FESTE – SAGRE E TRADIZIONI POPOLARI SEGNALATE DA LECCEOGGI – SAN PASQUALE BÀYLON NELLA CHIESA DI SANT’ANTONIO Martina Franca
SAN PASQUALE BÀYLON NELLA CHIESA DI SANT’ANTONIO
Martina Franca 17 maggio 2018
L’antica parrocchia di Sant’Antonio da Padova, fondata nel 1497 come convento francescano sotto il titolo di Santa Maria delle Grazie, ospita nella navata sinistra (uno dei pochi esempi di tardogotico a Martina) l’altare in legno scolpito dedicato a San Pasquale Bàylon, francescano alcantarino.
San Pasquale, pastorello spagnolo vissuto nel Cinquecento, fattosi grandicello mollò pecore e bastone per farsi frate, sotto la severa regola di San Pietro d’Alcàntara, altro francescano durissimo di carattere che trascorreva le notti in preghiera invece di dormire e aveva come passatempo preferito il flagellarsi a sangue come penitenza (non per niente Petracone V Caracciolo, duca di Martina nel ‘600 e altrettanto tosto di carattere, era devotissimo di San Pietro e Gli eresse una cappella a Martina e un’altra a Locorotondo, che i pòsteri, forse in odio al duca, pensarono bene di demolire entrambe). Pasquale non era da meno: adorava adorare l’Eucarestia (fu visto in estasi davanti all’ostensorio prodigiosamente sollevatosi in aria), si dice che abbia inventato lo zabaione (deformazione del Suo nome, San Bajon), e per completare tanta santità morì giusto il giorno di Pentecoste del 1557. Durante la guerra civile spagnola del 1937 (la stessa raffigurata nel celebre quadro “Guernica” di Picasso, anche costui in questi giorni ospite a Martina con una mostra a Palazzo Ducale) i “rossi”, ovviamente anticlericali, buttarono all’aria tutte le chiese spagnole (addirittura in una chiesa a Madrid disseppellirono alcune bare di monache che dormivano tranquille il sonno dei giusti sotto il pavimento di una chiesa e le esposero scoperchiate sui gradini della stessa) e se la presero pure col corpo di San Pasquale, che fu bruciato senza che il poveretto avesse alcuna colpa.
Per puro gusto della rima, si dice che San Pasquale di Bailonne sia protettore delle donne. Una vecchia preghiera-filastrocca in italiano (in Calabria è cantata a mò di tarantella, ispirando la “Tarantella calabrese” di Daniele Sepe), ricordata dagli anziani, recita così:
“San Pasquale di Bailonne,
protettore delle donne,
fammi trovare un bel marito
bianco rosso e colorito,
come a voi tale e quale,
o glorioso San Pasquale”.
Tale filastrocca deriva dal fatto che Egli, invocato dalle fanciulle desiderose di un marito, compaia loro in sogno mostrando ad esse il futuro sposo (l’input ve l’ho dato, regolatevi voi…), anche perché, anche se è un fraticello morto a neanche sessant’anni, è un ragazzo di bell’aspetto. Nella chiesa di Sant’Antonio in villa Garibaldi è per l’appunto presente il Suo altare, consacrato da don Isidoro Chirulli, arciprete artefice della ricostruzione barocca della collegiata di San Martino.