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GUERRA HAMAS – ISRAELE

GUERRA HAMAS – ISRAELE

Oggi è il 252° giorno di guerra

Aerei da combattimento israeliani hanno colpito un edificio utilizzato da Hezbollah nel sud del Libano

Aerei da combattimento israeliani hanno colpito un edificio utilizzato da Hezbollah nel sud del Libano. Lo hanno reso noto i militari, scrive The Times of Israel. Nel frattempo, due razzi sono stati lanciati dal Libano verso il nord di Israele. Le forze armate israeliane (Idf) hanno affermato che entrambi hanno colpito aree aperte, senza causare vittime.

 

Benny Gantz: “Ho fatto del mio meglio in un cattivo governo, ora elezioni”

Un appello a tenere al più presto le  elezioni in Israele è stato lanciato dal leader dell’opposizione,  Benny Gantz, che nei giorni scorsi si è dimesso dal gabinetto di  guerra in segno di protesta con le scelte del primo ministro, Benjamin Netanyahu. In un’intervista ai media locali, Gantz ha spiegato di  essere entrato nel governo “ben sapendo che fosse un cattivo governo”  e di aver provato a fare del suo meglio. Il leader dell’opposizione ha quindi accusato Netanyahu di attuare “sempre più” valutazioni  politiche nelle decisioni sulla guerra. In risposta, il Likud – il  partito del premier – ha rilasciato una dichiarazione in cui ha  criticato il fatto che Gantz “abbia deciso di sedersi negli studi televisivi invece che nel gabinetto di guerra dove si continua a fare tutto il possibile per liberare tutti i nostri ostaggi e distruggere  Hamas”.

 

Il ministro della Sicurezza nazionale israeliano, Itamar Ben-Gvir ha dato disposizioni di di non fornire protezione ai convogli umanitari diretti a Gaza

Il ministro della Sicurezza nazionale israeliano, Itamar Ben-Gvir, ha scavalcato il capo nazionale della polizia Kobi Shabtai e ha chiesto al suo vice, Avshalom Peled, e al comandante del distretto meridionale, Amir Cohen, di non fornire protezione ai convogli umanitari diretti a Gaza, sostenendo che si tratta di una missione militare. Shabtai lo e’ venuto a sapere dopo che il capo di Stato maggiore dell’esercito Herzl Halevi si è lamentato con lui degli attacchi sferrati ai camion dagli attivisti di estrema destra.

 

Il presidente Biden: “Un accordo sul cessate il fuoco a Gaza non sarà raggiunto a breve, ma non ho perso la speranza”

Un accordo sul cessate il fuoco a Gaza non sarà raggiunto a breve, ma “non ho perso la speranza”. Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, in un breve scambio di battute con i giornalisti a margine del G7 dopo aver posato per la foto di famiglia dei leader. Alla domanda se i leader abbiano discusso l’accordo di cessate il fuoco a Gaza, Biden ha risposto: “Sì”, riferisce il pool al seguito del presidente americano. Alla domanda se è fiducioso che troveranno presto un accordo, ha detto “No”, aggiungendo: “Non ho perso la speranza”. “Hamas deve muoversi”, ha aggiunto Biden.

 

Il Cardinali Zuppi e 160 pellegrini a Gerusalemme accolti dal patriarca latino, Pierbattista Pizzaballa

“Siete coraggiosi, siate contagiosi”. Ovvero, siate i primi di tanti pellegrini che tornano a visitare la Terra santa martoriata dalla guerra israelo-palestinese. Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, accoglie a braccia aperte Matteo Zuppi, cardinale arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, e i 160 pellegrini giunti oggi dall’Italia,in gran parte dal capoluogo emiliano, ma anche da altre città italiane. La loro prima tappa è Gerusalemme, raggiunta sui pullman da Tel Aviv, lungo una strada che costeggia Ramallah ed è contraddistinta da un lato dal muro a difesa del territorio israeliano e dall’altra, all’opposto, dal filo spinato che delimita le zone palestinesi. Turisti pochi, traffico tanto: il viaggio si dilunga e le guide elencano le molte restrizioni con cui deve fare i conti quotidianamente chi vive da queste parti. Ma di questi tempi, oltre che negli spostamenti, si soffre per “chiusure, dolore e sofferenza”. E c’è tanta “paura”. Dunque, “ringrazio Zuppi per questa iniziativa coraggiosa in un periodo in cui tutti hanno paura a venire. Organizzare un pellegrinaggio di solidarietà non solo con i cristiani ma con tutta la popolazione della Terra santa, con Israele e la Palestina, spero sia un gesto che venga ripreso anche da altri perché abbiamo bisogno della presenza di pellegrini, porta serenità e riporta la vita in tante famiglie senza lavoro da mesi”. Il solo arrivare riporta “sorrisi e un pò di fiducia” anche se si sa benissimo che “non scoppierà la pace in questo momento terribile in cui gli unici segni che vediamo sono violenza e guerra. Ma abbiamo bisogno di vicinanza, ci dice che ci possiamo contare e ci sono tanti amici nel mondo”. E oggi “la Chiesa di Bologna rappresenta la Chiesa italiana”. E’ tanto, è poco? E’ tanto in un periodo in cui “l’altro è colui di cui si ha paura”, dice Pizzaballa.

Gerusalemme, “città della pace”, accoglie i pellegrini con storie di famiglie divise e alle corde. Per Pizzaballa e i religiosi Custodi, da Bologna arrivano un’icona, le croci di San Petronio e il Parmigiano. E lui assicura: “Quando la guerra finirà, e finirà, quando dovremo ricostruire, e ricostruiremo, ci ricorderemo di chi ci è stato vicino e diremo che la Chiesa italiana ci è stata vicina”. Il primo atto del pellegrinaggio di pace è una messa al Getsemani, l’orto degli Ulivi dove Gesù fu tradito e consegnato; le letture ricordano quell’episodio e la capacità di affrontare un tradimento affidandosi, sembra quasi fatto apposta. I frati custodi di Terra Santa ringraziano i pellegrini arrivati dopo mesi dopo “anni difficili”: il Covid prima, la guerra dopo. “Dall’8 ottobre abbiamo sentito e visto un vuoto, speriamo- dicono anche loro- che presto riprendano i pellegrinaggi” dopo l’idea apripista nata a Bologna. “Speriamo che incoraggiate anche altri” a partire, insistono anche loro.

luciani.2006@libero.it

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