AL LECCE SERVE CRESCERE FORSE RIVEDENDO QUALCOSA
Nei desiderati degli oltre 6mila tifosi presenti, finalmente, allo stadio certo non era previsto il dover assistere ad una partita così scialba e se emozioni ci sono state sono quelle create dagli avversari.
Altro che partita del riscatto, e menomale che c’è il riposo (impegni della Nazionale Azzurra) per lavorare (forse meglio a porte chiuse) per ritrovare le fila del discorso che il Lecce ha ormai smarrito sin dalla fine della scorsa stagione.
Con Baroni, ed una squadra rivoluzionata, si sta stentando un po’ troppo e se alla conclusione della partita di ieri i giallorossi non sono ancora a zero punti lo devono solo al madornale errore compiuto da Solini che ha spedito alle stelle un facile pallone solo da spingere in fondo al sacco leccese. Cosa ha fatto il Lecce per vincere? Niente o quasi. Il portiere avversario non ha dovuto svolgere molto lavoro e quel poco che ha fatto è stato solo conseguenza di errori suoi o dei sei suoi compagni (molti meno). Per contro il Lecce oltre a palesare i suoi soliti difetti in difesa con i due esterni buoni nella spinta (anche se poi si perdono spesso per strada) ma carenti in fase di copertura a cui si aggiunge la “lentezza” di Lucioni chiamato a fare il Bonucci della situazione fallendo spesso però in fatto di precisione del lancio. A centrocampo (sempre in inferiorità numerica) si è sofferto ancora una volta la brillantezza degli avversari su una come sull’altra fascia; in attacco poi Stafezza è stato più mobile e partecipativo alle poche azioni giallorosse rispetto ad Olivieri ma entrambi hanno dato scarso supporto in fase di copertura mentre in quella offensiva sono stati molto fumo e poco arrosto. Coda, da parte sua, lasciato in balia dei due difensori centrali ha cercato di fare del suo meglio ed è anche riuscito a mettere a segno il rigore dell’illusorio vantaggio, ma un solo attaccante non porta quasi mai ad ottenere la vittoria.
Possono sembrare troppo frettolosi i fischi durati quasi un minuto all’unisono, così come eccessivo può essere l’invito chiaro e netto a tirare fuori gli attributi, ma io credo, sinceramente, che dopo la delusione di Cremona e la non del tutto assorbita conclusione della scorsa stagione con annessa promozione buttata al vento dia ragione a chi ha da subito voluto esprimere senza ombra di dubbi il proprio parere.
Le zero occasioni da reti nel secondo tempo, ma anche nel primo trovo difficoltà a contarne se non su poche dita di una sola mano, quando, invece, tutti ci saremmo aspettava una reazione, hanno creato i giusti presupposti ai fischi ed agli inviti (qualcuno invitava Baroni ad andare a Firenze).
Certo il ritorno dei tifosi allo stadio avrebbe meritato uno scenario finale diverso con, al fischio finale, applausi e cori di incoraggiamento oltre che di ringraziamento per la vittoria conquistato, ed, invece, i tantissimi fischi hanno soffocato sul nascere i pochi applausi di fiducia.
Ora, come detto c’è la sosta, subito poi c’è la prima sfida ad una big: Benevento-Lecce, altra partita in cui Baroni incontrerà il suo passato, sarà una prova importante per capire la piega che potrebbe prendere il campionato.
Tra oggi e domani, giorni di mercato ancora aperto, il Lecce, stando alle voci in circolo, ma pare manchi solo l’ufficialità, la società annuncerà l’arrivo in giallorosso del difensore centrale Kastriot DERMAKU dal Parma e del centrocampista Mario GARGIULO, dal Cittadella cassse1996 che in carriera ha vestito la maglia di Chievo, Brescia, Bassano e Pontedera, entrambi verrebbero a titolo definitivo. Ancora un nome accostato al Lecce è quello del centrocampista del Frosinone Marcus Christer Rohden. A noi solo il compito di aspettare con fiducia e chissà già da Benevento andrà meglio.
Eugenio Luciani