ALMANACCO DEL GIORNO
Almanacco di Martedì 10 Aprile 2018
Quindicesima settimana dell’anno
Giorni dall’inizio dell’anno: 100 * Giorni rimanenti alla fine dell’anno 265
A Roma il sole sorge alle 05.37 e tramonta alle 18:45 (ora solare)
A Lecce il sole sorge alle 05.27 e tramonta alle 18:35 (ora solare)
OGGI SI FESTEGGIA: San Terenzio martire
ACCADDE OGGI: 1991 – Disastro Moby Prince:
«Siamo incendiati! Ci è venuta una nave addosso!» Nel cuore della notte un disperato allarme arriva alla capitaneria di Porto di Livorno, che allerta i soccorsi. Tutti in salvo gli uomini della petroliera Agip Abruzzo ma è troppo tardi per l’altra nave, ridotta ormai a un groviglio di lamiere in fiamme. A distanza di oltre vent’anni, sui fatti di quella tragica notte gravano contraddizioni e omissioni.
Sono le 22.03 di mercoledì 10 aprile 1991, il traghetto di linea Moby Prince (proprietà della compagnia di navigazione privata Nav.Ar.Ma) parte da Livorno con direzione Olbia. A bordo 140 persone, 76 passeggeri e 65 membri dell’equipaggio, agli ordini del comandante Ugo Chessa. Il clima è disteso e molti sono raccolti nella sala bar, a guardare il big match Barcellona vs Juventus, semifinale di andata di Coppa delle Coppe.
Circa venti minuti dopo il traghetto percorre la rada che poi immette in mare aperto. In quel tratto avviene l’irreparabile: la nave passeggeri finisce con la prua nella pancia della petroliera Agip Abruzzo, nei cui serbatoi sono stipati 2.700 tonnellate di petrolio Iranian Light. In pochi attimi il mare attorno si trasforma in una larga macchia nera che inizia a prendere fuoco, avvolgendo la prua della nave passeggeri.
Alle 22.25 arriva il “may day” del marconista della Prince, seguito dieci minuti dopo dall’allarme dato via radio dal comandante dell’Agip Renato Superina, che conferma la collisione parlando erroneamente di una bettolina (piccola imbarcazione utilizzata all’interno dei porti). Ciononostante i soccorsi raggiungono il luogo dell’impatto verso le 23, traendo in salvo i 18 occupanti della petroliera. Dell’altra nave se ne sono perse le tracce.
Soltanto alle 23,35, e per puro caso, due ormeggiatori s’imbattono nella Moby Prince che nel frattempo, come impazzita, si è messa a girare in circolo. Davanti ai loro occhi c’è un inferno di fuoco, in mezzo al quale viene colto un unico segno di presenza umana: attaccato al parapetto, il mozzo di origini napoletane Alessio Bertrand è riuscito ad evitare le fiamme e su esortazione dei due ormeggiatori si lancia in mare. Sarà l’unico sopravvissuto di quella notte.
In quegli attimi sopraggiunge una motovedetta della Capitaneria di Porto livornese che, dopo aver indugiato per mezz’ora, fa ritorno alla base. L’amara constatazione dei fatti, confermata durante i processi, dice che il primo soccorritore a mettere piede sulla Prince è il marinaio Giovanni Veneruso, incaricato di agganciare la nave per trainarla con un rimorchiatore all’interno del porto. Il tutto avviene alle 3,30 del mattino quando ormai del traghetto resta poco più di un relitto spettrale di fumo e lamiere.
L’opinione pubblica è sconvolta dalle prime immagini trasmesse dai telegiornali ma ricostruzioni troppo frettolose, confermate da esponenti del governo centrale, parlano di “errore umano”dovuto alla presenza di nebbia. L’ipotesi della nebbia viene confermata in sede giudiziaria nei due processi: il primo per omissione di soccorso e omicidio colposo, il secondo per manomissione a bordo, che non portano ad alcuna condanna avvalorando indirettamente la tesi dell’errore umano.
Una verità processuale che scontenta i familiari delle vittime, che si appellano alla contraddittorietà di alcuni aspetti, a cominciare dall’enorme ritardo dei soccorsi. In più molti testimoni, tra cui ufficiali di marina e semplici cittadini, confermano che in quelle ore non c’è stata alcuna nebbia e le fiamme erano ben visibili dal porto. A confermarlo è anche un video amatoriale trasmesso dal TG1, nelle sere successive al disastro.
Alcune perizie dimostrano che i passeggeri della nave sono sopravvissuti per diverso tempo dopo l’impatto. Dal ritrovamento dei corpi emerge che la maggior parte è stata raccolta nel salone De Lux, circondato da paratie che avrebbero impedito per oltre mezz’ora la propagazione del fuoco. I test tossicologici, inoltre, confermano la presenza di monossido di carbonio nel sangue delle vittime, segno evidente del fatto che sono rimasti in vita per ore.
