LE PAROLE SONO PIETRE PER RICOSTRUIRE LA STESSA SOLIDARIETA’ UMANA!
Un grande scrittore come Carlo Levi poneva all’orizzonte del suo tempo il forte legame che univa gli esseri umani nelle tragedie, con le lacrime che “non sono più lacrime, ma parole e le parole sono pietre”, rappresentando la memoria sempre viva.
Così la sofferenza umana anche degli ultimi avvenimenti che hanno funestato il Centro – Italia, dal terribile sisma di Amatrice fino a quello di Montereale, per arrivare alla frana e slavina di Farindola, con l’Hotel di Rigopiano e la caduta dello stesso elicottero dei Soccorsi del 118, a Campo Felice.
Un triste rosario, che ha commosso il mondo, unendo in particolare il Nostro Paese, che spesso da il meglio di sè proprio nelle calamità.
In ognuna di queste tragedie, spesso dovute non solo alla fatalità della natura, ma anche all’incuria e alla mancata prevenzione umana, subito però si è manifestata la grande umanità del popolo italiano, tanto diviso e cinico prima, quanto unito e solidale dopo, in soccorso dei terremotati, dei dispersi,…degli ultimi ha detto Papa Francesco.
Uno slancio di generosità commovente, che ricrea un autentico spirito nazionale, almeno all’istante, con una forte mobilitazione delle coscienze, oltre che della macchina della Protezione Civile, contro le calamità naturali, ma prima ancora contro l’incuria di amministratori locali, di cui dovranno accertarsi celermente tutte le responsabilità dirette ed indirette, senza cedere allo sport nazionale dello “scaricabarile”, tanto praticato nel nostro Paese.
Le sofferenze collettive tendono così a cancellare tutte le differenze di status, sesso, razza e religione, perchè i morti sono eguali, davanti alla commozione e all’affetto, prima da parte dei parenti, ma anche di tutti i cittadini, che portano nel loro cuore la memoria di una stessa tragedia con l’auspicio che essa non abbia più a ripetersi.
Così per il terribile terremoto di Amatrice abbiamo già ricordato tra le sue vittime anche Sayed, il profugo afgano, ospite di una struttura S.P.R.A.R. per richiedenti asilo, che assunto a Torino come pizzaiolo, aveva ritardato la sua partenza per contribuire alla sagra dell’Amatriciana, una generosità verso il territorio che gli è stato fatale.
Così come per il disastro del Resort di Rigopiano, dove il lutto collettivo ha coinvolto anche Faye Dame, il migrante di 22 anni, originario del Senegal, che in servizio nelle cucine dell’hotel e stato travolto dall’immane frana e slavina, che forse poteva avere un tributo di sangue minore se solo si fossero perseguite adeguate politiche di prevenzione e tutela del territorio montano, anche rispondendo in maniera tempestiva alle chiamate di soccorso. Ma la burocrazia ottusa e miope è tanto diffusa quanto irresponsabile, come ha denunciato lo stesso Pontefice.
Quindi i lutti collettivi tendono ad unificare gli esseri umani, con le loro sofferenze, le loro fragilità ed i loro sogni e le speranze per una vita migliore, da Lampedusa ad Amatrice a Farindola, accendendo anche la luce della solidarietà tra italiani e migranti, scesi anch’essi in soccorso delle popolazioni colpite dalle calamità naturali, affinchè siano tutti insieme, mano nella mano, fianco a fianco, a ricostruire le case di pietra, lasciando così un segno di speranza anche per le future generazioni.
“Le migrazioni, oggi, non sono un fenomeno limitato ad alcune aree del pianeta, ma toccano tutti i continenti e vanno sempre più assumendo le dimensioni di una drammatica questione mondiale. Non si tratta di persone in cerca di un lavoro dignitoso o di migliori condizioni di vita, ma anche di uomini e donne, anziani e bambini, che sono costretti ad abbandonare le loro case, con la speranza di salvarsi e di trovare altrove pace e sicurezza”(da il Messaggio del Santo Padre Francesco per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2017).
Klodiana Çuka (nella foto)
Presidente Integra Onlus
Fonte Integra Onlus