L’ANGOLO DEDICATO AL LIBRO
HIC EST SANGUIS MEUS di Giorgio Paganucci
Un romanzo storico di grande fascino, dove il mistero si accompagna in modo egregio alla quotidianità, mettendo in risalto il lato umano e politico in una terra lontana. Siamo abituati a leggere opere di narrativa dove l’inimicizia tra Francia e Inghilterra è protagonista all’interno della nostra Europa. “Hic est sanguis meus” ci porta nel diciottesimo secolo in Canada, nella sottile pace pregna di tensioni tra possedimenti francesi ed inglesi, dove la fede di Santa Romana Chiesa balla con diverse confessioni ed eresie, dove i nativi devono barcamenarsi con questi bianchi pericolosi non solo per le armi, ma per le malattie che portano e dalle usanze diverse. Aggiungete un manoscritto sottratto da una tomba, fatti violenti, morti misteriose e segreti da svelare che si rifanno ai templari, e potrete ben presto capire la passione che questo romanzo è in grado di scatenare.
La scrittura di Giorgio Paganucci è bellissima, nelle descrizioni, nella profondità che viene elargita con naturalezza, nella musicalità di una scorrevolezza sempre interessante ed intrigante. Le sue parole rendono la storia viva, vibrante, comprensibile. L’opera è un viaggio nel tempo dove i personaggi li percepiamo concreti, persone che respirano, soffrono, amano, indagano e cercano sviluppando rapporti di amicizia o di mutua utilità. Accanto a figure vissute realmente, ci sono coloro che sono frutto della creatività dell’autore che posseggono una verità suggestiva, è facile con loro instaurare legami emozionali e seguirli con partecipazione.
Vite e storie si intrecciano per regalare una trama unica, dai tanti colori, sfaccettata e complessa come la realtà. Abbiamo Renè, il giovane medico nei panni di un investigatore, che dovrà risolvere un rebus mettendo la sua stessa vita in pericolo; Yo-a intraprendente ragazza meticcia alla ricerca del proprie origini; Baldo che accompagna un inquisitore e tiene informato, tramite epistole, il cardinale Ruffo sulle azioni e stranezze alle quali assiste e nelle quali ha un ruolo; insieme, questi giovani rappresentano il terzetto protagonista, un triangolo nel quale la storia si muove, si agita e s’innalza.
Il ritmo è sempre alto, perché tantissimi sono i punti di interesse che si riscontrano nella narrazione. Veniamo trasportati nella parte in mare come in quella in terra, assistiamo alle difficoltà dei coloni che cercano una vita dignitosa, o scappano dai ricordi amari che hanno lasciato nella natia patria, che affrontano la rigidezza di un clima diverso, i pericoli di una nuova terra e le costanti avversità portate dall’uomo. Incantati seguiamo le parti dedicate ai nativi, dove ne apprezziamo un tempo che scorre in modo diverso rispetto alla frenesia dei coloni, la saggezza di coloro che si tramandano insegnamenti e storie, con timore vediamo le diverse culture incontrarsi, scontrarsi, fondersi. La religione e la politica che sono un tutt’uno, influenzando decisioni e schieramenti, riflettendosi sulla vita del popolo. Esistenze semplici ed altre straordinari e in tutto ciò la tensione che viene dal mistero e dalla ricerca, con quegli atti che devono avere un senso e un colpevole, tutti da scoprire, decifrare, fermare.
“Hic est sanguis meus” è avventura ed emozione, agite in un contesto storico magistralmente descritto e, proprio perché lontano dai teatri usuali che il genere tratta, appare davvero una terra di confine da esplorare. Un’opera capace di conquistare un pubblico ampio, che va oltre gli amanti del genere. Accattivante anche per i giovani che potranno riflettersi nei protagonisti e restare stregati dai segreti celati nel tempo.