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L’EUROPA TENTENNA ANCORA ANCHE SE SI INTRAVEDE QUALCHE SPIRAGLIO 

L’EUROPA TENTENNA ANCORA ANCHE SE SI INTRAVEDE QUALCHE SPIRAGLIO 

Alla fine, dall’ultimo Consiglio Europeo, ancora una volta via web, da chi conduce questa vecchia Europa dominata ancora da interessi nazionali e non dal bene comune, è stato partorito un topolino che, forse, prenderà corpo più avanti ma che al momento è solo espressione di parole e non di fatti concreti.

Si, è vero, qualche passo avanti si è fatto verso l’assunzione di un patto comune per affrontare questa emergenza che da sanitaria a breve si trasformerà in economica.

Il non decidere ancora un intervento immediato (e sarebbe già in qualche ritardo rispetto al necessario) potrebbe portare conseguenze gravi in tutti i settori economici ma, (cosa che sfugge a qualche governante) a farne le spese non sarà solo quel Paese, ma non sarà solo uno, che andrà incontro ad un possibile default.

In questa situazione, sarebbe bene che lo ricordino a Bruxelles, non c’è solo l’Italia ma sono da includere altre Nazioni e come sempre nel cadere uno tira un altro.

Il fatto poi che a pochi giorni dal Consiglio europeo Fabio Panetta, membro del comitato esecutivo della Banca Centrale Europea (BCE), abbia ricordato che un’azione comune europea per fronteggiare il virus della crisi economica sia nell’interesse di tutti i Paesi dell’eurozona, piuttosto che una scelta di solidarietà, dà conto sia della distorsione del dibattito pubblico, che della piega di un negoziato tra i membri dell’area euro tutt’altro che facile.

Come noto, oggetto di discussione sul tavolo dei leader dell’Europa non era la richiesta di solidarietà, quanto la ragion d’essere dell’appartenenza al “club europeo”, almeno da parte di alcuni Stati membri, ovvero la forza che dovrebbe derivare dall’unione per rispondere a una crisi che accumuna tutti.

La pandemia ha colpito un pò tutti anche se in maniera differente; l’Italia è stata, purtroppo, la prima (grazie al virus importato dalla Germania) ed ha reagito come poteva. Metodi e mezzi di reazione che sono stati giudicati adatti dagli altri Paesi e questo torna a vanta del Popolo Italiano, certo le conseguenze socio-economiche che dovremo registrare noi saranno più pesanti che per altri perché andranno a gravare su situazioni già compromesse e quindi con minori possibilità di ripartenza.

Si prevede una ripartenza scaglionata e a breve si saprà tutto ciò che il governo deciderà di fare per aiutare aziende, famiglie e le varie classi sociali e ciò che dovranno fare gli Italiani per salvare se stessi dal coronavirus in attesa che si scopra il vaccino giusto (dopo l’estate?) per debellarlo

Le conseguenze economiche dipenderanno molto dalla riorganizzazione delle attività di produzione e consumo, dei trasporti, del tempo libero e della vita sociale per convivere il più possibile in sicurezza con il Covid-19, oltre che dalla nuova capacità di risposta dei sistemi sanitari sviluppata in quest’attacco del virus.

Sostanziale, però, sarà la risposta dall’Europa che deve essere rapida e significativa, a fronte in particolare dell’incertezza che domina questa fase e della necessaria gradualità nel ritorno a una normalità, che sarà, quasi di sicuro, molto diversa da quella che abbiamo vissuto prima dell’esplosione della pandemia.

Una prima azione di politica economica delle istituzioni europee è stata la proposta del 20 marzo della Commissione “di sospendere le regole fiscali” che governano l’Unione, attivando la cosiddetta clausola generale di sospensione del Patto di stabilità e crescita, condivisa dall’Ecofin, insieme all’adozione di flessibilità nella disciplina europea sugli aiuti di Stato e sulla stessa linea della proposta di consentire massima flessibilità sull’utilizzo delle risorse comunitarie già assegnate, eliminando inoltre il vincolo del co-finanziamento nazionale. La prima “risposta” europea è stata quindi quella di consentire ai singoli Paesi membri di agire autonomamente per reagire alla crisi, con maggiore libertà momentanea ma non una risposta comunitaria, come sarebbe stato necessario.

Nell’ultima riunione l’Eurogruppo ha proposto tre misure di intervento: il programma SURE di prestiti ai singoli Paesi a supporto delle misure di lotta alla disoccupazione e di sostengo al reddito, le risorse BEI per consentire nuovi crediti alle imprese e la nuova linea di credito del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) che partirebbero dal 1° giugno e che si spera possano mobilitare risorse per complessivi 540 miliardi di euro, circa 3 mesi dopo il lockdown italiano, che secondo le stime di Banca d’Italia determina una perdita di circa mezzo punto di PIL a settimana.

I leader europei non hanno invece sciolto le riserve emerse in sede all’Eurogruppo su quello che è stato definito come l’European Recovery Fund.

Quest’ultimo dovrebbe essere il fondo per la ripresa le cui dimensioni e modalità di finanziamento, però, restano da definire; è stato dato mandato alla Commissione di «presentare con urgenza una proposta all’altezza della sfida che ci troviamo ad affrontare», di chiarirne il nesso con il Quadro finanziario pluriennale 2021-2027, ovvero il bilancio a lungo termine dell’UE, in corso di definizione che dovrebbe essere adeguato a fronteggiare la crisi determinata dal Covid-19.

Ancora una volta l’Europa si mostra tentennante nelle decisioni da prendere e cerca di guadagnare tempo non considerando il fatto che le singole Nazioni non ne hanno molto e presto potrebbe essere inutile intervenire per salvarle. Salvo che questo non sia ciò che, sottofondo, alcuni vogliono.

Ernesto Luciani

 

 

 

 

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