L’ANGOLO DEDICATO AL LIBRO
Dizionario delle cose perdute di Francesco Guccini
Questa settimana consigliamo la lettura del libro “Dizionario delle cose perdute”, scritto dal cantautore e scrittore Francesco Guccini. Un viaggio nel passato, un riemergere di condizioni e ricordi ormai sepolti. E’ un libro che, in modo inusuale, racconta di un ragazzino che si affaccia al mondo, che osserva i cambiamenti, un bambino che incontra figure e situazioni destinate a svanire: la fionda, i cantastorie, il bigliettaio, i treni a vapore.
Di seguito un breve brano tratto dal capitolo “Il cinema”: «Una volta al cinema, pioveva. Non pioveva certo nelle sale di prima visione, o, forse, nemmeno in quelle di seconda. Pioveva nelle sale (chiamiamole così) di terza (credo non esistano più), o, alla domenica, nei cinemini parrocchiali, frequentati da noi ragazzi, venti lire due film (Bernadette e Torna a casa Lassie?) e vai allegro. Pioveva perché la pellicola, di molto annosa e vetusta, era oltremodo rigata dall’uso e sembrava che ogni scena si svolgesse sotto un incessante acquazzone, ma questo non ci disturbava, anzi, forse pensavamo che l’effetto pioggia facesse parte della complessità dell’arte cinematografica, o fosse un evento naturale, come, ogni tanto, il sonoro che andava in un curioso effetto eco-strascinamento voce e trac!, si rompeva la pellicola, con conseguenza di urla e proteste in sala. (…) In fondo, il cinema è solo qualcosa che si muove quando viene proiettato su uno schermo. Pensiamoci bene, alle differenze. Per dirne una sola, al cinema, una volta, si poteva fumare.
Ma non si fumava così, una sigaretta e via e buona lì. Si fumava come tutti fumavano allora, molto, e non solo nei film dell’espressionismo tedesco, si fumava imitando gli attori sullo schermo che fumavano tutti, specialmente nei film americani, prima che gli stessi americani scoprissero che fumare fa male».