IL SALENTO DALL PREISTORIA ALLA MODERNITÀ
CARPIGNANO SALENTINO: Natura e Arte bellezze senza tempo
Carpignano Salentino è un piccolo ma prezioso scrigno che custodisce ricchezze architettoniche, artistiche e culturali dal valore inestimabile oltre ad essere impregnato della sana passione più antica del Salento, quella per la terra, per gli ulivi secolari e il buon vino.
Carpignano Salentino. un altro Comune della Grecìa. Non è un semplice caso che ci porta qui a Carpignano ma la realtà storica con le sue testimonianze,fortemente presenti in ogni angolo del territorio, a,quasi, imporre questo Centro all’attenzione con la necessità di ricordare e raccontare ciò che è avvento, perché il presente ed il futuro non può prescindere dalla Storia e dalla memoria di essa.
Carpignano, oggi con un feudo più ridotto, si parla di una superficie di quasi 50 km², è stata fino ai primi dell’800, una delle aree più estese della Provincia di Lecce e comprendeva numerosi terreni passati poi sotto la giurisdizione dei comuni di Calimera e Melendugno. Uno stemma dei Duchi Ghezzi ritrovato a Roca Nuova ne è piena conferma.
Molte contrade (Pasulu, Santu Totaru, Caloriu, Suji ecc.) sino a poco più di metà del secolo scorso (1960)sono state assegnate ad altri Comuni, pur rimanendo beni di proprietà di cittadini di Carpignano, per cui l’economia del paese non ha aubito grossi contraccolpi. Si tratta di ettari di terreno condotti a oliveto e vigneto con conseguente produzione di vino ed olio, entrambi di ottima qualità. Ne deriva la presenza in zona di numerosissimi, e alcuni ancora visitabili, frantoi, tanti anche i frantoi ipogei e i palmenti.
Oltre ai bellissimi esemplari di ulivi secolari, le vigne con uve negroamaro, malvasia nera, malvasia bianca e zagarese disegnavano un territorio unico. La tradizione viti-vinicola, oggi pressoché dimenticata, è sempre stata fortemente radicata nelle famiglie carpignanesi per le quali il momento della vendemmia si traduceva in una vera festa di condivisione.
Dalla produzione del vino deriva una delle più antiche tradizioni, che ha visto proprio negli ultimi tempi il suo gran ritorno dopo qualche anno di oblio: la Festa te lu mieru, forse la sagra più antica di tutto il Salento.
Il ritorno in grande spolvero della sagra si spera possa essere di spinta per molti giovani del posto di riscoprire il valore delle proprie tradizioni ma soprattutto alla politica maggiore attenzione a tutto ciò che può tornare utile all’economia del territorio.
In un momento di particolare crisi economica che mette sotto accusa il modo di gestire le industrie il predicare di tornare alla campagna può suonare come uno sterile luogo comune; invece, proprio con il ritorno alle antiche vocazioni agricole oggi si può creare l’unica vera opportunità per questi luoghi di riaffermare la propria identità, anche a livello artistico.
L’ espressione artistica, forse di non massimo livello, ma sempre arte è, a Carpignano è ovunque.
La testimoniano, ad esempio, gli affreschi bizantini nella Cripta di S. Cristina, una delle cripte più studiate del Salento. Gli affreschi della Cripta di S. Cristina, firmati e datati, sono degli anni 1075, 1050, 1020 fino all’affresco del Teofilatto del 959. Alcuni studi francesi e inglesi hanno ritenuto questi affreschi bizantini simili a quelli rinvenuti in Cappadocia. E poi come non visitare il Santuario S. Maria della Grotta, probabilmente disegnato dall’autore della Chiesa S. Croce di Lecce e costruito verosimilmente dalle stesse maestranze e la Chiesa Parrocchiale M. SS. Assunta che custodisce tele di inestimabile valore e ricchi altari oltre al battistero del 1594. E ancora la maestosa torre colombaia, situata a pochi passi dal Santuario e il villaggio medioevale di S. Marina dov’è presente una chiesetta del 1700 e i resti del Palazzo Salsedo le cui mura di contenimento furono realizzate sulla base della cripta antica.
Carpignano, in conclusione, è davvero un ottimo mix di cultura, arte e tradizione attraverso il quale si può scoprire la storia di questi luoghi.
Ottavia Luciani