GUERRA HAMAS – ISRAELE
Oggi è il 297° giorno di guerra
Tenenti, portavoce Unifil: “C’è ancora spazio per la via diplomatica”
“La preoccupazione non manca, ma lo spazio per una soluzione diplomatica è ancora aperto”. Lo dice il portavoce di Unifil Andrea Tenenti, in una intervista al Corriere, dopo l’attacco nel Golan a pochi chilometri dalla Linea blu, con la morte di civili, per di più bambini. “L’episodio di sabato è sicuramente tragico anche perché coinvolge vittime civili e per di più minori e ha portato in qualche modo in evidenza una situazione drammatica – ha affermato -. Ma va ricordato come negli ultimi dieci mesi gli episodi siano stati tanti. In Libano sono più di cinquecento ad aver perso la vita. Non è una novità, certo in questo conflitto. Ma una situazione come questa resta preoccupante, così come qualsiasi escalation o miscalculation potrebbe appunto ampliare il conflitto, non più solo sulla Blue line. Ma c’è ancora spazio per una soluzione diplomatica”.
“C’è la consapevolezza che un conflitto diretto tra Israele e Libano si tradurrebbe in un conflitto regionale. Ma ci sono anche degli strumenti a disposizione per impedirlo. La risoluzione Onu n. 1.701 che ha dato vita alla nuova missione nel 2006 è vista all’interno del Consiglio di Sicurezza come l’unica risoluzione che possa portare stabilità al sud del Libano. Solo tramite la 1.701 si può cercare di far avanzare il processo di pace. Ovviamente restano in atto i contatti tra le parti” aggiunge.
Vali Nasr, direttore della scuola di politica della Johns Hopkins University: “La strage sul Golan, probabile errore non riconosciuto di Hezbollah”
“Il governo degli Stati Uniti dice che il missile (della strage sulle Alture del Golan) è stato sparato da Hezbollah. Hezbollah nega. Le circostanze sono peculiari. Perché Hezbollah avrebbe mirato a un villaggio druso? Ma è successo e Israele lo vede come un attacco diretto contro il territorio e i civili israeliani e minaccia una rappresaglia. È possibile che fosse un errore da parte di Hezbollah, un errore di obiettivo o qualcosa del genere ed è per questo che negano di esserne responsabili. Dietro le quinte, nel frattempo, ci sono stati scambi di messaggi tra gli Stati Uniti e l’Iran per discutere che cosa potrebbe accadere in caso di escalation”. Lo dice al Corriere Vali Nasr, il direttore della scuola di politica internazionale della Johns Hopkins University che fu anche un consigliere sul Medioriente dell’amministrazione Obama.
“L’amministrazione Usa non ha cambiato posizione (gli Usa non vogliono la guerra e cercano la de-escalation) ma non ha ottenuto un cessate il fuoco a Gaza: la ragione per cui Hezbollah e gli Houthi continuano ad agire in questo modo non è venuta meno – afferma -. Non penso che le elezioni siano una ragione sufficiente. Penso che ci fosse da una decina di giorni una escalation al confine libanese e Israele aveva minacciato una invasione del Libano e una guerra più ampia. Questo attacco, che fosse voluto o un errore di obiettivo, è avvenuto in questo contesto”.
Giorgia Meloni: “Preoccupa il Libano, Israele non cada nella trappola dell’escalation”
“Io sono molto preoccupata per quello che sta accadendo in Libano, per il rischio di una escalation regionale, proprio mentre sembrava che ci potessero essere degli spiragli e anche questo è un elemento che va valutato. Sono in contatto con il ministro degli esteri, con il governo, e con gli alleati, in questa fase bisogna continuare a passare messaggi di moderazione”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni rispondendo alle domande dei giornalisti in un punto stampa a Pechino.
“La Cina sicuramente anche qui può essere un interlocutore molto importante – ha aggiunto – nel lavoro per la normalizzazione nei rapporti particolarmente tra Paesi Arabi e Israele” per i suoi rapporti “con Teheran, con Riad”. “Ogni volta che ci sembra di essere un po’ più vicini all’ipotesi di un cessate il fuoco accade qualcosa – ha osservato Meloni -. Significa che ci sono diversi soggetti regionali che puntano un’escalation e che puntano sempre a costringere Israele a una reazione, lo dico anche per invitare Israele a non cadere in questa trappola”.