“IN DICIOTTO ANNI AL NORD 200 MILA LAUREATI MERIDIONALI, ARRESTARE L’EMORRAGIA”
Perrone chiede più risorse e più qualità dell’istruzione per gli atenei del Sud
Dal 2000 ad oggi sono stati almeno 200 mila i giovani laureati che hanno lasciato il Meridione per trovare casa e lavoro al Nord, con una perdita di circa 30 miliardi in investimenti in istruzione da parte delle regioni meridionali. La stima è contenuta nel numero monografico della Rivista economica del Mezzogiorno edita da Svimez e dedicato proprio alla questione dell’università nel Mezzogiorno. A evidenziare la gravità dei numeri e la necessità di una repentina inversione di tendenza il candidato al Senato con Fratelli d’Italia nel collegio plurinominale Puglia 2 Paolo Perrone.
“Cinquant’anni fa si emigrava con la valigia di cartone – dice – oggi con la laurea in tasca, un risvolto drammatico e irrisolto della recente storia italiana. Dalla giovane manodopera ai laureati e studenti universitari, che sono oggi un quarto di tutti coloro che emigrano dal Mezzogiorno alle città del centro e del Settentrione e addirittura la metà di chi parte dalla Puglia. Tutto questo, oltre alle implicazioni di carattere sociale, ha un costo di circa 30 miliardi di soldi di investimenti pubblici in istruzione al Sud di cui poi non si raccolgono i frutti, perché i destinatari concludono i loro percorsi di studi e lavorano altrove.
A mio avviso – continua Perrone – occorrono due cose. Da un lato maggiori risorse agli atenei meridionali, perché esiste uno squilibrio che si è accentuato negli ultimi anni per la riduzione generale delle risorse pubbliche e per il calo delle iscrizioni agli atenei del Sud che, di fatto, sta dividendo le nostre università in due grandi categorie, una di serie A e una di serie B. Non soldi a pioggia, ma in base a meccanismi che stimolino le università ad essere moderne, innovative e adeguate alla dinamica attuale del mercato del lavoro. Poi, dall’altro lato, occorre uno sforzo importantissimo, esattamente come chiede Fratelli d’Italia, per innalzare la qualità dell’istruzione degli atenei da Roma in giù. Ci sono tante eccellenze, come l’Università del Salento ad esempio, ma complessivamente lo standard degli atenei meridionali va innalzato per farli diventare più attrattivi e vincenti.
L’emorragia e le partenze vanno arrestate, perché un pezzo fondamentale del futuro del Mezzogiorno passa da qui. Più di quello che oggi può sembrare”.