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IL BASEBALL E LE BALLATE

IL BASEBALL E LE BALLATE

MICHELE DODDE

La splendida ballata “All The Way”,giustamente da ascoltare dinnanzi ad un camino acceso ed una buona dose di FourRoses, riporta alla ribalta il grande compositore e paroliere Eddie Vedder  ed ancor più la sua passione verso il baseball ed i Chicago Cubs, vincitori lo scorso anno delle World Series. In ordine cronologico è questo l’ultimo  inno romantico e risolutivo dei fans di questa franchigia soggetta incredibilmente alla sindrome del numero 9. Infatti la loro prima ballata “BetweenYou and Me “ risale al 1908 dopo il loro primo trionfo nella World Championship e scritta e musicata per esaltare le prodezze di Johnny Evers e Joe B. Tinker. Da allora ne sono seguite molte altre, ma di queste se ne parlerà in seguito. La sindrome? Primo campionato vinto: 1908 = 9; secondo campionato vinto: 2016 = 9; intervallo degli anni tra i due successi: 108 = 9; anno in cui fu presentata al pubblico “All The Way”: 2007 = 9.

Dunque il baseball nel suo specchiato supporto sociale non poteva non divenire anche oggetto e soggetto in quel popolare segmento inerente topici momenti degli acclamati beniamini dei diamanti  ben delineati da parole e musica orecchiabili e da cantare o fischiettare durante il giorno. O sulle gradinate degli stadi. Sorvolando per ora su “Take Me Out To The Ball Game”, canzone divenuta suo malgrado dal 1908 l’inno nazionale del baseball statunitense e rintracciabile nel vasto mondo musicale nell’interpretazione di oltre 75 artistitra cui il memorabile tiptap di Frank Sinatra e Gene Kelly nel 1949, la melodiosa voce diBing Crosby nel 1960, l’avvolgente sinfonia della prestigiosa Boston PopsOrchestra diretta daArthur Fieldernel 1963, l’incalzante ritmo di Bruce Springstone nel 1982 e dello stesso Vedder nel 2016 durante l’ormai cesellata icona delle World Series 2016, ci soffermiamo ad ascoltare la ballata “Joltin’ Joe Di Maggio” scritta da Alan Courtney e musicata da Ben Homer nel 1941 e quella“I Love Mickey” ispirata da Mickey Mantle nel 1956 e scritta e musicata da Teresa Brewer, Ruth Robert e William Katz.

Era il 1941 quando Joe Di Maggio vinse la palma di miglior giocatore (MVP) in virtù di una media di 125 RBIs, 30 fuoricampo e realizzando quell’incredibile striscia di 91 battute valide in 56 partite consecutive cancellando di fatto la tenuta dell’incomparabile Ted Williams. La sua simpatia, la grazia del gesto e la sua applicazione catturarono la fantasia dell’intera nazione. Giudicato come l’unico giocatore capace di realizzare uno spettacolare show,il grande Joe Di Maggio, che riuscì a riempire anche non poche pagine della cronaca rosa per via del suo matrimonio con Merylin Monroe, e non poteva essere diversamente, viene ancor più esaltato dagli autori della canzone quando precisano che egli, tuttavia, non fosse altro che“solo un uomo e non un mostro” (he’s just a man and not a freak).

Il 1956 invece fu l’anno di Mickey Mantle. Valutato da un magico scout mentre giocava con la squadra del suo liceo, Mickey fu subito messo sotto contratto dalla franchigia degli Yankees e dal suo debutto a 19 anni, nel 1951, sino al suo abbandono, nel 1968, sostituì inizialmente e ricoprì per 18 anni in modo memorabile quel ruolo che era stato proprio di Joe Di Maggio. Nel 1956 dunque, quando vinse la tripla corona dei battitori nell’ambito dell’American League e premiato come miglior atleta dell’anno dai giornalisti specializzati dall’Associated Press, la sua figura di ragazzo d’oro del baseball, la sua giovanile timidezza e soprattutto la sua muscolatura, furono immortalateda una significativa canzone che fece sognare non poche fanciulle in specie quando recitava “mi piacerebbe essere come una pallina ed essere presa al volo direttamente tra le sue braccia” (I’dlike to be a flyball and pop intohisarms-oo) .

Un passaggio ideale tra due grandi che ora vegliano nella Hall of Fame ma questo è solo il primo approccio del coinvolgimento del baseball tra le note musicali. Poichè la storia continua…

Michele Dodde

redazione.lecceoggi@gmail.com

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