DECRETO MARTINA SULLA XYLELLA: NON CE LO CHIEDE L’EUROPA!
L’azione di Diem25 a livello locale ed europeo per sostenere le ragioni di chi disobbedisce
Diem25 Italia, su impulso dei suoi comitati pugliesi, in particolare quello di Lecce, e con il supporto degli attivisti e dei consulenti presenti a Bruxelles, ha individuato gravi falle nella forma e nella sostanza nel decreto Martina, scoprendo che non solo non ce lo ha chiesto l’Europa ma che è addirittura illegittimo, dal punto di vista della normativa UE, sotto diversi profili.
Da quando è stato pubblicato il decreto, nessuno si è preoccupato di verificare se le sue disposizioni fossero in linea con le normative europee di settore, che l’Italia ha già sottoscritto e recepito. Nessuna delle forze politiche, tanto della ex maggioranza quanto della ex opposizione, evidentemente troppo impegnate in salotti televisivi per svolgere approfonditamente il proprio lavoro istituzionale, è stata capace di individuare questi gravi profili di illegittimità.
Cosa ha scoperto, invece, Diem25?
Il Decreto Martina prevede il ricorso all’uso dell’Imidacloprid all’esterno con dosi massicce, attraverso quattro interventi l’anno a distanza ravvicinata l’uno dall’altro (due trattamenti chimici da maggio ad agosto, due trattamenti chimici da settembre a dicembre) e non essendo supportato da rigorose valutazioni di impatto ambientale sulle persone, sull’ecosistema agricolo e sulle acque, il provvedimento:
è in contrasto con il regolamento di esecuzione della Commissione n. 485/2013, che vieta l’uso dell’Imidacloprid all’esterno, per il quale l’Italia non ha mai chiesto una deroga;
è in contrasto con il recentissimo regolamento di esecuzione n. 783 del 29 maggio 2018, con cui è stato disposto il divieto assoluto dell’Imidacloprid al di fuori delle colture in serra, per i suoi effetti mutageni e altamente tossici;
è in contrasto con la Direttiva 2009/128/CE, che “istituisce un quadro normativo per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei pesticidi”, recepito dall’Italia con il decreto legislativo 150 del 14 agosto 2012, che promuove l’uso della gestione integrata delle specie nocive (IPM), di approcci o tecniche alternativi, come alternative non chimiche ai pesticidi, e impone rigorose valutazioni di impatto ambientale, di cui il decreto invece non ha traccia, soprattutto laddove prevede anche il ricorso all’Acetamiprid, che sarà messo al bando progressivamente entro il 2033, ma per il cui utilizzo la Commissione dispone l’obbligo di valutazioni di impatto sulle acque, sull’ecosistema agricolo e sulla popolazione.
Questo per quanto riguarda il contenuto del decreto. Per quanto riguarda l’iter previsto, invece, la falla è se possibile ancor più grande. Per poter legittimamente produrre effetti, un decreto deve essere notificato alla Commissione Europea, soprattutto su un caso come questo, in virtù dell’articolo 16 (2) della Direttiva 2009/29/CE, concernente “Le misure di protezione contro l’introduzione nella Comunità di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali e contro la loro diffusione nella Comunità”.
La disposizione impone alle Autorità nazionali di comunicare alla Commissione tutte le misure di protezione adottate o previste per contrastare la comparsa di organismi nocivi, cosa che alla data di oggi non è avvenuta.
Il decreto non essendo stato notificato è illegittimo e dunque non può produrre effetti.
Nel momento in cui dovesse essere notificato, la Commissione noterebbe subito il conflitto con le norme europee e, ugualmente, non potrebbe produrre effetti senza la rimozione dei profili incompatibili con il diritto UE:
l’uso massiccio di pesticidi;
la mancanza di valutazioni di impatto ambientale; e
l’uso massiccio di pesticidi vietati o in via di divieto.
Con la denuncia che DiEM25 ha formalmente presentato alla Commissione in data 4 giugno 2016, ha smascherato le bugie di un Ministro e ha dato prova della propria capacità di azione, a livello locale ed europeo, per bloccare un provvedimento illegittimo sotto il profilo giuridico e pericolosissimo per l’uomo e per l’ambiente, in una terra che è già sin troppo martoriata a causa di scelte politiche scellerate.
In attesa di una reazione ufficiale della Commissione europea, Diem25 si farà promotrice di una campagna di informazione e sensibilizzazione e sosterrà le azioni di disobbedienza sul territorio.
Come DiEM25 Lecce abbiamo chiesto e sostenuto l’azione di DiEM25 Italia con l’idea che le problematiche che oggi vive il Salento non debbano essere affrontate come “questioni locali”.
Perché la questione del rapporto fra progresso scientifico, agricoltura e territorio è una grande questione europea, che va pensata come una sfida per lo sviluppo rurale.
Dalla Dichiarazione di Cork del 1996 l’Europa ha messo in primo piano, nella sua agenda, il bisogno di costruire le aree rurali come aree di benessere e coesione sociale, migliorando la qualità della vita attraverso la cura dell’ambiente, del paesaggio, dei contesti urbani. Ogni pezzo del territorio rurale europeo va trattato in questi termini: mettendo la qualità della vita e il benessere collettivo al centro di tutti gli interventi.
La cura del territorio, quindi, deve essere praticata come una sfida pubblica europea, attraverso un processo che tenga insieme la ricerca scientifica di alto livello con la partecipazione degli abitanti e degli operatori delle economie rurali. Cosa che nell’intera vicenda Xylella non è mai avvenuta.
Da ultimo, alla luce dell’azione intrapresa, avanziamo alcune proposte concrete:
chiediamo il blocco del Decreto Martina. Sia chiaro anche al nuovo Governo in carica: noi ci opporremo anche ad un decreto Martina bis;
riteniamo opportuno proseguire il finanziamento delle sperimentazioni promosso dalla Regione;
proponiamo l’istituzione di una “task force” (internazionale e multidisciplinare) di ricerca sul “caso Xylella” su impulso della Regione Puglia, le Università pugliesi e che coinvolga anche gli agricoltori. Dunque un “centro di ricerca” pubblico e che operi con trasparenza e partecipato.