Negli anni a seguire, per mantenere vivo il ricordo, il Comune di Livorno dedica una piazza alle vittime, mentre in via Molo Mediceo pone una targa con i loro nomi.
EVENTO SPORTIVO: 1896 – Spiridon Louis vince la maratona della I Olimpiade:
Lo spirito di Olimpia è rinato con il ritorno dei Giochi Olimpici ad Atene nell’aprile 1896. Nel programma olimpico dell’atletica leggera è inserita una gara di corsa denominata “maratona”, ispirata all’antica leggenda di Filippide che, secondo Erodoto, corse per 42,195 chilometri, da Maratona ad Atene (o Sparta secondo alcuni), per annunciare la vittoria ateniese sui persiani nell’omonima battaglia del 490 a.C., morendo stremato dalla fatica subito dopo. Tra i diciassette atleti alla partenza dodici sono ellenici, a dimostrazione dell’interesse non solo simbolico che la gara ha per i padroni di casa. Molti sono scelti tra le forze armate, tra questi il pastore Spiridon Louis, vincitore della gara, entrato per primo nello stadio Panathinaiko, tra il tripudio di gioia di 100.000 spettatori. L’entusiasmo è tanto forte che, come riportano le cronache, due esponenti della casa reale greca, il principe Costantino e il re Giorgio I di Grecia, entrano sulla pista per accompagnarlo fino al traguardo.
NACQUERO OGGI:
1946 – Caterina Caselli – cantante
1964 – Nabcy Brilli – attrice
1983 – Mauro Sarmiento – taekwondoka
LA FRASE CELEBRE
Non fare il saccente nel compiere il tuo lavoro e non gloriarti al momento del bisogno. (Siracide)
IL PROVERBIO:
Alte o basse nell’aprile son le Pasque
IL SEGNO ZODIACALE: Ariete dal 21 febbraio al 20 aprile
Personalità: L’Ariete ha personalità attiva e dinamica. Spinge sempre a fondo l’acceleratore nella realizzazione di un’impresa o di qualsiasi altra cosa, l’importante per lui è arrivare primo. La sua natura lo porta ad ogni genere di attività, anche se talvolta dovrebbe evitare le imprese rischiose o azzardate. Per lui, coraggioso fino alla temerarietà, questo consiglio cadrà nel vuoto. Le mezze misure sono sconosciute al suo temperamento, “o tutto o niente” è il suo motto; sa essere estremo.
Amore: I suoi amori sono una serie di colpi di fulmine, di rotture e di riconciliazioni. I suoi sentimenti esplodono all’improvviso e incendiano tutto quello che incontrano. Seduce con passione e, se qualcuno gli oppone resistenza, è capace di qualsiasi prodezza per conquistarlo. Il fuoco della sua passione con la stessa facilità con cui divampa, si spegne.
Lavoro: All’Ariete piace comandare per cui un lavoro da subalterno va decisamente stretto. L’Ariete è un capo e, come tale, è nato per dirigere, che sia poi un’azienda o un reggimento non fa grande differenza, l’importante è dare ordini, ed i suoi devono essere rispettati, altrimenti va su tutte le furie. Se non sarà capitano d’industria o generale d’armata, comunque, potrà scegliere di fare il libero professionista o qualsiasi altro lavoro in cui siano necessarie prontezza di spirito e intraprendenza. È inutile che tenti la strada dell’impiego fisso, le occupazioni noiose e programmate non fanno per lui.
Salute: Le parti del corpo collegate al suo segno sono: l’area della masticazione, il sistema visivo, olfattivo, uditivo, l’area cervicale e facciale. Le sue patologie riguardano pertanto queste zone, i suoi frequenti mal di testa sono in gran parte dovuti ad un’eccessiva tensione nervosa, legata alla sua aggressività. La sua vitalità lo porta a sopravvalutare le sue forze e quindi abusa della sua salute. Il fosfato di potassio è il suo sale cellulare, che restituisce una parte di quel vigore intellettuale che l’Ariete spende in abbondanza.
I DOODLE DI GOOGLE: Il pittore Lee Jung Seob:
Una vita tormentata e in gran parte da esule quella vissuta dal pittore Lee Jung Seob, tra i protagonisti della scena artistica sudcoreana, e non solo, della prima metà del Novecento. Formatosi alla prestigiosa scuola d’arte Teikoku in Giappone, lavorò come artista a Parigi dove entrò in contatto con la corrente pittorica “fauvista”, che riprese nel suo stile mescolandola con i temi della sua terra.
La morte del primo figlio e lo scoppio della guerra tra le due Coree (che lo separò per sempre dalla sua famiglia) segnarono la sua produzione, rappresentata per lo più da dipinti a olio. Al suo quadro più noto, “Ox” (“bue”, conservato al Museum of Modern Art di New York), si richiama il doodle locale (visibile in Corea del Sud), pubblicato da Google nel 2012, per ricordare il 96° della nascita dell’artista.