IL LECCE DAVANTI AD UNA SVOLTA
La contestazione dei tifosi nei confronti del tecnico che guida la squadra giallorossa secondo il DS Meluso sta spronando la squadra; secondo il vice presidente Liguori viene accettata dalla società che riconosce agli stessi il dimostrare i propri sentimenti liberamente. Forse, però, sarebbe il caso di mettere sulla bilancia delle considerazioni il peso di ciò che questa contestazione sta provocando ora e, soprattutto, con uno sguardo al futuro. Ad inasprire ancora di più gli animi c’è l’ultima uscxita di mister Padalino che, evidentemente accusando lo stress cui è sottoposto, ha pensato bene di mostrare il proprio “indice” (cercando poi di mascherare il gesto passando le mani fra i capelli) agli spettatori della tribuna centrale al momento di riguadagnare gli spogliatoi alla fine del primo tempo. Un gesto che non è passato inosservato e che contro l’autore dello stesso, ha determinato l’ira di chi, peraltro, lo aveva difeso da quegli insulti poco civili (che anche noi condannaiamo) lanciati da altri settori dello stadio. Padalino ha dimenticato, evidente, l’etica professionale che esclude la reazione ad un offesa subita; e potrebbe essere ripreso dalla sua stessa società, salvo che Meluso e gli altri dirigenti non abbiano deciso di difenderlo ad oltranza e comunque. È vero che in situazioni del genere siano capitati anche fior di allenatori, come Capello, Delio Rossi, Girard, e persino il mite Ancelotti, ma in casi del genere aver compagni al dolore non scema la pena. Gli atti di pura ineducazione nei confronti dei tifosi o di altri tesserati di solito vengono puntiti dalla società cui appartiene il soggetto incriminato (ricordate il caso Rossi a Firenze).
A questo punto il rapporto tra allenatore e tifoseria è talmente incrinato che necessità un intervento da parte della Società, se poi all’interno di Via Costadura si preferisce continuare così: ok, ma le eventuali conseguenze non si ascrivano poi ad altri.