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L’ANGOLO DEDICATO AL LIBRO

L’ANGOLO DEDICATO AL LIBRO

OCEANO MARE di Alessandro Baricco 

Consigliamo questa settimana il libro “Oceano mare”, scritto da Alessandro Baricco nel 1993. Il romanzo è ambientato in un “non luogo” che si materializza in un’eterea locanda, confine tra l’oceano-mare e la terra.

All’interno della locanda si incontrano gli strani personaggi del romanzo. Il pittore Plasson che vuole dipingere il mare solo con acqua di mare. Ann Deverià che per fuggire dalla “malattia” dell’adulterio si rifugia nella locanda. Il professor Bartleboom che sta ancora aspettando la donna della sua vita e tenta di capire dove finisce il mare. Un mare che è consigliere e giustiziere. Personaggi sospesi sul bordo dell’oceano, che rappresentano un aspetto estremo del carattere umano.

Un romanzo coinvolgente e affascinante, pagine cariche di poesia.

Di seguito un brano estratto dal libro: «L’uomo non si volta neppure. Continua a fissare il mare. Silenzio. Di tanto in tanto intinge il pennello in una tazza di rame e abbozza sulla tela pochi tratti leggeri. Le setole del pennello lasciano dietro di sé l’ombra di una pallidissima oscurità che il vento immediatamente asciuga riportando a galla il bianco di prima. Acqua. Nella tazza di rame c’è solo acqua. E sulla tela, niente. Niente che si possa vedere.

Soffia come sempre il vento da nord e la donna si stringe nel suo mantello viola. “Plasson, sono giorni e giorni che lavorate quaggiù. Cosa vi portate in giro a fare tutti quei colori se non avete il coraggio di usarli?”
Questo sembra risvegliarlo. Questo l’ha colpito. Si gira a osservare il volto della donna. E quando parla non è per rispondere.

“Vi prego, non muovetevi”, dice.

Poi avvicina il pennello al volto della donna, esita un attimo, lo appoggia sulle sue labbra e lentamente lo fa scorrere da un angolo all’altro della bocca. Le setole si tingono di rosso carminio. Lui le guarda, le immerge appena nell’acqua, e rialza lo sguardo verso il mare. Sulle labbra della donna rimane l’ombra di un sapore che la costringe a pensare “acqua di mare, quest’uomo dipinge il mare con il mare” – ed è un pensiero che dà i brividi.
Lei si è già voltata da tempo, e già sta rimisurando l’immensa spiaggia con il matematico rosario dei suoi passi, quando il vento passa sulla tela ad asciugare uno sbuffo di luce rosea, nudo a galleggiare nel bianco. Si potrebbe stare ore a guardare quel mare, e quel cielo, e tutto quanto, ma non si potrebbe trovare nulla di quel colore. Nulla che si possa vedere.

La marea, da quelle parti, sale prima che arrivi il buio. Poco prima. L’acqua circonda l’uomo e il suo cavalletto, se li piglia, adagio ma con precisione, restano lì, l’uno e l’altro, impassibili, come un’isola in miniatura, o un relitto a due teste. Plasson, il pittore.

Viene a prenderselo, ogni sera, una barchetta, poco prima del tramonto, che l’acqua gli è già arrivata al cuore. È così che vuole, lui. Sale sulla barchetta, ci carica il cavalletto e tutto, e si lascia riportare a casa.

La sentinella se ne va. Il suo dovere è finito. Scampato pericolo. Si spegne nel tramonto l’icona che ancora una volta non è riuscita a diventare sacra.

Tutto per quell’ometto e i suoi pennelli. E ora che se n’è andato, non c’è più tempo. Il buio sospende tutto. Non c’è nulla che possa, nel buio, diventare vero.»

redazione.lecceoggi@gmail.com

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