LECCE, INTERESSANTE CONFRONTO/DIBATITTO SU “QUALE SANITÀ PER LA PROVINCIA DI LECCE”
Sabato 2 dicembre scorso, nella splendida cornice del “Giardino d’Inverno” di Villa della Monica, si è tenuto il primo confronto-dibattito nel quale è stato presentato il Progetto che si prefigge la riforma del TITOLO V della Costituzione.
L’iniziativa è proposta dall’avvocato Angelo Lucarella, esperto costituzionalista e già presidente della Commissione Giustizia del Ministero dello sviluppo Economico e dal professore Francesco Schittulli, Senologo chirurgo di fama internazionale e Presidente Nazionale eletto della Lega Italiana Lotta ai Tumori.
Il titolo dell’incontro era “Quale Sanità per la Provincia di Lecce” quanto mai appropriato tanto nelle intenzione degli organizzatori e tanto da quanto emerso proprio dal dibattito. Il benvenuto agli ospiti ed ai relatori è stato dato da Gianfranco Delle Rose in qualità di moderatore e di responsabile della International Show Pubblicity, che ha organizzato il tutto. Dopo aver salutato i presenti, Gianfranco Delle Rose ha ceduto la parola all’avvocato Lucarella per l’introduzione. L’avvocato ha esordito con una domanda: “La Sanità così com’è oggi, vi piace?” al no! Vocale o mimato, Lucarella ha proseguito tracciando per sommi capi alcune peculiarità che rendono improcrastinabile la riforma della nostra Sanità Nazionale, partendo proprio dalle realtà di ogni Territorio. Dopo le ragioni spiegate dal promotore dell’iniziativa si è passato ai relatori partendo dal rappresentante massimo delle istituzioni locali, l’avvocato Stefano Rossi Direttore Generale dell’ASL Lecce. il Direttore Rossi ha detto che nella provincia di Lecce la sanità non va poi così male riferendo quanto riportato da “Age.na.s.” (il portale della Regione Lombardia per la formazione continua del professionista sanitario) che menziona ed esalta due eccellenze salentine come l’Oncologia e la Cardiologia. Continua Rossi “e poi bisogna fare i conti anche con l’invecchiamento della società che determina l’aumento della cronicità, ospedali pieni di malati cronici, carenza di medici, pronto soccorso al collasso, liste d’attesa lunghe e risposte inadeguate”. L’avvocato Stefano Rossi è più che mai sicuro che “questi problemi sono comuni a tutte le province d’Italia e sono frutto del numero chiuso”. Il secondo intervento è stato quello del presidente dell’Ordine dei Medici e Odontoiatri della Provincia di Lecce Donato De Giorgi, che plaude l’evento perchè in linea con i bisogni della società che vuole cambiare questa sanità. Il dott. De Giorgi riferendosi al mondo ospedaliero dice “il disagio è in tutti gli addetti ai lavori, in loro c’è una sensazione talvolta di abbandono data dall’incertezza del futuro”. Nella sua dissertazione non dimentica le fragilità rappresentate dagli anziani, i bambini ed i poveri. La carenza dei medici non è il problema e legge alcuni dati che lo confermerebbero: “la media Europea è di 396 medici su 100mila abitanti, in Italia ce ne sono 395 su 100mila; l’Italia forma 18.246 medici l’anno e il fabbisogno è di 18.133 quindi è importante e abbiamo l’obbligo di ottimizzare le risorse a disposizione”. Per il dott. Donato De Giorgi il problema principale è nella fuga dei nostri medici provocata da: stipendi inadeguati, ritmi massacranti, aggressioni continue, concludendo il suo intervento son la necessità di migliorare questi aspetti e stoppare l’emigrazione medica. Da presidente a vice presidente la parola è ceduta infatti a Gino Peccarisi, per l’appunto V. Presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Lecce, che porta al confronto la sua esperienza sul Territorio partendo da un’interessante excursus storico, nel quale fa cenno alle tappe fondamentali. 