trubotchkin (Vice Direttore dell’Accademia Teatrale Kostantin Raykin di Mosca) coordinato da Fabio Tolledi (direttore artistico di Astragali e vicepresidente della rete mondiale dell’International Theatre Institute – Unesco). Partendo dal libro di Tessari, “Teatro e antropologia. Tra rito e spettacolo” (Carocci), l’incontro è pensato come un confronto tra due tradizioni teatrali, quella italiana e quella russa.
In particolare Trubotchkin parlerà del teatro russo di avanguardia, del sistema di Stanislavskij (utilizzato anche nell’estetica non naturalistica) e dell’uso delle maschere. Plurilaureato e poliglotta, studioso e teorico del Teatro antico e di quello contemporaneo, Trubotchkin è una istituzione nel suo paese: Direttore del Dipartimento dell’Arte Antica e Medievale all’Istituto Statale degli Studi dell’Arte di Mosca (GITIS), Direttore della Cattedra di Storia e Teoria del Teatro alla Scuola Teatrale di Konstantin Raikin, Professore Invitato all’Università Statale di Mosca, Assistente al Direttore Artistico del Teatro Vakhtangov, Membro della Commissione Ministeriale ristretta delle Attività Culturali di Russia. Autore di numerosi saggi teatrali, lavora spesso come professore invitato per convegni e lezioni magistrali in Europa e nel mondo.
L’antropologia teatrale – spiega Tessari nel suo volume – si occupa di quel territorio di confine dove, tra Ottocento e Novecento, si sono addentrati antropologi e teatranti, gli uni cercando il come e il perché delle origini della rappresentazione, gli altri con il dichiarato intento di rivitalizzare le proprie performances attraverso le terapie d’ogni possibile ritorno all’”originario” e all’”autentico”. Ciò ha significato innanzitutto il delinearsi d’un concetto di “teatralità” esteso sino a comprendere danze, maschere, azioni mimate, stati di trance tipici delle feste e dei riti funzionali all’orizzonte mitologico entro cui si muovono le culture dei cosiddetti “primitivi”. Ma anche lo studio di quelle forme teatrali o antiche o extra-occidentali che potevano apparire immuni da qualsivoglia marchio di “inautenticità”: il tragico e il comico greci, il Nō giapponese, gli spettacoli di Bali, le sacre rappresentazioni e le farse medioevali, la Commedia dell’Arte ecc. È a partire da questa prospettiva che i grandi visionari e i massimi sperimentatori della scena moderna – ora sottacendo ora esibendo dati comunque riconducibili all’antropologia teatrale – hanno elaborato le loro poetiche e le loro pratiche.