LA GUERRA IN UCRAINA
Oggi è il 567° giorno di guerra
Quando Prigozhin servì a cena Bush: “Tutto quello che so è che sono sopravvissuto”
E’ il 2006. I rapporti tra Washington e Mosca risentono ancora dello “spirito di Pratica di Mare”, come lo definì Silvio Berlusconi. Distensione e collaborazione tra i due ex arcirivali. La Russia quell’anno e’ padrona di casa del vertice del G8, che si svolge a San Pietroburgo. A margine del summit si svolge una cena che vede attovagliati i leader delle due potenze nucleari, George W. Bush e Vladimir Putin, insieme alle rispettive consorti. In una delle foto ufficiali che immortalarono l’evento si vede un uomo calvo che porge, deferente, una bottiglia all’inquilino della Casa Bianca, il quale ha l’aria di chi non abbassa la guardia nemmeno in un’occasione conviviale. Quell’uomo è il futuro capo del gruppo Wagner, Evgheny Prigozhin, all’epoca ancora solo lo “chef di Putin”.
A far riemergere lo scatto è stato lo stesso Bush che, nel suo intervento via video alla Yalta European Strategy Conference, svoltasi a Kiev, è stato interpellato sulla morte dell’allora semplice ristoratore. A chi gli chiedeva se avesse trovato il decesso di Prigozhin “scioccante”, Bush ha risposto: “No, quello che è stato scioccante per me è vedere l’altro giorno una foto del vertice del G8 a San Pietroburgo nel quale lui era il tizio che mi serviva il cibo”.
“Era il cuoco di Putin, ed era nella foto”, ha proseguito l’ex presidente con un sorriso, spiegando di non ricordare molto dell’incontro. “Tutto quello che so è che sono sopravvissuto”, ha scherzato. A una successiva domanda sulla possibilità che il capo del Cremlino sopravviva a una eventuale sconfitta sul campo in Ucraina, Bush ha risposto diplomatico: “Spetta al popolo russo. Non spetta al popolo americano. Non spetta al popolo ucraino. Tocca al popolo russo decidere. Sono persone intelligenti”.
Media tedeschi: probabile che greggio russo arrivi a Berlino via India
I dati dell’Ufficio federale di statistica tedesco indicherebbero che la Germania continua a importare grandi quantità di petrolio russo attraverso l’India. Lo riporta Tagesschau, sottolineando che le importazioni dall’India si sono moltiplicate. Secondo i dati attuali dell’Ufficio federale di statistica le importazioni di prodotti petroliferi dall’India nei primi sette mesi di quest’anno sono aumentate di oltre dodici volte rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, come ha annunciato oggi l’autorità di Wiesbaden. Secondo l’Onu, l’India, a sua volta, acquista grandi quantità di petrolio greggio dalla Russia. Le importazioni dall’India sono “principalmente gasoli utilizzati per produrre gasolio o gasolio da riscaldamento”, hanno spiegato gli statistici. L’India produce poi questi gasoli dal petrolio greggio, che il Paese acquista in grandi quantità dalla Russia, che è soggetta alla sanzioni in seguito alla guerra di aggressione contro l’Ucraina. Nei primi sette mesi di quest’anno, rilevano i dati, sono stati importati in Germania prodotti petroliferi dall’India per un valore di 451 milioni di euro. Si trattava del 2,4% di tutte le importazioni tedesche di prodotti petroliferi in questo periodo. Nello stesso periodo dell’anno scorso erano stati solo 37 milioni di euro.
Il cardinale Zuppi in partenza per la Cina: “Guerra è un incendio che un cuore in pace può spegnere”
“Non ci esercitiamo nell’arte della guerra, del coltivare l’odio, di rispondere al male con il male, dell’umiliazione e del possesso del prossimo perché non sappiamo amare. Impariamo l’arte della vita, l’arte di Dio: amarci gli uni gli altri, conoscere e riconoscere la bellezza di ciascuno, il dono che siamo gli uni per gli altri. È l’arte che non si smette di imparare, che dà la vita e rende piena quella di ognuno. È vero: la guerra è un incendio terribile, che non rispetta nessuno, ma un cuore in pace può spegnerlo e fare crescere la pace”. Così il cardinale Matteo Zuppi, in partenza per Pechino per la missione di pace per l’Ucraina voluta dal Papa, intervenendo al convegno sulla pace organizzato a Berlino dalla Comunità di Sant’Egidio. “Quando inizia questo tempo di pace, che sembra un sogno impossibile per un mondo attraversato dalla pandemia della guerra, che accetta siano svuotati i granai e riempiti gli arsenali che lo distruggono? Quando arriva questo tempo per chi combatte in una trincea ucraina o nella dimenticata Siria, per chi è abbandonato nella disperazione del deserto senza vie e senza acqua o nell’immensità del mare esposto alla forza delle acque solo nella sua angoscia? – si domanda il presidente della Cei -. Quando arriva questo tempo che viene rubato da tanta indifferenza, dalle complicità antiche e recenti con la violenza che inizia sempre dai pregiudizi e dalla ignoranza che si impadroniscono del cuore e della mente e che finisce inevitabilmente per armare le mani? Arriverà mai questo tempo se sprechiamo tante opportunità di cambiare, sedotti dall’individualismo che fa credere di stare bene cercando una felicità individuale, se ci riempiamo di preoccupazioni inutili, come se bastasse starsene in pace per trovare pace? Arriva questo tempo se pensiamo di dovere curare prima le nostre ferite, ritenendoci sempre troppo deboli senza mai iniziare a lavorare con umiltà nel servizio ai fratelli più piccoli di Gesù? Quando inizia il tempo del Signore in un tempo che pensa di averne sempre e ha il lusso di sprecarlo, sciupando opportunità tanto che non facciamo tesoro di tanta infinita sofferenza conseguenza della pandemia della guerra?”.