LE TRAGICHE CONSEGUENZE DI COVID-19 SULL’ECONOMIA PUGLIESE
Lo studio condotto da Unioncamere Puglia evidenzia una presumibile chiusura di 20/mila aziende con 69/mila posti di lavoro in meno.
Da uno studio redatto dall’Unioncamere Puglia pubblicato sulla collana di ricerche «Sismografo» si evince che alla fine del 2021 in Puglia si registreranno 20mila imprese in meno, con una perdita di 69mila posti di lavoro.
Sarà questo l’impatto del Coronavirus sull’economia regionale. Secondo l’indagine, il numero di imprese al 31 dicembre 2021 scenderà a 359mila, contro le attuali 379mila, cifra questa consolidata al 31 marzo 2020. L’andamento negativo, in base alle previsioni di Unioncamere, avrà un picco fra il 2022 e prima metà del 2023; poi si assisterà a un miglioramento dei parametri, per tornare ai numeri attuali nel 2025. A livello di macro-attività economica, si registreranno differenze significative fra i settori: forti sofferenze sono prevedibili per attività edili, minerarie, commercio all’ingrosso e al dettaglio, e turismo (servizi di alloggio e ristorazione, agenzie viaggi). All’interno del comparto manifatturiero, si avrà un notevole influsso negativo su meccanica, mobili e moda. Le attività che registreranno un minor impatto saranno probabilmente chimica, elettronica, farmaceutica e, pur se con qualche problema in più, agricoltura, pesca e servizi di informazione e comunicazione.
Unioncamere però chiarisce che «ogni valutazione relativa alle conseguenze del COVID 19 sull’economia del territorio non può al momento avere fondamenta di tipo fattuale, ma soltanto presuntivo». Tra i «parametri determinanti che sfuggono ad una quantificazione» cita: «la leva-tempo (non sappiamo ancora quando una fase 2 ci sarà, a quali ritmi il sistema produttivo tornerà a operare), tra tutte le variabili, questa è di gran lunga la primaria, dato che un mese di stop in più equivale più o meno a un dodicesimo di Pil regionale in meno; la consistenza, la facilità di fruizione e la rapidità delle misure dell’Ue e del Governo per immettere liquidità nel sistema, dato che il maggior problema immediato sarà quello di cassa; le modalità di vita a cui torneremo dopo la fine del lockdown e il momento in cui l’immissione sul mercato di un vaccino renderà la modifica alle abitudini ormai un fatto superato; l’anelasticità della domanda e dell’offerta di alcuni settori, che andrà verificata alla prova dei fatti».