CIA PUGLIA ALLE COALIZIONI: “MENO SLOGAN, PIÙ FATTI, AGRICOLTURA SIA VERA PRIORITÀ”
Sicolo: “Mettere le aziende nelle condizioni di assumere, assicurare il reddito, tutelare il Made in Italy”
Puglia e Italia in ritardo su questione idrica, infrastrutture, trasporti, logistica, concorrenza sleale
“Un Governo stabile”, “cinque anni di azioni e programmazione per un Ministero dell’Agricoltura forte, autorevole, al quale siano affidati le risorse e la capacità d’intervento necessarie a realizzare una vera svolta”, nel segno di “una ritrovata centralità del comparto e una tutela reale delle aziende agricole, dei loro prodotti, della redditività, con un regime burocratico e di contribuzioni che permettano alle imprese di lavorare al meglio, di assumere e di fare innovazione, sostenibilità, alzando il livello di competitività nei confronti di chi, in Europa e nel resto del mondo, oggi è messo in condizioni molto migliori rispetto all’Italia di fare agricoltura”. Sono queste le principali indicazioni di CIA Agricoltori Italiani di Puglia alle coalizioni che, il prossimo 25 settembre, sono attese dall’importante tornata elettorale per il rinnovo del Parlamento italiano e la designazione di un nuovo governo.
Dopo i due incontri di venerdì con il Centrosinistra e con Italia sul Serio, oggi lunedì 12 settembre, nella sala convegni dell’Hotel Parco dei Principi a Bari, CIA Agricoltori Italiani si è confrontata prima col Centrodestra poi con il Movimento 5 Stelle e con Impegno Civico per illustrare il proprio documento politico di rilancio dell’agricoltura. Agli incontri sono Intervenuti Marcello Gemmato (Fratelli d’Italia), Mauro D’Attis (Forza Italia), Gianmauro Dell’Olio (Movimento 5 Stelle) e Giuseppe L’Abbate (Impegno Civico). “Il nostro documento”, ha spiegato Gennaro Sicolo, presidente CIA Puglia e vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani, s’intitola significativamente ‘Tempo scaduto’. Di tempo gli agricoltori ne hanno aspettato fin troppo – ha aggiunto Sicolo -, perché quelle che un tempo potevamo chiamare ‘emergenze’ sono diventate ormai da anni una patologia endemica di un sistema da riformare completamente: la burocrazia ci ammazza, riduce la nostra competitività rispetto all’estero, rallenta l’erogazione di fondi stanziati da tempo e poi effettivamente distribuiti dopo anni, si pensi ad esempio ai ristori per le calamità naturali”.
Nel proprio documento politico sull’agricoltura, CIA Puglia indica le priorità su infrastrutture, ricerca, innovazione, sulla necessità di un quadro normativo e fiscale che faciliti le assunzioni di manodopera e la creazione di nuovi posti di lavoro a beneficio del comparto.
“Occorre tutelare davvero il made in Italy – ha dichiarato Sicolo -, assicurando meccanismi, norme e dinamiche che garantiscano il giusto valore economico ai nostri prodotti. Questo obiettivo va centrato seguendo due direttrici: la prima è quella di favorire le aggregazioni per accrescere il potere contrattuale dei produttori nei confronti di intermediari, parte industriale e GDO; la seconda è rappresentata dall’intervento del Governo nazionale e dell’Europa per assicurare norme che non penalizzino le nostre imprese e ci permettano di essere competitivi nei confronti di chi, oggi, opera in condizioni tali da farci una concorrenza sleale”. “La Puglia e l’Italia, in questo senso, sono in ritardo per quanto riguarda le infrastrutture, la ricerca per l’innovazione varietale, soluzioni più avanzate e meno dispendiose per quanto concerne il fabbisogno idrico-irriguo, la messa a punto di un quadro normativo che permetta alle aziende di assumere senza dissanguarsi per oneri contributivi e tassazioni oltremodo elevate e di gran lunga superiori a quelle che gravano sulle imprese di altri Paesi. La questione energetica, quella dei trasporti e la logistica sono altrettanti nodi sui quali intervenire con decisione, apportando cambiamenti e modernizzazione fondamentali per il comparto. Oggi fare agricoltura è diventata un’attività insostenibile per i costi energetici e delle materie prime, ma anche per la burocrazia cieca e pachidermica, per la mancanza di una visione di lungo periodo necessaria a intervenire su emergenze divenute ataviche e mai affrontate in modo strutturale”.