LE DONNE NELLA STORIA: Silvia Godelli
SILVIA GODELLI
Nata a Bari nel 1947
Docente universitaria-assessore al Mediterraneo della Regione Puglia
In Italia, una legge approvata dal Parlamento il 20 Luglio 2000, istituisce il 27 gennaio come la “Giornata della Memoria”: una commemorazione pubblica non solo della Shoah, ma anche delle leggi razziali approvate sotto il fascismo, di tutti gli italiani, ebrei e non, che sono stati uccisi, deportati, imprigionati, e di tutti coloro che si sono opposti alla ‘soluzione finale’ attuata dai nazisti. Questa legge prevede l’organizzazione di cerimonie, incontri, eventi commemorativi e di riflessione, con lo scopo di non dimenticare mai questo momento drammatico del nostro passato, affinché “simili eventi non possano mai più accadere”.
A Taranto quest’anno l’evento più importante sarà l’incontro con Silvia Godelli, Assessore esterno alla Regione Puglia con delega come Assessore al Mediterraneo.
Certo Silvia Godelli non ha scritto pagine di particolare importanza nella storia ma ha suscitato il mio interesse per la sua personale storia di vita, proprio in relazione alla “Giornata della Memoria” ed al suo intervento a Taranto, molto interessante.
Intanto bisogna dire che Silvia Godelli nasce a Bari nel 1947 e la sua fanciullezza risente in maniera permeante delle vicissitudini della propria famiglia in parte di origini semite, ovvero discendente da Shem.
La sua famiglia, portata dal destino in Italia a Fiume, è stata segnata dal dramma della perdita delle origini, della casa, delle relazioni personali, della sofferenza d’identità. Il padre di Silvia Godelli, Ignatz Goldstein, era originario della Transilvania, e la famiglia fu costretta dal regime fascista, a italianizzare il proprio cognome, diventando Godelli dal cognome della mamma Clara Godel, per poi essere segnata dalle persecuzioni. Sopravvissuti, e migrati tre fratelli su quattro si trasferirono in Israele.
Nel dichiarare con orgoglio “Io mi sento Ebrea” Silvia Godelli descrive la propria storia:
“Provengo per parte di padre da una famiglia di ebrei di madrelingua ungherese (di cognome Goldstein) che migra dalla Transilvania a Fiume nel 1929. Mio padre studia nella Università di Padova e si laurea in Lettere. A partire dal 1938, con l’arrivo delle leggi razziste, la vita familiare viene sconvolta; la cittadinanza italiana viene revocata, e negli anni successivi l’intera famiglia, tra deportazioni, internamenti e fughe, si disperde.
Sopravvissuti tutti, seppur attraverso vicende drammatiche, e ritrovatisi mediante le liste della Croce Rossa, cercano un nuovo destino con l’emigrazione in Israele di gran parte della famiglia, mentre mio padre si ferma in Puglia, sposa una cattolica, e insegna in una scuola media. Muore a soli 64 anni.
Io sono nata nel 1947. Ho studiato a Bari, ho insegnato Psicologia per 40 anni nella Università di Bari e ho avuto una vita politica attiva nel PCI. Impegnata nelle istituzioni, in qualità di indipendente dopo lo scioglimento del PCI, per 15 anni sono stata consigliere regionale della Puglia occupandomi di Sanità, e per altri 10 anni, in qualità di assessore regionale nella amministrazione di Nichi Vendola, mi sono occupata di Cultura, di Turismo e di Cooperazione con i Paesi del Mediterraneo.
Io mi sento ebrea. Da sempre. E cioè sento che le mie radici, quelle più profonde, quelle costitutive del mio essere, derivano da un passaggio intergenerazionale di valori, di cultura, di etica, di sentimenti di giustizia che sono quelli dell’ebraismo. E questo patrimonio mi aiuta anche a sopportare e a elaborare la trasmissione emozionale dei traumi che hanno segnato la mia famiglia di origine.
Sono orgogliosa del mio ebraismo e mi sento vicina a Israele, dove ho vissuto e lavorato per alcuni periodi della mia vita è dove ho tutti i miei parenti di parte paterna.
L’identità ebraica è complessa: tradizione religiosa, valori laici, cultura, sentimento di appartenenza, memoria delle persecuzioni, amore per Israele si intrecciano in modo inestricabile, e danno fondamento a un sentire comune che lega gli ebrei ovunque essi siano, nonostante le tante differenze storiche, sociali e culturali.
Non sono iscritta a nessuna Comunità perché sono di madre cattolica. Ma ho assai spesso collaborato con l’UCEI per iniziative culturali e istituzionali e cerco di mantenere tutti i contatti possibili.
Ci si può sentire pienamente ebrei pur avendo una madre non ebrea oppure, in altri casi, avendo una ascendenza marrana. Sentirsi ebrei vuol dire essere profondamente attraversati da un inconfondibile, e irrinunciabile, sentimento di appartenenza”.
Un breve excursus sulla vita di Silvia Godelli ci dice che è Laureata in Filosofia nell’Ateneo Barese, e si è formata professionalmente in Clinica Psicodinamica e in Psicodiagnostica presso il II° Policlinico di Napoli. Ha effettuato ricerche e studi sulle relazioni familiari e sulla genitorialità, sui processi identitari nell’arco dello sviluppo, sulle problematiche emozionali dei soggetti disabili, sulle dinamiche psicologiche dei bambini migranti, pubblicando saggi e contributi all’interno di numerosi volumi dell’editoria specializzata e collaborando a riviste di livello nazionale.
Tra le più recenti pubblicazioni, i saggi del 2002 su Difficoltà di simbolizzazione e di mentalizzazione della dimensione spaziotemporale nei bambini con disabilità congenite o precocemente acquisite (in un volume a cura di A. Contardi e B. Piochi edito dalla Erickson) e su Il bambino con handicap e la sua famiglia: fattori di rischio e qualità delle esperienze (in un volume a cura di G. Elia per i tipi di Giuseppe Laterza); il saggio del 2004 su Fantasma di desiderio e filiazione da corpo a corpo: scenari psicodinamici nella procreazione medicalmente assistita ( in un volume curato da G. Damolin per la Cacucci); i contributi pubblicati negli atti del Congresso di Psicologia Clinica dell’ AIP e in quelli di altri congressi scientifici di rilievo.
E’ professore associato di Psicologia Clinica nel Corso di Laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche presso l’Università di Bari.
Da sempre attiva politicamente, è stata iscritta al Partito Comunista Italiano dal 1972 al 1990, ricoprendovi ruoli di responsabilità a livello regionale e nazionale.
Eletta per la prima volta consigliere regionale della Puglia nel 1985 nelle liste del PCI, è stata rieletta, sempre per il PCI, nel 1990, e per la terza volta, nel 1995, in qualità di indipendente nelle liste del Partito della Rifondazione Comunista.
Vicepresidente della Commissione Sanità del Consiglio Regionale, ha presentato numerose proposte di legge e moltissime interrogazioni e interpellanze, occupandosi di sanità e servizi sociali nonché di cultura, diritto allo studio e formazione professionale.
Ottavia Luciani