Guerra in Ucraina
Oggi è il 979° giorno di guerra
Kiev: almeno 11 feriti in un raid russo a Kryvyi Rih
Le truppe russe hanno attaccato Kryvyi Rih, la città natale del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, con un razzo che ha causato il ferimento di almeno 11 persone. Lo ha reso noto il capo dell’amministrazione statale regionale, Serhiy Lysak, come riporta Ukrainska Pravda.
Zelensky: Iran negozia con Russia per trasferire missili a Mosca
L’Iran non ha ancora trasferito missili balistici alla Russia. Tuttavia, tra i due Paesi sono in corso “negoziati approfonditi” riguardo alla fornitura. Lo ha riferito Rbc-Ucraina citando il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel corso di una conferenza stampa con i partecipanti al vertice Ucraina-Europa del Nord.
Zelensky: ‘”Circa 12.000 soldati nordcoreani presto in Russia”
Circa 12.000 soldati nordcoreani saranno “presto” in Russia per l’addestramento. Lo ha detto oggi il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che si aspetta di vederli poi sul campo di battaglia in Ucraina.
“Ci sono già 3.000 soldati nordcoreani sul territorio russo.
Secondo i nostri servizi di intelligence saranno presto 12.000”, ha detto durante un vertice in Islanda con i leader dei Paesi nordici, denunciando una nuova “escalation” del conflitto.
Usa: comunicato a Pechino nostra preoccupazione su soldati nordcoreani
Gli Stati Uniti hanno annunciato oggi di essere in contatto con le autorità cinesi in merito al dispiegamento di soldati nordcoreani in Russia. “Abbiamo comunicato con la Cina a tal proposito per far loro capire che siamo preoccupati e che dovrebbero preoccuparsi per l’azione destabilizzante di due dei loro vicini, la Russia e la Corea del Nord”, ha dichiarato alla stampa il portavoce del dipartimento di stato, Matthew Miller, ricordando che Pechino ha “una voce influente” nella regione.
Lituania: centrosinistra vince elezioni: “Ora aumentiamo le spese per difenderci dalla Russia”
Il partito socialdemocratico di opposizione della Lituania, subito dopo il primo posto ottenuto alle elezioni parlamentari, ha promesso di spendere ”tutto il denaro necessario” per la sicurezza e la difesa per contrastare la potenziale minaccia russa. ”Il nostro manifesto elettorale dice che la spesa per la difesa non dovrebbe essere inferiore al 3,5% del Pil, e questo è inevitabile”, ha dichiarato la leader europarlamentare Vilija Blinkeviciute, dopo che il suo partito di centro-sinistra ha conquistato al parlamento 52 dei 141 seggi disponibili.
Sotto il governo conservatore uscente, lo Stato baltico, che condivide un confine di 275 chilometri con la Russia, era stato tra i più forti sostenitori di Kiev all’interno dell’Ue e il più feroce critico di Mosca. Blinkeviciute ha promesso che le cose non cambieranno. Sondaggi menzionati dal Guardian rivelano che ben tre quarti dei 2,8 milioni di lituani credono che il Paese possa essere l’obiettivo di un’invasione russa nel prossimo futuro. Il Paese è già tra i primi finanziatori della Nato e destina circa il 3% del suo Pil alla difesa. Secondo l’Istituto tedesco di Kiel, la Lituania è anche tra i primi tre Paesi in termini di aiuti all’Ucraina in relazione alle dimensioni della sua economia.
I socialdemocratici, che sono stati al potere per l’ultima volta dal 2012 al 2016, dovrebbero avviare i negoziati per la formazione di una coalizione con l’Unione dei Democratici di centro-sinistra ”Per la Lituania” e l’Unione degli Agricoltori e dei Verdi lituani. Il partito di centro-destra del premier uscente, Ingrida Simonyte, Unione della Patria – Democratici Cristiani Lituani, è arrivato secondo con 28 seggi e il suo leader, il ministro degli Esteri Gabrielius Landsbergis, ha prontamente rassegnato le dimissioni. Secondo gli analisti, la coalizione a tre auspicata dai socialdemocratici, che avrebbe solo una sottile maggioranza di 74 seggi, potrebbe rivelarsi troppo fragile per durare a lungo senza l’appoggio di un nuovo partito nazionalista, Nemunas Dawn, che ha ottenuto 20 seggi. Ma i socialdemocratici hanno escluso di andare al governo con i nazionalisti guidati dall’ex parlamentare Remigijus Zemaitaitis, dimessosi l’anno scorso per presunti commenti antisemiti e sotto processo con l’accusa di incitamento all’odio.