LECCE HA DIMENTICATO DEL TUTTO O QUASI I SUOI CITTADINI DIVERSAMENTE ABILI
L’argomento di cui intendo occuparmi con queste note l’ho sempre evitato in considerazione del fatto che ne sono direttamente interessato, ma prima o poi dovevo farlo e così oggi, davanti alla tastiera, ho deciso che era il momento di intervenire.
Non è un problema nuovo, anzi. In campagna elettorale viene spesso sbandierato come “tema prioritario” della successiva amministrazione, solo che poi, molto spesso se ne dimenticano tutti.
Oggi, quindi, desidero mettere in evidenza la quasi totale dimenticanza del problema “barriere architettoniche”, ovvero tutti quegli ostacoli che rendono impossibile la vita quotidiana ai diversamente abili come veniamo chiamati oggi noi disabili per rendere meno amara, nominalmente, la nostra condizione.
Per rendersi conto di quello che sto asserendo basta camminare per la nostra Città, senza dimenticare i Borghi che la circondano, e subito si potrà rilevare della carenza di scivoli dai vari marciapiedi, senza considerare, ma questa è questione di maleducazione delle persone, che spesso quelli che ci sono vengono ostruiti da macchine parcheggiate.
Molti locali ed uffici pubblici non hanno un accesso per persone che hanno problemi di deambulazione, se pensiamo alla situazione del manto bituminoso di molte strade cittadine più centrali, quando si viene trasportati sulle non comode “sedie a rotelle”, sembra di essere su un tratturo e i sobbalzi che si devono affrontare sono spesso persino dolorosi. Se poi parliamo delle zone periferiche, o come leggevo ieri, in uno dei Borghi vicini Lecce, la condizione può essere ancora peggiore.
In questi ultimi giorni di grande calura a noi “diversamente abili” (!) non è poi neppure concessa la minima possibilità di andarsi a rinfrescare nelle acque di una delle nostre Marine; già perché la nostra amministrazione, tanto attenta alle piste ciclabili, ha forse dimenticato che sarebbe bello, anche per noi, potersi immergere nel mare ma non lo possiamo fare perché non esiste una struttura, evidentemente pubblica, che ci favorisca.
A dire la verità qualche stagione estiva addietro qualcosa di simile era stato fatto ma, le cause un punto interrogativo quello stabilimento è stato fatto abbatter. Che senso ha creare una spiaggia libera se poi ad una categoria di cittadini non è permesso di poterne usufruire?
Sarebbe opportuno per non dire necessario ed urgente intervenire e il compito spetta all’amministrazione in primis e non che quando qualche operatore commerciale ha chiesto che venga creato uno scivolo vicino alla propria attività gli venga risposto “lo faccia lei” (informazione giornalistica con fonte riservata).
Servirà questa nota a smuovere le acque ma forse dovremmo essere noi direttamente interessati a farci sentire dipiù anche grazie a qualche associazione che ci difenda a spada tratta.
Ernesto Luciani