L’ANGOLO DEL LIBRO
PERCHÉ NON LEI di Marisa Giaroli
“Perché non lei” di Marisa Giaroli è un romanzo per cui è importante, quando si inizia la lettura, privarsi totalmente di ogni tipo di pregiudizio; innanzi tutto non è una storia d’amore omosessuale, o meglio, non è solo questo. Prima di tutto è la storia di un percorso, un percorso che vede come protagonista Nicoletta (Nichi, Coda di Cavallo, Nicole), una giovane insegnante, insicura, indecisa sul proprio futuro e, soprattutto, dopo la scoperta del tradimento del compagno Giuseppe, ancora del tutto ignara dei proprio “io”.
Grazie ad un incontro, con la pittrice Andrea, una donna più grande, con i propri trascorsi e i propri problemi, Nichi effettuerà un vero e proprio viaggio alla scoperta di sé e alla presa di coscienza del proprio intimo e dei propri desideri.
Quando le due donne si incontrano, tutte le loro certezze saranno minate fino a sgretolarsi. Il loro si rivelerà amore vero che prescinde dalle etichette, dalle convenzioni e dalle convinzioni sulla vita (propria e altrui), e che sopraggiunge privo di classificazioni ortodosse quali “uomo” o “donna”: un sentimento silenzioso, strisciante, che resta chiuso nel cuore a lungo prima di esplodere nella fisicità, e che mantiene sempre una certa distanza; un amore che collega le menti e le anime che, anche distanti, rimangono allacciate da un indistruttibile filo.
Il romanzo è anche e soprattutto un romanzo di formazione. Per buona parte è scritto dal punto di vista di Nichi e la natura dei sentimenti rimane solamente nell’intimo della protagonista. Questo, più che far risuonare la tematica forte e implicita dell’omosessualità, riesce a ricreare uno spaccato chiaro e veritiero della nostra società che, nonostante si dichiari aperta, continua con la caccia alle streghe e il bigottismo. Attraverso lo stile raffinato ed elegante dell’Autrice assistiamo, infatti, alla nascita di un sentimento scomodo, inaspettato, tormentoso… ma anche salvifico, liberatorio e incredibilmente potente.
Questa attesa, questa esperienza di incontro lenta e graduale, può far sì che la storia sembri presentare una sorta di supplizio di Tantalo. Personalmente, mi pare che l’Autrice voglia presentare l’incontro tra due donne estremamente diverse eppure egualmente lucide, e che non esista nessun gioco di “sottrazione” dell’una all’altra ma un continuo rituale di avvicinamento. Non si tratta cioè di Tantalo, che tende la mano all’albero carico di frutti e questo subito gli sfugge. Ma bensì di un processo di comprensione reciproca lento perché per entrambe darà vita ad una nascita. Di Nicoletta vediamo la crescita emotiva graduale, e poi lo shock, nel momento stesso in cui si rende conto che questo amore che le è “piovuto dal cielo” va scelto, e non semplicemente accettato, e che è legato, proprio perché vero amore, alla sua vita intera, alla sua socialità, alla sua scoperta del crinale tra solitudine ed autonomia.
E’ qui che il gioco tra Andrea e Nicoletta si scioglie, si interrompe bruscamente e poi si capovolge, ci svela l’assoluto augurio rivoltoci dall’Autrice: quello di essere noi stesse senza mai farsi stringere dagli stereotipi.
Così, quella sorta di sfumata aggressività che riusciamo a percepire dentro il personaggio di Andrea è un riflesso naturale, presentato con grande maestria, della costrizione sociale che soprattutto lei deve fuggire. E la mite Nicoletta incarna, invece, quella condizione di libertà e di plasticità ai sentimenti propria di chi non ha ancora costruito difese adulte, per sua fortuna, certo, anche se ciò causa sofferenze e colpi al cuore. La funzione “pedagogica” di Andrea non “tantalizza” Nicoletta, semmai la aiuta a confrontarsi anche razionalmente coi sentimenti. E lascia infine a lei, alla più giovane, la scelta.
Passando ai punti salienti del libro, presenti in molteplici sfumature, colpisce lo stile narrativo con il quale l’Autrice affronta il delicato tema dell’amore omosessuale: esso infatti riesce nella non facile impresa di risultare al contempo profondo e leggero, senza mai imporsi con sfrontatezza rispetto alle questioni che intende sollevare nella tematica centrale, ma parlando sempre col linguaggio dei sentimenti più puri. Un romanzo che spinge ad un’immediata riflessione circa i pregiudizi tutt’ora vigenti, unita alla consapevolezza di quanto, nella società e prima ancora nella famiglia, vi sia necessità di un’apertura sempre maggiore a fronte di taluni episodi di violenza, intolleranza e discriminazione, che vanno condannati con fermezza e determinazione. In definitiva, questo romanzo vuole essere un messaggio forte e chiaro verso una presa di coscienza sempre più marcata, che faccia del rispetto, dell’uguaglianza e della tolleranza i valori portanti sia della società presente che del mondo futuro.
L’atmosfera generale, la scrittura, la costruzione delle frasi, rivela un’eleganza notevole, le frasi assumono per magia tinte mauve, o sfumano verso l’indaco, tutto grazie all’abile penna di Marisa Giaroli.
E immersa nella bellezza della costruzione di questo romanzo vi è l’anima vera del libro, quella incertezza che serpeggia nella vita di chiunque, quel senso di precarietà che resta acquattato nell’ombra e poi ci si svela improvviso coi suoi denti aguzzi ad azzannare quel che ci si è costruito, con fatica, impegno, ma anche nascondendo a noi stessi ciò che siamo realmente, mentendo su quel che si ama per poter amare ciò che si desidera o ci conviene. Lo sguardo della Giaroli è preciso, dolce ma inesorabile nel mettere a nudo le vite, nello squarciare il velo posto davanti le ipocrisie della società.
Voglio evidenziare anche passaggi in cui l’Autrice, spostando l’ambientazione a Ponza, tesse leggiadra, intrecciando colori, suoni e profumi tipici, raccontandoci fatti anche minimi, ma con un modo talmente affascinante da rendere ogni scorcio un piccolo, gustoso, capolavoro. Marisa oltre ad essere un’abile narratrice, sembra quasi un pittore impressionista, in pochi tratti riesce a dare una luce magica al quotidiano, altre volte invece sembra ricamare su di un lembo di tessuto comune, creando, con l’abilità del suo lavoro e il sapiente accostamento dei colori, degli arazzi in miniatura dall’aria vivacissima.
Questo libro non ha quel retrogusto di “scrittura automatica”, ma ha una sua precisa ed elegante personalità, è ben pensato e ben scritto e, soprattutto, molto ben curato.