L’ANGOLO DEDICATO AL LIBRO
Il banchiere assassinato di Augusto De Angelis
Da un’idea di due libraie, Mariana Marenghi e Barbara Monteverdi del Covo della Ladra, nasce la serie “I dobloni”, uno scrigno prezioso che ripropone narrazioni dimenticate, che hanno fatto la storia del giallo, ma che sono sparite dai radar. Iniziativa meritevole e meritoria, difatti, grazie a loro, ho scoperto Augusto De Angelis e il suo “Il banchiere assassinato (le undici meno una)” , opera del 1935, un poliziesco tutto italiano, un giallo classico deduttivo che è la prima avventura del Commissario De Vincenzi.
La scrittura di De Angelis è grandiosa, ma non pomposa; elegante, ma confortevole. Passaggi descrittivi di rara bellezza, suggestivi, poetici, vestono Milano di nebbie e segreti, per dare spessore ad un’atmosfera di intrigo, mistero e imprevedibili sviluppi.
La trama parte con una coincidenza che annuncia una morte facendo presagire una rapida soluzione. In realtà ben presto il commissario capirà, con intuito e psicologia, che le cose sono molto più complesse.
Belli i personaggi, tratteggiati con cura, lasciando al lettore alcune libertà uniche per figurarseli con tridimensionalità. Grande importanza ai caratteri e alle indoli, sono figure enigmatiche, tragiche, finanche drammatiche nella loro intenzione di tacere importanti dettagli, decisi ad immolarsi per chi amano. “Il banchiere assassinato” ci parla di legami, di amori, opportunità e ovviamente di delitto. Uomini e donne che De Vincenzi, da investigatore e protagonista, dovrà imparare a conoscere e comprendere nei comportamenti e nelle ostinazioni.
La trama è dinamica e procede tra interrogatori, ritrovamenti, interpretazioni delle prove e sorprese. L’autore gioca col suo pubblico lealmente: gli indizi vengono narrati, le rivelazioni al momento opportuno sono rese note, così che i lettori possano seguirlo passo dopo passo fino ed arrivare alla soluzione con il suo protagonista. Non mancano attimi di incertezza e tensione, per una narrazione che è intrigante e piacevole.
La società milanese del tempo è resa con chiarezza e, sebbene sia così lontana dalla nostra quotidianità, riusciamo a comprenderla ed a immergerci nelle sue pieghe.
Su tutto, sicuramente, spicca il protagonista: è una figura carismatica, affascinante, uno studioso, un lettore, un fine conoscitore dell’animo umano. Bello stare in sua compagnia, vedere l’ammirazione dei sottoposti, la capacità di rapportarsi coi superiori. Uomo intelligente, che si fida del suo intuito, De Vincenzi entra nel cuore.
“Il banchiere assassinato” è un’opera da leggere, per gli amanti del genere e non solo, perché è rappresentazione della nostra produzione letteraria che nulla ha da invidiare ai gialli del tempo d’oro inglese.
Disponibile in ebook e in cartaceo, mi sento solo di dare un piccolo consiglio a chi lo ha ritrovato e riproposto in una veste grafica piacevole: ingrandire un po’ il carattere di stampa della versione cartacea, per dare maggior facilitazione nella lettura a tutti coloro che amano tenere un libro in mano, sentirne il profumo e il frusciare delle pagine, anche se la vista non è più ottimale.