1968 la legge Mariotti ed una sanità ospedaliera che prevede “il letto ospedaliero non può rimanere vuoto” spiegandolo in maniera semplice significa che “se un paziente ha subito un’appendicectomia non può essere dimesso fino a quando non c’è un altro paziente che lo sostituisce per sottoporsi allo stesso intervento o similare”. Una politica gestionale disastrosa, che porta la degenza tra i dieci ed i quindici giorni; 1978 Tina Anselmi; 1992 riforma sanitaria De Lorenzo con l’Art. 9 che spronava all’assicurazione personale e che con Poggiolini formò la “coppia diabolica e d’oro della sanità”; 1993 Maria Pia Garavaglia, 2012 Renato Balduzzi con la sua medicina del Territorio, che viene riersumata ai giorni nostri, nel 2023 con i medici di medicina generale in aggregazione e non più in ambulatori singoli. Per il dott. Gino Peccarisi il problema della carenza dei medici c’è! “negli anni 80 c’erano il doppio dei medici attuali e questa decimazione è accaduta perchè nei tanti calcoli non si è tenuto conto del problema pensionistico con uscita a 66 anni. Tra il 2022 e il 2026 ben il 66% dei medici andrà in pensione senza essere rimpiazzati dai nuovi, per sopperire a questa carenza oggi si chiede al medico di rimanere fino ai 72 anni”. A chiudere gli interventi ha preso la parola il Direttore del Dipartimento di Salute mentale dell’ASL di Lecce dott. Serafino De Giorgi, intervento pragmatico dello Psichiatra che esordisce dicendo “il divario tra nord e sud è un mito, ognuno di noi è importante solo se facciamo bene il nostro lavoro” continua il dott. De Giorgi “la vera rivoluzione che ha determinato un prima e un dopo, è stata quella fatta nel 1978 dal dott. Basaglia ma in salute mentale non è cambiato niente”. Tra le tante cose interessanti dette dal direttore De Giorgi tre sono assolutamente da riportare: “i sistemi sanitari universalistici come il nostro e come quello inglese sono falliti. Non si può dare tutto a tutti gratuitamente”; “mancano gli specialisti perchè mancano attrattive adeguate agli impegni che devono assolvere”; “il Piano d’Azione per la Salute mondiale è saltato, nessuno ha raggiunto gli scopi prefissati. Il sistema è obsoleto, non serve seguire i modelli occorre seguire dei piani fatti di processi, percorsi, esiti”. Al termine delle dichiarazioni fatte dai relatori, il moderatore Gianfranco Delle Rose, ha ceduto la parola alla platea, che ha risposto con il vice presidente della Sezione Provinciale di Lecce dell’Ente nazionale Sordi Roberto Putignano accompagnato da un nutrito gruppo di iscritti alla sezione. Putignano ha esposto alcune delle difficoltà che quotidianamente, chi è nelle sue condizioni, incontra come quella di poter interagire negli uffici dell’ASL e questo per la mancanza di interpreti della lingua dei Sordi. Nella serata gli interpreti c’erano e tutti i presenti hanno potuto seguire le dimostranze del Putignano sottolineandole con applausi convinti. Il direttore Stefano Rossi ha subito colto le obiettive difficltà denunciate ed ha promesso di colmare la lacuna inserendo al più presto, almeno nella sede del cup di Lecce, la figura dell’interprete. Il secondo intervento è stato quello di Aldo Paiano gastroenterologo operante nel Presidio Ospedaliero di Scorrano, che ha ribadito la necessità di riformare il TITOLO V della Costituzione, fornendo degli interessanti spunti molto graditi ai promotori. Il dott. Paiano ha letto dati che fanno riflettere come l’impressionante e preoccupante abbandono degli specializzati “la Regione Veneto, per il suo fabbisogno, ha indetto 2.757 borse di studio di cui 457 posti non