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LE CALAMITÀ TALVOLTA SONO TALI PER COLPA NOSTRA

LE CALAMITÀ TALVOLTA SONO TALI PER COLPA NOSTRA

Allagamenti nel Salento provocati dal maltempo (foto collaboratrice Stefania Congedo - 7 marzo 2015)

Mi chiedo perché di fronte a calamità naturali, nel nostro paese, diamo sempre la colpa alla ferocia della natura. Certo la natura sa essere violenta, c’è lo hanno ricordato in questi giorni il terremoto nel Messico e l’uragano Irma e sono ancora vive le piaghe degli ultimi terremoti che hanno devastato l’Italia. Ma quello che ha colpito Livorno e tutte le tragedie analoghe che devastano il nostro paese, con decine e decine di vittime che senso ha addossare tutta la responsabilità a un nubifragio. Perché per una volta, per tempo e non con le parole di circostanza, non ci soffermiamo su come si è operato in quel certo territorio negli ultimi 50/60 anni ed inevitabilmente verrà alla luce che il sistema idraulico-forestale è stato profondamente manomesso. Si modificano i corsi d’acqua per liberare terreno e permettere, sulle superfici ricavate, la costruzione di abitazioni belle e brutte. Si cementificano le sponde, si tombano lunghi tratti credendo di metterli in sicurezza ma pochi sanno che è una operazione che ottiene il risultato contrario, si permette la costruzione a ridosso delle sponde e in alcuni casi addirittura all’interno dell’alveo, si cementifica e si asfalta oltre ogni assurda logica e tutto questo nell’indifferenza di tutti, molto spesso siamo anche plaudenti,pronti e impazienti di posare pietre per nuovi ipermercati, ville e condomini in zone a rischio senza una seria valutazione idrogeologica ma col risultato che il prossimo violento acquazzone sarà, purtroppo, dispensatore di nuovi lutti. A questa osservazione bisogna aggiungere che l’89% dei comuni italiani sono ad elevata criticità idrogeologica e gli incendi che hanno funestato l’Italia in questi anni e nell’ultimo in particolare aggraveranno ancor più di quanto si pensi la già critica situazione. Il bosco oltre a tutte le altre nobili utilità svolge anche una funzione fisica di consolidamento del terreno e di regimazione delle acque e lungo le superfici ormai spoglie di vegetazione non più in grado di svolgere la funzione di assorbimento per la mancanza delle piante e della sostanza organica(humus), inizierà lo scorrimento selvaggio lungo le linee di massima pendenza tale da far arrivare una quantità di acqua, fango e materiali solidi nell’unita di tempo (tempo di corrivazione) che l’ alveo tombato, ingabbiato e senza casse di espansione inevitabilmente esonderà con una furia mostruosa. Se noi siamo lontani da questi drammi è perché non abbiamo corsi d’acqua, tranne il canale dell’Asso che eufemisticamente è chiamato fiume, perennemente a secco con una pendenza impercettibile eppure in presenza di qualche pioggia più persistente e di maggiore intensità è esondato, allagando interi paesi come Nardò, Leverano, Copertino e a questo punto si darà ancora una volta la colpa al clima che sta cambiando, questo è vero, allora un’inversione sulla situazione si potrà determinare solo se tutti i paesi del mondo (l’Italia da sola può fare molto solo sul microclima) si decidano a fare quello che c’è da fare col massimo impegno per il bene di tutti, qualcosa che anche l’America possa andare oltre Kyoto, per il resto invece tutto dipende da noi come nazione a partire dal singolo individuo, basterebbe che ci comportassimo quando chiudiamo la porta di casa come ci comportiamo prima di chiuderla la porta e sicuramente avremmo la coscienza più pulita e una situazione ambientale più sostenibile. Mentre a livello politico, economico incominciare non a parlare ma fare PREVENZIONE per non continuare a inseguire l’emergenza, perché gli improvvisi diluvi (che oggi vengono chiamate bombe d’acqua) ci sono sempre stati, è l’ambiente che ormai, per come lo abbiamo ridotto, più giusto dire stravolto, non è più in grado di sopportare gli schiaffi più forti della natura . Però a disastro avvenuto tutti pronti a piangere lacrime amare o di coccodrillo?

redazione.lecceoggi@gmail.com

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