FESTE PATRONALI NEL SALENTO A TARANTO E PROVINCIA – MARTINA FRANCA –
FESTA DI SANTA MARTINA V. M. (antica patrona secondaria di Martina Franca)
MARTINA FRANCA (Taranto) 30 gennaio 2020
Il 30 gennaio ricorre la data liturgica di santa Martina vergine e martire, dichiarata nel 1752 patrona secondaria di Martina Franca. Martina era una tipa tosta, stando a quel che dice una falsa “Passio” (racconto del martirio) inventata a bella posta ai tempi di quel furbacchione di papa Urbano VIII Barberini (lo stesso che sottrasse i bronzi romani dal Pantheon per farne il baldacchino della nuova Basilica di San Pietro, da cui lo sfottò latino “Quod non fecerunt barbari, fecit Barberini”). Non se ne sapeva nulla finchè nel XVII secolo, nella Roma dei papi arrivisti e sempre in guerra al fianco della Spagna contro il mondo intero (altro che Vatileaks!), qualche scrivano compiacente, pur di proporre al popolo nuovi Santi da venerare (e quindi da far fare cassa alla Controriforma) s’inventò che era una nobile fanciulla romana, convertitasi al cristianesimo e perciò in aperto contrasto con le autorità dell’antica Roma. La flagellarono, La costrinsero a sacrificare agli dèi pagani, L’imprigionarono; niente da fare, cristiana era e cristiana rimase. Alla fine, con il fascio littorio (vi ricorda niente questo simbolo?) La decapitarono e dalle vene uscì latte (?). Secoli e secoli dopo il fattaccio, le ossa di santa Martina furono ritrovate e il Suo culto fu rilanciato “urbi et orbi”; persino El Greco, pittore visionario e dedito sicuramente alle droghe leggere (prova ne siano i Suoi quadri, completamente diversi nelle linee e nei colori dal barocco imperante all’epoca) Le fece il ritratto, oggi conservato nel museo “El Prado” a Madrid. Un cardinale martinese, Innico Caracciolo, in un impeto di campanilismo, a Roma si fece investire del titolo cardinalizio (ovvero diventò parroco) della chiesa dei santi Luca e Martina, e, nel 1730, pochi mesi prima di morire, estrasse un frammento osseo di questa vergine e martire, lo chiuse in un preziosissimo reliquiario d’argento (che oggi è permanentemente esposto al MuBa, Museo della Basilica) e lo mandò ai martinesi accompagnato da una bella lettera piena di nostalgia (anch’essa conservata al MuBa) in cui affermava che regalava alla patria lontana la reliquia della Santa che ne aveva lo stesso nome. Martina, che ormai cominciava a farsi conoscere come nuova Santa protettrice contro fulmini e terremoti (i quali erano imperversati durante il Suo martirio, sempre secondo la famosa “Passio” di cui sopra), capitava a fagiolo nella Martina di quei anni: scosse di terremoto continue dal 1710 al 1743 (peggio di Amatrice), una Collegiata medievale mezzo crollata da ricostruire, il campanile svevo puntualmente bersagliato da fulmini (una vecchietta che abitava sotto ci rimase secca per via di un cornicione caduto sulla sua casa)…. Martina si diede da fare e, dopo pubbliche preghiere dei martinesi, Suoi freschi devoti, niente più fulmini e terremoti. Per ringraziarla, Le diedero un posto sulla facciata della nuova Collegiata rococò (in alto a destra per chi la guarda, non potete confondervi, ha il fascio littorio in mano), Le fecero un altare tutto per Lei nel transetto destro con una bella statua nuova di zecca, di cartapesta (non si curarono di riciclare a tal scopo dei scartafacci di notai fasanesi; la magagna è stata scoperta con il restauro della statua nel 2000) e, fino agli anni Trenta, La ricordavano e La invocavano in caso di tempeste e scosse telluriche. Poi, poi, poi….arrivò Don Bosco (festeggiato il 31 gennaio) e Martina dovette farsi da parte (ormai avevano inventato il parafulmine); poi, la guerra; poi, gli anni Sessanta….. Martina oramai era caduta nel dimenticatoio. L’ultimo guizzo di celebrità Lo ebbe negli anni intorno al 2000; fu restaurata la Sua statua e il Suo nome fu ancora imposto alle bambine nate in quel lasso di tempo (erano gli anni di Martina Colombari). Poi…. più niente. La vergine e martire, che teneva cielo e terra ai Suoi comandi, sta lì, sul Suo altare, giusto ad incuriosire qualche turista di passaggio. A stento rimane il Suo ricordo in una filastrocca popolare martinese dei tempi andati, che ricorda i Santi festeggiati ad inizio anno, che qui proponiamo.
“‘A Pasca Bufanègghie
agne fieste pegghie vegghie.
Respuonne ‘a Canulòre:
“verète ca stoche jegghie angore”;
respuonne Sande Vlèse:
“jegghie sckétte agge rummèse”;
respuonne Sand’Andune:
“a regghia maje masckere e sune”;
respuonne Sante Martègghie:
“verète ca stoche angore jegghie”.
Traduzione:
All’Epifania
tutte le feste vanno via.
Risponde la Candelora (2 febbraio):
“vedete che ci sono io ancora”;
risponde San Biagio (3 febbraio):
“solamente io sono rimasto”;
risponde Sant’Antonio Abate (17 gennaio, inizio del carnevale):
“il giorno mio, maschere e suoni”;
risponde santa Martina (30 gennaio):
“vedete che sono rimasta anch’io”.
Web: www.santiebeati.it/dettagli…
Basilica di San Martino, transetto destro – orari di apertura della chiesa – ingresso libero – Info. 0804116554