L’ANGOLO DEDICATO AL LIBRO
NOI CHE CI VOGLIAMO COSÌ BENE di Marcella Serrano
Il primo romanzo di Marcela Serrano, scritto nel 1991.
Un romanzo al femminile in cui le protagoniste sono 4 amiche che, nell’estate del 1990, decidono di riunirsi nella casa su un lago di una di loro.
E’ una piccola fuga da lavoro, mariti, figli, dalla quotidianità che le insegue e le vincola ogni giorno. Tra passeggiate nella natura, chiacchierate e un bicchiere di vino, la casa diviene un raccoglitore di racconti, di emozioni, di ripensamenti, ricordi e anche di rabbia.
Una scrittura semplice e lineare permette un’immersione completa nel racconto, nell’atmosfera della casa e nelle emozioni delle protagoniste.
Di seguito un breve brano: «”Qui sto bene. È tutto molto grigio, in sintonia con me stessa.”
“Il vino mi avvicina alla terra: è per questo che mi piace.”
“Dove andranno a finire i sogni di tutte le signore Wilson, tutti quei sogni che non si sono avverati.”
“Non sono né bella né brutta, Né alta né bassa. Né grassa né magra. I capelli non sono né scuri né chiari. Il mio aspetto rispecchia profondamente il mio essere. Né eccentrica né invisibile. Emana da me una sorta di equilibrio. Maria direbbe che questo è maledettamente noioso. Spero che il tempo la convinca del contrario. La mia grande conquista è la serenità. E questo mi sembra già abbastanza.”
“Forse mi si potrebbe accusare di essere più spettatrice che protagonista degli avvenimenti. Nel qual caso mi difendere rispondendo che i reali protagonisti nella vita sono in verità molto pochi e che la capacità di osservare – neppure quella di analizzare – oggi è molto diminuita perché tutti vogliono essere al centro. Io non sono la protagonista di queste pagine. Ci sono solo donne, tanti tipi diversi di donne. Eppure così simili, tutte; abbiamo molto in comune.”
“Ora voglio la mia indipendenza e guadagnarmi da vivere nel mondo privato, con quella libertà – e mal di testa – che dà soltanto l’essere padroni del proprio posto di lavoro. Nel mio caso, facendo ricerche, nel silenzio dei miei libri. Non cambierei l’odore della biblioteca dell’Istituto per niente al mondo.”
“D’improvviso immaginai di essere io la persona osservata, poiché succede che ciò che risalta in una persona dipende sempre dal tipo di sguardo che le indirizza l’osservatore.”
“La cosa certa è che era bella. Ma non era una bellezza né tipica né classica. Ciò che possedeva era un’aura attraente. Sì, più che bella era questo: maledettamente attraente.”
“Cercavamo di rubare la pace alla notte prima di andare a dormire. Forse eravamo stanche ma non ce ne accorgevamo. Era più importante il fatto che quel paesaggio ci stava contenendo tutte e quattro, tutte e quattro insieme.”
“Vi regalo un pensiero, ragazze, perché possiate dormire tranquille: la cosa migliore è essere assolutamente banali. Che nessuna si senta svilita perché non è stata un’eroina… essere obbligati a morire, sognando la terra cui non si fece mai più ritorno…”
“Come ho fatto a sopportare me stessa, vorrai dire. È STATA COLPA MIA. È per questo che ho chiuso il capitolo matrimonio. Perché se mi innamoro, perdo ogni dignità. Perché sono un essere umano che è stato capace di vivere quello che ha vissuto, per scelta. Mi vergogno della Sara di quegli anni: se mi è successo quello che mi è successo, è stato perché io l’ho permesso”».