DI MARIANO, “GIOCARE NEL LECCE MOTIVO DI ORGOGLIO E STIMOLO IN PIÙ”
L’esterno d’attacco è cresciuto nel Settore Giovanile giallorosso. Firmato contratto triennale.
È ancora tempo di presentazioni di nuovi (si fa per dire nel caso specifico) calciatori, ed anche oggi l’incombenza è toccata a Stefano Trinchera che ha così esordito:
“Oggi presentiamo Francesco Di Mariano, una vecchia conoscenza, visto che si è formato nel Settore Giovanile giallorosso, anche se si è affermato lontano dalla nostra terra. Lo ringrazio in maniera particolare, è stato promosso da protagonista con il Venezia e ha voluto sposare il nostro progetto con entusiasmo. Ha esordito nella prima di Campionato in A da titolare con il Napoli e, probabilmente, avrebbe giocato la successiva partita con l’Udinese, ma non ha esitato un attimo a firmare con noi e mi preme ringraziarlo nuovamente a nome di tutta la società, perché è tornato nel club che lo ha visto crescere ed è rientrato con piacere immenso. Gli auguro avere qui tutte quelle soddisfazioni vissute in Laguna”.
Francesco Di Mariano, palermitano esterno d’attacco classe ’96, cresciuto nel Settore Giovanile giallorosso, proveniente dal Venezia e che col Lecce ha firmato un contratto triennale, ha dichiarato:
“Innanzitutto voglio ringraziare il Direttore per le belle parole nei miei confronti e per avermi dato questa importante possibilità. Tre anni fa ho giocato con l’attacco a due e ho fatto anche bene segnando 8 gol fino a quando non mi sono infortunato. Da due anni sono tornato a ricoprire il ruolo con il quale sono nato, l’esterno sinistro, esprimendomi anche in questo caso bene. Posso ricoprire più ruoli, ma quello che prediligo è ala sinistra, magari per crossare o accentrarmi per andare al tiro”.
Poi ha proseguito, riferendosi al recente passato veneziano:
L’insegnamento che mi porto dietro da Venezia è uno solo: il gruppo, si possono avere 20 calciatori che hanno giocato in A o disputato la Champions, ma se non c’è squadra, non c’è unione, se non si va tutti nella stessa direzione si fa sempre fatica, soprattutto nel torneo cadetto. L’anno scorso c’erano 7/8 compagini più forti di noi, ma il gruppo era incredibile”.
Scelto il numero di maglia: il “10”
“Ho scelto il numero 10 perché è quello che ho avuto sin da piccolo. Quando sono arrivato qui a Lecce, a 14 anni, sia nei Giovanissimi nazionali che negli Allievi Nazionali ho portato quello ed è accaduto così anche nella Primavera della Roma e il fatto che quando ho deciso di giocare nel Salento fosse rimasto libero l’ho visto come un segno del destino”.
Come ha vissuto gli incontri da avversario
“Quando sono venuto a giocare l’anno scorso, anche se da avversario, non pensavo che l’emozione sarebbe stata tanta. Quando sono scende in campo con questa maglia con la quale ho esordito a 16 anni l’emozione è stata ancora più forte, ero felice e motivato, perché stare in questo stadio, in questa società che mi ha cresciuto, mi ha dato una motivazione enorme. Spero di restare il più a lungo possibile, perché questa è una piazza che ha ambizioni importanti”.
Come si presenta questo campionato di B
“Da quando disputo questo Campionato dico che è il più difficile e questo fa capire quanto il livello si alzi agni volta rispetto alla stagione precedente, ma mai come in questo caso si può dire di trovarsi davanti a una vera e propria Serie A2, perché in tantissimi puntano a disputare i Playoff o a essere promossi direttamente. Oggi non mi voglio sbilanciare o andare oltre, ma dico che bisogna lavorare giorno dopo giorno, creare un gruppo e dare vita a qualcosa di importante e quando ciò accade le cose belle arrivano automaticamente”.
La rinuncia alla Serie A
“Per questa piazza, per le ambizioni che ha e per l’organico, ho deciso di rinunciare a giocare in Serie A, sarei potuto andare in altre compagini, ma quando mi ha chiamato il direttore non ho avuto esitazioni. Lasciare il Massimo Torneo per il Lecce non è una sconfitta, ma motivo di orgoglio e uno stimolo in più”.
Adattabilità nel nuovo modulo da applicare
“A Venezia non giocavamo un vero e proprio 4-3-3, perché c’era un trequartista e io agivo un po’ più largo a sinistra. Ma l’esterno d’attacco deve fare ciò che gli chiede l’allenatore, attaccare la profondità, aiutare in fase difensiva, stringere il campo, giocare con i compagni, sono tutte cose che faccio di mio in maniera naturale e il mister su questo non mi chiede altre cose. Avendo giocato molte volte nel 4-3-3 penso di poter assimilare gli schemi in poco tempo”.