ENTI LOCALI, DECRETO SALVA POLTRONA PER IL 3° MANDATO DEI SINDACI
Per questo Fare! ha appoggiato i governi del Pd?
In arrivo un decreto ad hoc per “salvare” i sindaci con già due cicli amministrativi sulle spalle e consentire loro di ricandidarsi ancora una volta. Fonti qualificate del Pd confermano ad Affaritaliani.it che nel dl Enti Locali, atteso per venerdì in Consiglio dei Ministri, quasi sicuramente ci sarà la possibilità del terzo mandato per i primi cittadini.
Sono in molti, non solo tra le fila delle opposizione, a parlare di un provvedimento ad personam per l’ex leghista ora leader di Fare!. In sostanza, il decreto che permette ai sindaci di ricandidarsi anche se hanno già fatto due mandati sarebbe la contropartita del Partito Democratico e dei renziani in particolare per il sostegno all’esecutivo (sia questo sia il precedente) assicurato a Palazzo Madama dai tre senatori che hanno lasciato la Lega e che sono nel movimento di Tosi.
“Sta per esplodere un caso politico enorme”, afferma ad Affaritaliani.it un deputato dem non vicino all’ex presidente del Consiglio. Le voci sono insistenti e continue e al momento nessuna smentita è arrivata né dal Pd né dal governo. A molti era sembrato strano l’innamoramento (politico) del primo cittadino di Verona per Renzi, dopo tanti anni nel Carroccio (seppur sempre in contrasto prima con Bossi e poi con Salvini), e venerdì dal Consiglio dei Ministri – probabilmente – arriverà il decreto che spiegherà i motivi di questo flirt.
Non a caso, fiutando la notizia, nella serata di martedì Daniela Santanchè (Forza Italia) ha dichiarato: “Sono sempre più insistenti le voci che è prossimo a concretizzarsi il pagamento del Pd al passaggio di fatto di Tosi e dei suoi tre senatori nelle file della maggioranza. Nel prossimo Dl sugli enti locali sarebbe presente la possibilità del terzo mandato per i sindaci: norma ad personam per permettere a Tosi di ricandidarsi a Verona. Sarebbe un clamoroso precedente mai verificatosi in materia elettorale attraverso un decreto legge: un vero e proprio voto di scambio a cui speriamo che il presidente Mattarella non si presti”.