assegnati”; “206 borse di studio per specialisti 138 non assegnate e di quelle assegnate il 5% hanno abbandonato”. Sempre il dott. Paiano ha inoltre puntato il dito su uno dei malesseri principali per i medici “Oggi uno dei grandi problemi è rappresentato dalle cause intentate dai pazienti contro i medici ed è diventato una vera pandemia, che toglie risorse fisiche, economiche e temporali a tutta la classe medica e fatto gravissimo è che gli avvocati le promuovono pur sapendo che il 96% di queste non sortisce alcun risultato per il loro assistito”. Concludendo il suo intervento il dott. Paiano ha aggiunto”nell’anno 2019-2020 la Regione Puglia ha erogato ben 30milioni di euri per i pazienti che sono andati a curarsi fuori Regione. L’università Italiana prepara in maniera eccellente i nostri medici ma li prepara per le altre nazioni. Con una semplice domanda presentata da un nostro medico in Francia o Inghilterra questi prende uno stipendio pari a quello di un medico italiano con vent’anni di anzianità”. Anche la Caritas diocesana di Lecce era presente ed ha chiesto al direttore Rossi di continuare ad erogare prestazioni specialistiche e farmaci per tutti gli extracomunitari da essa assistiti. Purtroppo denunciava che una convenzione così importante e umanitaria da dopo la pandemia non è più praticata. Le conclusioni del confronto sono state fatte dal Prof. Francesco Schittulli, che ha sinteticamente dato risposte a tutte le argomentazioni trattate, ringraziando gli oratori e la platea dei tanti spunti forniti dei quali ne farà tesoro quando si redigerà la mozione da presentare al Parlamento per riformare il TITOLO V. Il Prof. Schittulli ha esposto in maniera semplice quanto convincente i suoi ideali della buona sanità, del rapporto medico-paziente basato sulla fiducia e sul rapporto umano e personale. “non si può accettare più che il paziente, soprattutto quello oncologico, debba cambiare interlocutore ad ogni visita”. Poi la domanda amletica “dove andranno a finire e come saranno spesi i soldi che saranno stanziati dal fondo nazionale sanitario, aumentati rispetto all’anno scorso?”. Il prof. Schittulli precisa “i Padri Fondatori pensando alle Regioni hanno scritto chiaramente che le Regioni avevano il compito della programmazione, di leggiferare e di controllare; le Regioni si sono arrocato anche il diritto di gestire la sanità. Come è mai possibile che un organo può essere contestualmente chi leggifera, chi applica le leggi e chi controlla che vengano applicate correttamente?”. Nel suo intervento Francesco Schittulli ha letto alcuni dati “nell’elenco dei primi 100 ospedali per efficienza al mondo ci sono solo 6 ospedali italiani e sono 3 a Milano, 1 a Padova, 1 a Bologna, 1 a Roma”; “una volta l’Italia era al 2° posto come aspettativa di vita oggi siamo al 9° posto”; “12milioni e mezzo di italiani prendono 5 farmaci al giorno e una grande percentuale di ultra sessantacinquenni soffrono almeno di due patologie croniche”. Il prof. Schittulli ha chiuso le sue considerazioni dicendo che “dopo 45 anni, quanti sono gli anni compiuti dal nostro SSN, è fisiologico pensare ad una necessaria messa a punto e poi testualmente ha chiuso con “sarà difficile ottenere la riforma del TITOLO V perchè avremo contro le Regioni e la politica che le governa, non è facile rinunciare ad una enorme fetta dei loro bilanci regionali. La riforma è di vitale importanza perchè è inaccettabile che nella Regione Veneto lo screening mammografico è per le donne dai 45 ai 74 anni e nella Regione Puglia sia diritto delle donne dai 50 ai 69 anni”.
Solo se siamo uniti, compatti e decisi diventiamo una forza che può ottenere il cambiamento.