LE DONNE NELLA STORIA: ANTONIETTA DE PACE
Da Gallipoli al patriottismo risorgimentale
Nella vicenda risorgimentale popolata da numerose figure maschili, Antonietta De Pace emerge con la forza della suo impegno civile e della sua dedizione alla causa nazionale, animata da un profondo senso di giustizia sociale, di avversione verso ogni forma di sopraffazione e si distingue come donna non solo di pensiero ma anche di azione. Nata a Gallipoli il 2 febbraio 1818 dal banchiere Gregorio De Pace e da Luisa Rocci Cirasoli, Antonietta era l’ultima di quattro figlie. Perso il padre in giovane età, era stata affidata alle cure della sorella Rosa, che aveva sposato il napoletano Epaminonda Valentino, patriota e convinto mazziniano. L’incontro con il Valentino può essere considerato decisivo per la formazione e l’orientamento politico della giovane Antonietta. Da Gallipoli egli aveva tessuto le fila della cospirazione mazziniana fungendo da tramite e divulgatore nella provincia delle informazioni che provenivano dal nord e dal centro della penisola. In casa Valentino, Antonietta aveva conosciuto e sostenuto gli ideali democratici, trascurando ogni altro impegno per dedicarsi del tutto alla causa nazionale, affiancando il cognato nell’attività cospirativa.
Il 1848 è stato un anno cruciale per l’esperienza personale della De Pace. La delusione seguita all’abrogazione della carta costituzionale concessa poco tempo prima dal re delle Due Sicilie, Ferdinando II di Borbone, aveva generato violenti tumulti e ribellioni anche nella provincia di Terra d’Otranto. Il Valentino, protagonista delle agitazioni a Gallipoli, era stato arrestato e condotto nel carcere di Lecce dove, in attesa di giudizio, era morto il 29 settembre 1848. Da quel momento la De Pace ha raccolto l’eredità ideologica e morale del cognato. A Napoli, dove si era trasferita, aveva stretto amicizia con l’avvocato tarantino Nicola Mignogna, capo di un nucleo di resistenza mazziniana cui la De Pace si era affiliata. Ella è stata protagonista di azioni particolarmente rischiose, poiché aveva gestito una fitta rete di informazioni tra i mazziniani meridionali e i detenuti nelle galere borboniche. Il crescente consenso del movimento mazziniano nel Mezzogiorno aveva causato l’inasprimento del controllo borbonico; nel 1854 era stata scoperta la rete cospirativa e il Mignogna era stato arrestato. Nonostante il pericolo incombente la De Pace non aveva abbandonato Napoli e l’anno successivo era stata arrestata. Erano seguiti tempi duri per la patriota gallipolina, sottoposta ad estenuanti interrogatori ed alla lunga prigionia per tutta la durata del processo, concluso con la sua assoluzione per la mancanza di prove sostanziali. Se la prigione l’aveva prostrata fisicamente, l’aveva temprata ancora di più alla lotta per la causa nazionale e alla cospirazione tanto che, tornata in libertà, aveva fondato a Napoli, insieme ad altre donne vicine ai patrioti meridionali, un Comitato politico mazziniano. Nell’ottobre del 1858 aveva conosciuto il patriota napoletano Beniamino Marciano, con cui Antonietta instaura un intenso rapporto non solo politico ma anche sentimentale (si sposano solo nel ‘876) e insieme si erano impegnati per favorire l’impresa garibaldina. Alla fine del 1860 col governo borbonico al collasso il disegno nazionale si avviava al compimento. Garibaldi entrava trionfalmente a Napoli accompagnato da ventotto ufficiali e due donne, una di loro era la De Pace. Con la partecipazione agli eventi di Roma capitale, la De Pace concluse definitivamente la stagione delle lotte e delle cospirazioni. Dalla fine del 1870 aveva svolto con grande dedizione l’incarico, a titolo gratuito, di ispettrice scolastica che le era stato affidato dal sindaco di Napoli. Aveva compreso l’importanza di avviare nelle scuole popolari un’azione educativa ad ampio raggio, che doveva partire dalla formazione del corpo docente. La De Pace aveva compreso che il compito del maestro non era unicamente quello di educare allo studio, ma alla vita e che l’alunno non andava solo istruito, ma anche educato alla cittadinanza. Aveva creduto e sostenuto questi principi anche quando, terminata a causa di contingenze amministrative l’esperienza di ispettrice, era stata insegnante dei figli del popolo, un impegno che avrebbe abbandonato solo poco tempo prima di morire, il 4 aprile 1893. Con Antonietta De Pace scompariva una delle figure più belle, forti e appassionate, del Risorgimento salentino il cui pensiero può essere sintetizzato negli insegnamenti che aveva impartito ai suoi alunni, “noi abbiamo fatto l’Italia – diceva – voi dovete conservarla, lavorando a farla prospera e grande”.
Ottavia Luciani