L’ANGOLO DEDICATO AL LIBRO
L’ENIGMA DELL’ULTIMO TEMPLARE
di Daniele Salerno
La trama non è solo coinvolgente, è travolgente. Gli eventi si snodano e si arrotolano fra di loro, iniziando da una brumosa visione in terra di Francia nel 1127 per giungere sino ai giorni nostri. Il filo conduttore di questa narrazione è un comandamento misterioso, scaturito da un anatema, che scorre silenziosamente attraverso i secoli, oltrepassando i confini tra le nazioni senza alcun passaporto, occultato sapientemente da quello stretto vincolo di omertà che contraddistingue chi consacra formalmente la propria esistenza ad un doppio voto, monastico e cavalleresco. Colui che rivelerà il mistero nella Roma contemporanea è un militare che in gioventù aveva risposto alla chiamata di Dio, senza riuscire però a perfezionare la propria vocazione; un uomo che indossa una divisa portando l’Altissimo nel cuore e rispondendo ad un nome ed un cognome che sono la trasposizione anagrafica dell’appellativo dell’ultimo Gran Maestro dei Templari conosciuto al mondo, arso vivo a Parigi nel 1314. Accanto a lui, un fedele subordinato che riflette il nome ed il cognome del Precettore del Tempio di Normandia, il quale condivise il rogo con il Gran Maestro. Un caso? Non si direbbe davvero! Attorno a loro, un Papa, un Cardinale, i più alti esponenti di un Ordine che ha continuato ad esistere nei secoli sotto forma di società segreta, la quale ha inglobato ed ingloba le più alte espressioni del potere e dell’ordine costituito di tutte le nazioni. Un intricatissimo gioco di specchi pronti a trasformarsi in acuminati e taglienti scaglie di vetro capaci di togliere la vita, all’interno del quale si riflette da lungo tempo un progetto estremo architettato da una mente potentissima e deviata. In questa miscela di fatti storici perfettamente descritti e collocati e di eventi subdoli, sopiti, occulti, la tensione, lo stupore e la suspense crescono pagina dopo pagina in modo esponenziale, regalando al lettore ripetute scariche di adrenalina. Ciò che rende singolare questa lettura è che l’architettura della trama, così come è stata concepita, potrebbe ipoteticamente rimandare non ad un romanzo, ma ad un lungo scoop giornalistico costituito da fatti realmente accatuti e destinati a rimanere sconosciuti al mondo. Una storia inquietante ed affascinante al tempo stesso, un’avventura letteraria che non ha fine, in quanto l’epilogo lascia spazio alla continuazione di questa vicenda. L’essenza che permea questo racconto, il malicidio, è un concetto che mi ha non solo fortemente impressionata, ma conquistata; il malicidio, per sua natura, non può, non deve e non vuole essere sradicato. Deus vult.
Lo stile dell’autore è semplicemente sublime: scorrevole, chiaro e disinvolto ma sempre garbato, impeccabile, invitante. Daniele Salerno ha saputo alleggerire una trattazione dalle tinte molto fosce con inserimenti comici e gioviali, con descrizioni leggere e rasserenanti, a tratti estatiche, regalando al lettore una serie di pause diversive che consentono di riprendere fiato tra un’emozione e l’altra. Gli indispensabili passaggi in latino trovano tutti un’adeguata traduzione a piè di pagina.
Il ritmo della narrazione è nel suo complesso velocissimo, pressante, contraddistinto da continue ed imprevedibili rivelazioni e colpi di scena che sanno puntualmente sbalordire ed inducono a continuare la lettura mantenendo estremamente desta l’attenzione e sempre viva l’emozione.
La parte descrittiva ed i riferimenti storici sono tutti molto curati e precisi, forniti nella giusta misura onde connotare adeguatamente i personaggi, le epoche storiche, gli eventi e gli scenari in cui questi ultimi si svolgono, ma senza mai dilungarsi in inutili e tediose minuzie.
Non posso che complimentarmi con Daniele Salerno per questa sua opera, alla quale mi auguro vorrà dare un seguito nel futuro.