DISTASO (DIT): SULLA CASA DI RECLUSIONE BARESE
“il carcere di Bari ha quasi 100 anni, la struttura non può garantire né sicurezza né spazi idonei per i detenuti”
Questa mattina il deputato di Direzione Italia, Antonio Distaso, ha insieme a una delegazione di Radicali visitato la Casa penitenziaria del capoluogo. Ecco la sua dichiarazione all’uscita
Questa mattina durante la visita nel carcere di Bari, insieme a una delegazione dei Radicali, un detenuto, padre di un bambino di un anno e mezzo, mi ha chiesto un luogo adatto e consono per incontrare suo figlio in carcere. Ma posti del genere ce ne sono davvero pochi. Anzi per nulla. Perché l’edificio che ospita la struttura è del 1920, all’epoca era in periferia e oggi è nel cuore di uno dei quartieri più popolosi della città.
Un carcere che sta per compiere 100 anni ha in sé tutte le carenze urbanistiche che presentano edifici del secolo scorso, figuriamoci di un penitenziario che dovrebbe garantire spazi di socialità e convivenza a favore dei detenuti, ma anche misure di sicurezza per gli addetti ai lavori. Certo la direzione sta facendo sforzi notevoli, anche dal punto di vista dei confort delle celle dotandole di docce in modo che i detenuti non debbano farla in spazi comuni. Grandi sforzi vengono compiuti anche dal personale medico della struttura talmente competente che a Bari arrivano detenuti ammalati da altre strutture.
Ai problemi logistici si aggiungono quelli sociali, inerenti al reinserimento di una struttura dove nonostante la divisione in settori è poi davvero difficile rieducare a una vita “nuova” senza un’interazione con l’esterno che coinvolga anche altre istituzioni, tenuto conto che molto spesso si parla di detenuti extracomunitari che una volta rilasciati finiscono per strada con il rischio di essere nuovamente inghiottiti dalla malavita.