HomeCronaca e AttualitàPORTO CESAREO: A TU PER TU CON LA FOCA MONACA (MONACHUS MONACHUS).

PORTO CESAREO: A TU PER TU CON LA FOCA MONACA (MONACHUS MONACHUS).

PORTO CESAREO: A TU PER TU CON LA FOCA MONACA (MONACHUS MONACHUS).

Un pescatore sportivo diportista, avvista e filma nella Zona A della Riserva Nazionale marina il mammifero.

Eccezionale e spettacolare avvistamento nelle acque dell’Area Marina Protetta Porto Cesareo di un esemplare di foca monaca. A realizzare le immagini è stato Omar De Benedittis, pescatore diportista sportivo, che si trovava con suo natante nella Zona A dell’Amp, praticamente il cuore della Riserva, in cui è vietata qualunque tipo di attività ad eccezione della ricerca scientifica. Emozionato ed incredulo, Omar dopo essersi accertato che si trattava proprio di uno splendido esemplare di mammifero, ha immediatamente avvertito ed allertato i biologi della Area Marina, che dopo un primo consulto ed un approfondimento sui comportamenti avuti dall’animale ed altresì osservando lo stile della sua nuotata, hanno appurato che effettivamente si trattava di uno splendido esemplare di foca monaca, ritornata a solcare le acque dello Jonio cesarino.

Appena appresa l’ufficialità della notizia si è detto entusiasta il direttore della Riserva Nazionale marina, il dottor Paolo D’Ambrosio, che ha ringraziato Omar per aver offerto il materiale video e la sua collaborazione. “Siamo di fronte alla documentazione filmata e reale, di un ritorno atteso da anni e di importanza rilevate. La foca monaca, infatti era scomparsa da tempo in diverse zone dal Mediterraneo, l’ultimo avvistamento nelle acque di Porto Cesareo risale addirittura agli anni settanta. Un esemplare pescato in quel periodo e poi imbalsamato, fa mostra di se nel locale museo di Biologia Marina intitolato alla memoria del professor Pietro Parenzan. Poi -continua D’Ambrosio- per tutta una serie di cause che vanno dall’antropizzazione del litorale costiero sino alla minaccia per questa specie rappresentata da predatori senza scrupoli ne ha decretato, l’allontanamento e la quasi estinzione. Oggi lo storico ritorno -sottolinea il biologo- testimoniato da incredibili immagini che ci riempiono di gioia e qualificano, qualora ve ne fosse ancora bisogno, l’eccellente lavoro che si sta svolgendo da anni nell’Amp Porto Cesareo. L’insieme delle misure di conservazione unite alla fortissima attività di sensibilizzazione ambientale attuata in diverse forme e modalità, ha fatto accrescere in tutte le categorie che utilizzano la Riserva Marina Nazionale, dai pescatori ai residenti, dai diportisti agli imprenditori, dai turisti agli ambientalisti, un forte senso di rispetto oltre ad una presa di coscienza di uno sviluppo che sia soprattutto ecosostenibile. Un esempio per tutti, la sinergia e la cooperazione che ha portato, alla nidificazione prima ed alla nascita protetta poi, di ben 82 esemplari di tartaruga Caretta caretta, evento avvenuto la scorsa estate, in un tratto di costa in cui insite uno stabilimento privato che registra un’altissima presenza di bagnanti. Ed oggi l’ennesimo grande regalo della natura con il ritorno della foca monaca che torna a coesistere nelle nostre acque, in cui lo ribadisco – conclude D’Ambrosio – Marina Protetta e le sue politiche giocano un ruolo davvero importante, utile e fondamentale per la conservazione naturale dei luoghi e delle specie che li popolano”.

L’importanza scientifica e naturalista dell’avvistamento è stata commentata anche dal professor Antonio Terlizzi, docente di zoologia e biologia marina presso l’Università di Trieste, e per 20 anni docente presso il Disteba di UniSalento oltre che responsabile per conto del Conisma di diversi progetti di gestione e valorizzazione dell’efficacia dell’Amp Porto Cesareo.

“La foca monaca mediterranea (Monachus monachus) è un mammifero pinnipede, unico rappresentante, in mediterraneo, della famiglia delle foche -spiega il docente-. Può raggiungere i 300 kg di peso. Un tempo presente in tutto il Mediterraneo, ha visto rarefarsi la sua popolazione come conseguenza della frequentazione turistica delle coste e, soprattutto, della cattura e uccisione da parte dell’uomo. Si nutre di pesci e cefalopodi. Alla fine del Novecento si considerava estinta in Italia. Più di recente si è assistito a segnalazioni nel basso adriatico e lungo le coste ioniche italiane, greche e albanesi. L’ultima segnalazione in Salento è di un cucciolo a Frigole che poi è morto a Torre San Gennaro”. Poi la raccomandazione importante del prof Terlizzi. “Qualora si dovesse avvistarla, non molestarla, non disturbarla, segnalare esclusivamente la presenza”.

redazione.lecceoggi@gmail.com

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