IL MONDO DEL WEB SEMPRE PIÙ INSERITO NEI SERVIZI UTILI GIORNALIERI
Segue altre puntate pubblicate il primo, 8, 15 e 22 giugno 2016
Continuiamo ad analizzare in dettaglio quali sono le applicazioni IoT più diffuse nelle diverse industry.
TrAsporTi: inTelliGenTfleeTmAnAGemenT, smArTcAr
La gestione delle flotte è stata una delle prime applicazioni concrete dell’IoT e rimane oggi tra le più promettenti in termini di generazione di valore aggiunto. Consente, infatti, di aumentare l’efficienza complessiva delle attività operative assegnando e adattando gli ordini di lavoro in modo automatico, facendo risparmiare all’azienda tempo e carburante. I mezzi commerciali “appcessoriati” permettono di tenere sotto controllo in qualsiasi momento, grazie a cruscotti facilmente consultabili, la posizione della spedizione, i tempi di consegna, l’orario di lavoro del conducente, la velocità di marcia e il comportamento alla guida. Con le auto connesse, i produttori saranno in grado di raccogliere informazioni precise sulla tipologia e la frequenza di utilizzo del mezzo e saranno messi al corrente immediatamente di eventuali malfunzionamenti.
Altro fronte tecnologico sul quale tutte le case automobilistiche scommettono – come dimostrano i prototipi presentati in occasione delle ultime fiere di settore – è quello delle cosiddette smart o connected car. McKinsey stima che il giro d’affari collegato a questa innovazione toccherà i 170 miliardi di dollari nel 2020 (attualmente è meno di 30). Per Business Insider, invece, entro lo stesso anno saranno in circolazione nel mondo 220 milioni di connected car e per Gartner addirittura 250 milioni. Si parla di smart car come di quelle automobili che integrano sistemi avanzati di connessione tra i diversi veicoli e con l’infrastruttura circostante (illuminazione pubblica, semaforistica…).
Le opportunità offerte da questo unicum tecnologico sono molteplici: si va dalla prevenzione degli incidenti al decongestionamento del traffico cittadino e autostradale, dall’offerta di nuovi modelli assicurativi (pay per use) alle informazioni georeferenziate sulla viabilità.
uTiliTy: smArTmeTerinG e smArTGriD
La Direttiva Efficienza Energetica del 2012impone un obiettivo di risparmio pari al 20% degli attuali consumi energetici in Europa, da realizzarsi entro il 2020. Se i paesi membri riuscissero nell’intento, i risultati ottenuti permetterebbero di spegnere 400 centrali elettriche (dati Commissione Europea). Questo impone ai paesi membri di provvedere alla sostituzione di almeno l’80% dei contatori elettrici tradizionali con i nuovi smartmeter. E per una volta l’Italia non è il fanalino di coda, anzi. Il Bel Paese svetta in testa al Vecchio Continente (dati Anie Federazione) grazie ai 34 milioni di contatori elettrici intelligenti in servizio, che raggiungono il 97% circa della popolazione.
Secondo la stessa fonte, a fine 2014 erano stati installati nel nostro Paese circa 300.000 contatori smart gas su un totale di circa 21 milioni di utenze (l’1,5% del parco residenziale nazionale) e gradualmente si punta a raggiungere l’obiettivo di 12 milioni di installazioni (il 60% delle utenze) entro il 2018. Con gli smartmeter, i cittadini possono avere in tempo reale le informazioni sui loro consumi e comunicare da remoto le letture. Ma sono molti i vantaggi anche per i gestori delle reti di distribuzione, che grazie a questi dispositivi sono in grado di ottenere informazioni dettagliate sull’utilizzo dell’energia da parte degli utenti, ridurre le spese operative e rilevare in modo rapido i malfunzionamenti senza dover intervenire sul posto. Le prime installazioni di smartmeter si focalizzano sulle applicazioni di demandresponse (DR), che permettono di migliorare l’efficienza energetica nei confronti dell’utenza domestica e di applicare tariffe dinamiche, variabili sulla base dei picchi di domanda e delle abitudini di consumo. In futuro, però, l’idea è di sfruttare le reti di comunicazione predisposte per collegare in rete i contatori intelligenti in un’ottica più ampia (smartgrid). L’Autorità per l’Energia Elettrica, il Gas e il Sistema Idrico (Aeegsi) promuove concretamente la diffusione delle smartgrid e ha stanziato finanziamenti per sei sperimentazioni che includono, oltre allo smartmetering multi-utility su circa 60mila punti di fornitura, diversi ambiti della smart city (illuminazione intelligente, supporto alla mobilità intelligente e raccolta rifiuti in testa) in ottica multiservizio. A fronte dell’attuazione delle normative EU in ambito smartmetering nelle utiliy, la Commissione Europea ha ipotizzato che il completo sviluppo delle smartgrid porterebbe a un risparmio dell’energia primaria pari al 9% entro il 2020.
Conclusioni
Semafori intelligenti, automobili connesse, fabbriche smart. Uno scenario che fino a qualche anno fa pareva fantascientifico è, oggi, realtà.
L’IoT si candida a rivoluzionare non solo il nostro vivere quotidiano ma anche tutto l’assetto economico, dall’agricoltura alla produzione industriale, per arrivare fino ai servizi. Le aziende iniziano a comprendere l’importanza di innovare in ottica IoT, anche sulla scorta delle numerose sperimentazioni delle amministrazioni pubbliche. Ora, però, è tempo di fare sul serio, ma questo impone delle riflessioni. La gestione della miriade di informazioni prodotte dal web degli oggetti richiede l’adozione di sistemi analitici altamente performanti, in grado di supportare i cosiddetti Big Data. Questa “fame” di connessione e dati si ripercuote già e la tendenza sarà estremizzata ancor più nel prossimo futuro – sul datacenter. Le esigenze di archiviazione aumentano di parecchi ordini di grandezza la necessità di spazio storage. Spazio che, come ben sappiamo, costa e costa parecchio. Anche le connessioni hanno un ruolo fondamentale nell’abilitare l’IoT: le trasmissioni in alta velocità sono fondamentali per assicurare quel feedback in real time che molte applicazioni IoTrichiedono. Accanto a questo, negli ambienti industriali aumenta la copertura di hotspot Wi-Fi utili a creare quell’intreccio di comunicazioni multidirezionali che rappresenta, di fatto, la trama sulla quale tessere l’ordito dei nuovi approcci produttivi – Industrial IoT e industry 4.0 in testa. Tutte queste implicazioni tecnologiche possono essere affrontate solo se in azienda si adottano visioni dell’IT che siano improntate alla filosofia del “servizio” reso alle linee di business. Il cloud si candida a giocare un ruolo di primo piano tra le infrastrutture abilitanti in grado di assicurare la flessibilità operativa necessaria per supportare il web delle
cose. Fare “tutto in casa” è piuttosto complicato e il ricorso alle soluzioni gestite è senz’altro una strada indicata.
Eugenio Luciani