IL SALENTO DALLA PREISTORIA ALLA MODERNITÀ: I MARTIRI D’OTRANTO
IL MARTIRIO di 800 OTRANTINI SALVARONO ROMA e L’ITALIA DALL’INVASIONE TURCA
Una visita ad Otranto, altra perla turistica salentina, non può non riportarci alla mente un evento che, attribuendo il giusto valore ad un momento storico vissuto nel nostro Salento, ci permette ora di onorare gli ottocento otrantini trucidati dagli invasori, conquistatori del nostro territorio. Nel 2013, infatti, Papa Francesco volle procedere alla canonizzazione dei “Martiri di Otranto” ed in virtù di ciò quelle 800 persone decapitate una per una ora possono essere, in tutte le chiese di tutte le diocesi sparse nel mondo, soggetti di culto.
Correva l’anno 1480 il giorno era il 14 di agosto e sulla collinetta che sorge vicino ad Otranto, noto come “Colle della “Minerva” furono trascinati 800 uomini che furono poi decapitati. Un’esecuzione di massa non era una novità ma nel caso specifico destò scalpore perché essa era la conseguenza non di un’azione di guerra ma dovuta al rifiuto di convertirsi all’Islam.
La tradizione popolare vuole che uno di quegli ottocento uomini decapitati fosse tale Antonio Primaldo che, dopo aver subito la decapitazione, rimanesse in piedi davanti a Gedik Ahamed Pascià. Ora a distanza di secoli dall’eccidio si avvia a conclusione, con il concistoro pubblico tenuto dal Papa, la canonizzazione di Antonio Primaldo, e dei suoi 800 compagni: I Martiri d’Otranto.
La storia ci insegna che il giovane Sultano ottomano Mehmet II (21/enne) dopo aver conquistato Costantinopoli aveva annunciato la sua intenzione di invadere l’Italia, conquistare Roma e riunire le due metà dell’Impero Romano sotto un unico comando, il suo.
Il 29 luglio 1480 al largo di Otranto, a causa delle avverse condizioni del mare (la meta di sbarco era Brindisi) si materializzarono le navi nemiche e il terribile esercito Ottomano sbarcò tra Roca e Otranto verso cui migliaia di soldati e marinai marciarono per conquistarla. Otranto, aveva una guarnigione di circa 400 uomini e il castello non era in grado di difendersi visto che era privo di cannoni.
Ad Otranto fu offerto di arrendersi assicurando che, se ciò fosse avvenuto, ai difensori sarebbe stata salvata la vita. Malgrado l’offerta di resa fosse stata formulata in termini apparentemente generosi, La risposta alle richieste del Pasha da parte del comandante della presidio, il conte Francesco Largo, pur consapevole delle limitate difese e della mancanza di acqua, fu decisa: nessuna resa.
Una parte dei soldati a difesa di Otranto, però, abbandonarono la città e i suoi abitanti al loro destino e così poche centinaia di otrantini ed appena 50 soldati napoletani si trovavano ad affrontare 18mila feroci invasori ottomani.
Ottavia Luciani
FINE PRIMA PARTE – SEGUE IL 18 MAGGIO 2018