IL CONSIGLIO COMUNALE DI LECCE INTITOLA UNA PIAZZETTA A RAMELLI
Chiediamo all’amministrazione di non associarsi alle proposte della destra cittadina e di ritirare immediatamente la decisione
Nell’epoca del post ideologico, i fascisti, da carnefici, sono diventati vittime. A nulla è servito ricordare i vent’anni di dittatura, una guerra mondiale, migliaia di persone uccise, l’alleanza con i nazisti, intellettuali incarcerati o mandati al confino, le deportazioni, e chi più ne ha più ne metta, non c’è stato verso, oggi, i fascisti sono le vere vittime. Ma di chi, poi? Dei comunisti, è chiaro! Ed ecco che il consiglio comunale della città di Lecce approva la proposta della solita destra di intitolare una via a Sergio Ramelli, ucciso nel 1975 da Avanguardia Operaia. Dietro questi meschini tentativi di umanizzare vicende sociopolitiche complesse si cela in realtà un piano preciso: ridurre tutto ad solito discorso degli opposti estremismi, della condanna generica e mai specifica della violenza, fuggendo dalle pesantissime responsabilità storiche. Come a dire: i fascisti hanno messo bombe, causato stragi, collaborato con i servizi segreti per impedire alle fasce più avanzate della nazione di progredire, organizzato persino un colpo di stato poi annullato, ma, nonostante tutto questo hanno gli stessi diritti di memoria delle loro vittime, e si va ben oltre la memoria, si arriva ad intitolargli vie e piazze, curioso, vero? Dopo via Almirante, via Vittime Acca Larentia (idea del ripulito Delli Noci), Lecce avrà anche una piazza intitolata a Sergio Ramelli. Ma per noi i morti non sono tutti uguali, non siamo mica preti. Per noi, a differenza dell’amministrazione cittadina, i fascisti non meritano alcun ricordo, ma solo l’oblio.
I fascisti sono ancora contemporaneità e la foto che segue è del 21 Aprile 2021 durante una manifestazione in onore del camerata Ramelli.
Chiediamo all’amministrazione di non associarsi alle proposte della destra cittadina e di ritirare immediatamente la decisione.
Potere al Popolo – Lecce
Dov’era il no, faremo il si