IL CENTRO SINISTRA LECCESE IN AGITAZIONE PER GLI APPREZZAMENTI DI RENZI SU PAOLO PERRONE
Dopo l’intervista a Il Foglio, in cui il premier promuove Perrone, “sindaco di centrodestra che sta facendo bene”, fioccano le reazioni nel centrosinistra locale. Piconese: “Parole che sono pietre”. Salvemini: “Non abbiamo capito niente”.
L’endorsement che non ti aspetti e che genera malumori: in un’intervista a Il Foglio, il premier Matteo Renzi “promuove” il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, sottolineando che nonostante la sua collocazione politica nel centrodestra stia ben amministrando la città. Parlando di realtà italiane, virtuose sotto l’aspetto amministrativo, il presidente del consiglio spiega che ne esistano diverse anche non a guida Pd: “A Lecce c’è un sindaco di centrodestra che sta governando bene”.
Una frase che ovviamente non è piaciuta al centrosinistra leccese, che si sta preparando ad una lunga campagna elettorale contro l’amministrazione uscente e che, da anni, dai banchi dell’opposizione denuncia le carenze dell’esperienza di Perrone a Palazzo Carafa.
Carlo Salvemini ironizza: “Su Lecce non abbiamo capito niente. Insomma a Palazzo Chigi pensano che a Palazzo Carafa io e gli altri consiglieri di minoranza siamo vittime di un abbaglio e prigionieri di pregiudizi. Evidentemente basta trascorrere poche ore a Lecce per capire tutto”.
Netto anche il segretario provinciale del Pd, Salvatore Piconese: “Le parole sono pietre. E le pietre fanno male. È una dichiarazione che non condivido, perché fa male al Pd e al centrosinistra. Mi spiace che a farla sia stato il segretario nazionale del mio partito”.
Luigi Melica (Udc) parla di “ennesima balla” e spiega la dichiarazione del premier come necessità di reclutare il sindaco di Lecce ai fini della campagna referendaria: “Ricordo a Renzi che Perrone ha governato male; anzi non ha governato proprio posto che delle tre cose che doveva fare, periferie, marine e centro storico non ne ha fatta una. Mi chiedo invece, se il Presidente del Consiglio, al quale non mancano le conoscenze, non avrebbe fatto meglio a reclutare bravi giuristi per scrivere meglio la riforma costituzionale, invece di essere costretto, oggi, a fare patti con tutti per non doversi dimettere in caso di vittoria del No”.