“LE CITTÀ IMPROBABILI”: PERFORMANCE PER L’INCLUSIONE SOCIALE
L’8 giugno nel chiostro del Monastero degli Olivetani
È dedicata al professor Luigi Santoro, a tre anni dalla scomparsa, la performance “Le città improbabili”, in programma venerdì 8 giugno 2018 alle ore 17.30 nel chiostro del Monastero degli Olivetani dell’Università del Salento (viale San Nicola, Lecce). Si tratta dell’evento conclusivo del laboratorio organizzato dall’Istituto Comprensivo “Galateo-Frigole” di Lecce nell’ambito del PON FSE 2014-2020 – Asse I “Inclusione sociale e Lotta al Disagio”. Tale percorso PON (avviso 10862 – “Le strade della cittadinanza”, modulo teatro “Gomitoli”) ha visto protagonisti 22 allievi delle classi prime, seconde e terze della scuola secondaria di primo grado in orario extrascolastico, coordinati e guidati dall’esperta di teatro sociale Erika Grillo e dalla docente tutor Beatrice Chiantera.
Alla performance conclusiva, organizzata in collaborazione con l’Università del Salento, interverranno la professoressa Eliana Francot, Delegata del Rettore per la Disabilità, e la professoressa Marcella Rizzo, Dirigente dell’Istituto Comprensivo “Galateo-Frigole” Lecce.
Il percorso “Gomitoli” ha inteso sviluppare un itinerario di ricerca e sperimentazione finalizzato alla ricerca di sé e all’espressività individuale attraverso linguaggi verbali e non verbali. Articolato attorno al tema del “racconto”, inteso nella dimensione dell’oralità, della lettura e della scrittura e dell’espressione non verbale, il percorso ha dipanato i “grovigli” delle storie dei ragazzi che hanno raccontato e si sono raccontati per conoscere la propria “trama”. Si tratta, insomma, di ritrovare il senso e il senso del non senso di quanto ci è accaduto, di quello che siamo, di quello che potremmo/vorremmo essere. Raccontare e rappresentare la propria storia e la propria esperienza attraverso questo laboratorio teatrale ha significato in qualche modo “ritrovarsi insieme”, ragazzi e adulti, stranieri e italiani, normodotati e soggetti in difficoltà, tutti attori e protagonisti, nella prospettiva di cambiarsi e di cambiare, di conoscere il mondo e farsi abitare dal mondo. Attraverso il teatro e il “linguaggio poetico del corpo” si è cercato di ricomporre il rapporto corpo/mente/emozioni, io/noi/gli altri, concreto/simbolico/astratto, caos/ordine.
«Intraprendere questo processo di creazione artistica», racconta Erika Grillo, «è stata una sfida emozionante, un processo in cui l’alterità si fa preziosa, la frammentazione diviene punto di partenza, la cultura non produce ‘oggetti’ ma relazioni. Abbiamo attraversato assieme ai ragazzi l’opera di Italo Calvino ‘Le città invisibili’, provando a raccontare le nostre ‘Città improbabili’. Cerchiamo di restituire allo spettatore una pratica dell’esperienza, interrogandoci – oggi più che mai – su come il teatro possa servire a una città. Cosa vuol dire per i ragazzi ‘leggere’ la città oggi, costruire il suo spazio, lo spazio dell’abitare, lo spazio delle relazioni. Come in Calvino, le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni d’un linguaggio; le città sono luoghi di scambio, ma questi scambi non sono soltanto scambi di merci, sono scambi di parole, di desideri, di ricordi. Così il nostro ‘spazio protetto’ del teatro è stato in questi mesi: una città nuova, tutta da sperimentare e da abitare. Imparando la ‘cura’».