CINEMA E TEATRI APERTI DA FINE MESE: È PIÙ DI UN BEL SEGNALE
Finalmente, qualcosa si muove nel senso della rinascita. La bozza del dpcm che entrerà in vigore il 6 marzo ed avrà durata pari ad un mese, quindi fino al 6 aprile, prevede, infatti, alcune riaperture tanto attese quanto agognate.
A decorrere dal 27 marzo, Giornata Mondiale del Teatro, gli spettatori potrebbero tornare ad animare le sale buie e spente da un lungo anno. Questa è la volontà del Governo, facendo seguito alle richieste di aiuto giunte dagli operatori del settore in questione. Naturalmente, però, nel caso di effettiva apertura sarà obbligatorio attenersi scrupolosamente a quanto previsto dalle norme anti-contagio. Sarà, infatti, fatto obbligo per i fruitori indossare la mascherina, mantenere la distanza minima di un metro, eccezion fatta per i conviventi abituali, e comportarsi in maniera responsabile al fine di evitare assembramenti.
“Il confronto con il Comitato Tecnico Scientifico e le integrazioni ai protocolli di sicurezza potranno – ha twittato il Ministro Franceschini – consentire, in zona gialla, la riapertura di teatri e cinema dal 27 marzo e l’accesso ai musei su prenotazione anche nel weekend.”
Il CTS ha dichiarato, dal proprio canto, che la riapertura dovrà essere valutata quindici giorni prima della data effettiva, vale a dire il 12 marzo al fine di verificare e monitorare la situazione pandemica e la circolazione del virus.
Queste riaperture potrebbero essere al centro del prossimo DPCM.
Il cinema ed il teatro, come più volte ribadito, non sono soltanto un veicolo per favorire la circolazione e la diffusione della cultura, ma sono anche luoghi che ricoprono un importante ruolo sociale ed aggregativo. La chiusura di tali strutture ha contribuito ad un blocco della socializzazione e della condivisione. Certamente, scriver oggi queste parole potrebbe sembrar assurdo, considerando i divieti che scandiscono la quotidianità da lunghi mesi ormai. Eppure, dietro ad ogni sipario che si alzava, ad ogni luce spenta poco prima della proiezione di una pellicola vi erano professionisti, tecnici ed operatori, molto spesso, dimenticati e trascurati; in linea con la filosofia quel che non si vede non esiste.
Nel caso specifico del teatro e del cinema è esattamente l’opposto. La scena e l’opera esistono grazie all’attenta e preziosa opera di quanti si muovono dietro le quinte.
Ed è per questo motivo che la redazione ha deciso di intervistare Giulio Dilonardo, vicepresidente nazionale e presidente per la Puglia e Basilicata dell’Associazione Nazionale Esercenti Cinema (ANEC), componente presso il Consiglio Superiore per il Cinema e l’Audiovisivo Ministero della Cultura ed, inoltre, presidente per la Puglia e Basilicata dell’Associazione Generale Italiana dello Spettacolo (AGIS). Solo in Puglia fanno capo alle associazioni di cui sopra 250 schermi cinematografici e 60 teatri.
“L’impatto del Covid è stato, ed è tuttora, drammatico e devastante. Il nostro settore – ha dichiarato Giulio Dilonardo – è stato tra i primi a subire le chiusure stabilite dal DPCM 8/3/2020. Un anno interminabile, le norme si sono susseguite di settimana in settimana, di mese in mese. Questa situazione ha influito, indubbiamente, anche sulle politiche di sostegno che si sono rivelate essere imprecise e disuguali con l’effetto, in alcuni casi, di esser state erogate tardivamente ed in maniera insufficiente.
I problemi son stati riscontrati dai lavoratori e dagli operatori del settore, anche se il prezzo più alto è stato pagato dalle strutture come cinema e teatri i cui costi fissi non hanno conosciuto pausa e sosta.”
I lunghi mesi in casa hanno fatto sì che si diffondesse sempre più prepotentemente l’abitudine di guardare i film utilizzando le piattaforme dedicate. Il nuovo modo di godere della visione di un film potrebbe rappresentare un danno per le strutture come cinema ed auditorium. Differente è, invece, la situazione che riguarda gli spettacoli da vivo; infatti, il rapporto tra artista e spettatore è indissolubile ed insostituibile, pertanto il futuro non sembra essere particolarmente nuvoloso e grigio.
“Credo – ha concluso Dilonardo – che la data del 27 marzo annunciata dal Ministro Franceschini sia un bel segnale, ma deve esser preso come tale, ossia un’attenzione per un settore che vuole rimettersi in moto e contribuire alla ripartenza del Paese. Tuttavia, ad oggi non vi sono le condizioni necessarie per la riapertura. In quanto aprire le porte dei teatri e dei cinema è un discorso, far ripartire il mercato e l’industria è un’altra cosa. Credo che, in questo momento storico, l’unica speranza sia affidata alla campagna vaccinale ed, inoltre, sarebbe opportuno pianificare sin da ora una ripartenza del settore. È, altresì, necessario un sostegno economico basato su politiche di defiscalizzazione ed, in parte, a fondo perduto. Interventi che dovrebbero partire dallo Stato che dovrebbe sfruttare meglio le risorse new generation, coinvolgere le Regioni e giungere ai Comuni che dovrebbero impegnarsi affinché le strutture siano esonerate dal pagamento delle tasse come IMU e TARI. È oltremodo indispensabile quanto urgente rifinanziare la CIG in deroga e la FIS, per poter scongiurare eventuali licenziamenti. Il settore della cultura non può e non deve perdere nessun lavoratore, nessuna sala cinematografica e nessun teatro.”
Ripatire dalla cultura si può e si deve.