UN’ALTRA DOMENICA SENZA CALCIO. CHE TRISTEZZA
Davanti alla prima tazza di caffè del giorno, viene subito da pensare che, anche questa domenica non ci sarà il solito tran tran di quando il settimo giorno della settimana, quello in cui il buon Dio si concesse il giusto riposo dopo aver creato l’universo, per i tifosi di calcio c’era l’attesa per la partita di pallone.
Anche oggi tutti a casa, tutti obbligati a non uscire per cercare di arrestare, cosa in parte riuscita, questo sconosciuto virus che sta mettendo in ginocchio il mondo intero.
In tutti i tifosi, credo sentendo il mio stato d’animo, manca l’impegno settimanale di andare allo stadio o accomodarsi in poltrona davanti alla tv per seguire la partita della propria squadra. Di solito ci si lamenta (ancor più si lamentano le signore) del dover fare tutte le cose in fretta, compreso il pranzo amorevolmente preparatoci, per poi avviarsi allo stadio. Ci si innervosiva per il dover fare la coda, prima in auto e poi ai tornelli; il dover fare tanti giri inutili per osservare le direttive di traffico imposte. I tifosi sulle scalee dello stadio quante volte, sotto qualche acquazzone o in giornate particolarmente fredde, hanno pensato “ma chi me lo fa fare” ripromettendosi di non farlo più?.
Oggi tutto questo ci manca, oggi tutti siamo pronti ad accettare tutto pur di tornare a poter seguire la nostra squadra. Tutti vorremmo tornare a gioire per una bella vittoria ma è tanta la sete di calcio che saremmo disposti pure ad assistere ad un mesto 0-0 pur di veder giocare la nostra squadra.
Si tornerà a giocare?
L’Uefa ce lo impone perché nel caso in cui il campionato non fosse portato a termine non ammetterebbe nessuna formazione italiana alle competizioni europee della prossima stagione.
In effetti anche le società, non tutte in vero, vorrebbero finire sul campo un opera che è arrivata a dodici atti dalla conclusione: la Juventus, quale attuale prima in classifica, ha fatto trapelare che da parte sua non accetterebbe di buon grado uno scudetto assegnato d’ufficio.
In conclusione credo che alla fine a partire da metà e addirittura fine maggio si tornerà in campo ed allora torneremo a discutere sul gol annullato o su un rigore non dato; sul merito o sulla fortuna di una vittoria conquistata, a seconda che il risultato arriva alla propria squadra o all’avversario; sulle decisioni dell’allenatore del pre gara e nel corso della partita; insomma su tutto ciò che è motivo di dire e contraddire perché il bello del calcio è proprio questo: discutere di tutto e dove ognuno può avere il suo modo di intenderlo, siamo tutti allenatori.
Non ci resta che attendere sperando che tutto passi presto e che il calcio torni ad essere fonte di discussione serena.
Ernesto Luciani