LECCE HA RICORDATO I CADUTI E L’UNITÀ D’ITALIA
Anche Lecce, come molte città d’Italia, ha celebrato, oggi, la “festa dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate” oltre che commemorare i Caduti della Grande Guerra. Dopo la cerimonia solenne presso il sacrario ai caduti, il rituale della deposizione della corona in loro onore presso la caserma Zappalà.
L’alzabandiera alla presenza di istituzioni e studenti, con l’ensamble dei fiati “Tito Schipa” e il coro dell’istituto superiore Calasso l’emozionante inno nazionale per quell’unità che tanto è costata, poi il silenzio militare. In apertura il ricordo del Gen. Armando Diaz, al Comando delle Forze Armate italiane, che il 4 novembre 1918 nel bollettino della Vittoria annunciava “una guerra vinta, nonostante un esercito inferiore per numero e per mezzi all’avversaria Austria-Ungheria”. Così Cesare Battisti, Fabio Filzi, Nazario Sauro assistevano alla realizzazione del proprio sogno. Il prezzo pagato era altissimo: oltre 4 milioni di soldati mobilitati di cui 250mila giovani appena diciottenni, 600mila morti, 1 milione e 500mila feriti, 400mila civili che 400mila civili che avevano abbandonato le proprie case sulla linea del fronte.
Il 4 novembre è diventato così il giorno della commemorazione, della riconoscenza per il sacrificio di un popolo in armi che nel 19 si è guadagnato, come riconoscimento politico, l’introduzione del suffragio universale maschile, primo grande passo verso la democrazia.
Il Generale di Brigata Fulvio Poli racconta di aver imparato cosa significhi la guerra durante una passeggiata in un cimitero militare in compagnia del nonno Alfonso” si ferma improvvisamente davanti alla tomba di un nemico- ha raccontato il Generale- e fu allora che capii che guerra significa amare i propri commilitare senza dimenticare il rispetto verso gli avversari”. “Quella di oggi è una giornata che in tempi di crisi assume un valore aggiunto- fa eco il Prefetto Claudio Palomba- basti pensare al sostegno alle popolazioni terremotate, motivo per noi tutti di grande orgoglio. Sono le divise- conclude- gli intramontabili portatori di speranza”. Partecipazione attiva e sentita anche da parte degli studenti che a soli 10 anni- raccontano- hanno il privilegio di far parte di uno degli istituti, le Marcelline, che offrì ai militari reduci dal combattimento ben 700 posti letto per l’assistenza sanitaria”.